La morte di un genitore rappresenta un’esperienza traumatica che segna indelebilmente la vita di chiunque si trovi ad affrontarla. Quando questo evento si verifica nell’infanzia, può provocare conseguenze anche gravi sullo sviluppo personale. Sulla scia di riflessioni di natura interdisciplinare, che attingono a studi di matrice psicoanalitica (Freud, 1915) e storico-filosofica (Ariès, 1978), il presente contributo si propone di aprire uno spazio di riflessione sulla condizione dei minori che sono costretti a incontrare l’assenza della figura paterna (Recalcati, 2016), e che hanno bisogno di essere accompagnati nel percorso di elaborazione del lutto conseguente a questa perdita. In contrasto con la tendenza a occultare l’evento della morte, estromettendo i bambini dalle pratiche e dai riti a esso connesso, si sottolinea l’esigenza di cercare le parole giuste per consentire al dolore di emergere e di essere condiviso, all’interno di un sistema familiare che rispetti il diritto del minore a conoscere la verità, e a partecipare al momento del congedo (Mantegazza, 2004). Da un punto di vista pedagogico, è importante dunque educare il dolore della perdita e consolare il vuoto dell’assenza, aiutando il figlio orfano a conservare il ricordo del genitore scomparso, e l’intero nucleo familiare a re-inventare nuovi modi di essere insieme (Formenti, 2012). Il discorso muove dalla necessità di preparare i bambini ad avvicinarsi alla morte come esperienza del limite e della fragilità umana, e traccia percorsi di ri-conoscimento del dolore che ne deriva, quale possibilità generativa di nuove prospettive esistenziali. Sulla scia di un’antropologia della vulnerabilità personale (Bellingreri, 2005), si delinea così una pedagogia della rassegnazione, in grado di sciogliere i sigilli, e dunque di liberare nella persona sofferente, il sapere (mathesis) che consente di evitare il male evitabile, e la virtù (areté) che permette, entro certi limiti, di dominare il dolore (Galimberti, 2018).

La perdita del padre nell’infanzia. Educare il dolore in famiglia

Valeria Rossini
2020-01-01

Abstract

La morte di un genitore rappresenta un’esperienza traumatica che segna indelebilmente la vita di chiunque si trovi ad affrontarla. Quando questo evento si verifica nell’infanzia, può provocare conseguenze anche gravi sullo sviluppo personale. Sulla scia di riflessioni di natura interdisciplinare, che attingono a studi di matrice psicoanalitica (Freud, 1915) e storico-filosofica (Ariès, 1978), il presente contributo si propone di aprire uno spazio di riflessione sulla condizione dei minori che sono costretti a incontrare l’assenza della figura paterna (Recalcati, 2016), e che hanno bisogno di essere accompagnati nel percorso di elaborazione del lutto conseguente a questa perdita. In contrasto con la tendenza a occultare l’evento della morte, estromettendo i bambini dalle pratiche e dai riti a esso connesso, si sottolinea l’esigenza di cercare le parole giuste per consentire al dolore di emergere e di essere condiviso, all’interno di un sistema familiare che rispetti il diritto del minore a conoscere la verità, e a partecipare al momento del congedo (Mantegazza, 2004). Da un punto di vista pedagogico, è importante dunque educare il dolore della perdita e consolare il vuoto dell’assenza, aiutando il figlio orfano a conservare il ricordo del genitore scomparso, e l’intero nucleo familiare a re-inventare nuovi modi di essere insieme (Formenti, 2012). Il discorso muove dalla necessità di preparare i bambini ad avvicinarsi alla morte come esperienza del limite e della fragilità umana, e traccia percorsi di ri-conoscimento del dolore che ne deriva, quale possibilità generativa di nuove prospettive esistenziali. Sulla scia di un’antropologia della vulnerabilità personale (Bellingreri, 2005), si delinea così una pedagogia della rassegnazione, in grado di sciogliere i sigilli, e dunque di liberare nella persona sofferente, il sapere (mathesis) che consente di evitare il male evitabile, e la virtù (areté) che permette, entro certi limiti, di dominare il dolore (Galimberti, 2018).
2020
978-88-6760-767-9
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