Il presente contributo intende prendere in considerazione, in un’ottica propriamente storico-scientifica, un tema molto delicato, finora per lo più perlustrato da storici delle idee e del costume, i quali poco spazio hanno concesso alle ambientazioni scientifiche della metapsichica, legittime o meno che fossero. Gli studi condotti su Eusapia Palladino, uno dei medium più famosi e studiati di tutti i tempi, permettono di evidenziare potenzialità e contraddizioni di un modo di fare ricerca che all’epoca si sentiva erede dei valori, ed evidentemente delle pretese, del positivismo. L’articolo tratteggia rapidamente i termini della questione, quindi accenna solo brevemente allo stato dell’arte per giungere a esaminare la posizione di Filippo Bottazzi nel tentativo di rendere comprensibile un comportamento altrimenti, almeno all’apparenza, poco coerente. Dopo aver illustrato brevemente l’iter che portò il celebre fisiologo a interessarsi ad Eusapia Palladino, il contributo analizza alcune delle prove raccolte (per la maggior parte in forma di immagini) ottenute in laboratorio con specifici strumenti e le conclusioni che queste prove sembrarono suggerire. Per concludere, si evidenzia la necessità di continuare a indagare su quesiti analoghi a quelli esaminati e sugli interrogativi ancor oggi senza risposta, utili per far luce su un modo di intendere il ‘fare scienza’ che, lungi dall’essere definitivamente superato, in parte ancora sopravvive al giorno d’oggi.

Filippo Bottazzi e le sue indagini sulla medianità di Eusapia Palladino

Lorenzo Leporiere
2016-01-01

Abstract

Il presente contributo intende prendere in considerazione, in un’ottica propriamente storico-scientifica, un tema molto delicato, finora per lo più perlustrato da storici delle idee e del costume, i quali poco spazio hanno concesso alle ambientazioni scientifiche della metapsichica, legittime o meno che fossero. Gli studi condotti su Eusapia Palladino, uno dei medium più famosi e studiati di tutti i tempi, permettono di evidenziare potenzialità e contraddizioni di un modo di fare ricerca che all’epoca si sentiva erede dei valori, ed evidentemente delle pretese, del positivismo. L’articolo tratteggia rapidamente i termini della questione, quindi accenna solo brevemente allo stato dell’arte per giungere a esaminare la posizione di Filippo Bottazzi nel tentativo di rendere comprensibile un comportamento altrimenti, almeno all’apparenza, poco coerente. Dopo aver illustrato brevemente l’iter che portò il celebre fisiologo a interessarsi ad Eusapia Palladino, il contributo analizza alcune delle prove raccolte (per la maggior parte in forma di immagini) ottenute in laboratorio con specifici strumenti e le conclusioni che queste prove sembrarono suggerire. Per concludere, si evidenzia la necessità di continuare a indagare su quesiti analoghi a quelli esaminati e sugli interrogativi ancor oggi senza risposta, utili per far luce su un modo di intendere il ‘fare scienza’ che, lungi dall’essere definitivamente superato, in parte ancora sopravvive al giorno d’oggi.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Articolo Physis 2016. 1-2 a.51.pdf

non disponibili

Tipologia: Documento in Versione Editoriale
Licenza: NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione 1.26 MB
Formato Adobe PDF
1.26 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/347884
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact