Il contributo muove i suoi passi dal cinquantesimo anniversario dello Statuto dei Lavoratori. Per l’Autrice è questa l’occasione per ricongiungere diacronicamente lo Statuto - la sua genesi, la temperie politica, sociale e culturale del tempo – al presente per comprendere se le norme in esso contenute rivestano ancora la loro utilità. Il saggio, perciò, si concentra sul progetto riformatore a tutela dei diritti individuali e collettivi affidato a Gino Giugni e che rappresenta la sintesi dell’anima “costituzionale” che si reifica con il riconoscimento dei diritti individuali ai lavoratori e quella “promozionale” a sostegno dei diritti collettivi. Nel saggio si dà conto della dialettica politica e dottrinale tra le due visioni che pur convergono, però, nel porre al centro del nuovo impianto normativo il lavoratore o meglio, la “persona” del lavoratore. Ed è proprio questo cambio di paradigma nella regolazione giusvlavoristica che lo Statuto incarna a innovare profondamente la rappresentazione giuridica del lavoro e dei lavoratori che si rinviene codice civile. E tuttavia, quando “la Costituzione arriva in fabbrica” quest’ultima evapora e cioè i processi tecnologici, organizzativi ed economico-finanziari cambiano sia il volto dell’impresa sia quello del lavoro nella sua fenomenologia accanto ad una regolazione via via più flessibile e “sregolata” della quale l’esempio più rappresentativo è l’art. 18 dello Statuto medesimo. Con il trascorrere del tempo, dunque, ci viene consegnato uno Statuto dei Lavoratori “sbiadito”, in una versione molto diversa da quella originaria, con parti modificate in modo rilevante, parti in disuso e altre ancora inattuali o inattuate. E tuttavia, specie le norme che esprimono principi e regole di stampo costituzionale sono quanto mai utili; è, infatti, cambiato il mondo, il lavoro e i lavoratori, ma antiche e immanenti restano le istanze di tutela e il bisogno di protezioni ai quali lo Statuto rispondeva, aspirando a realizzare un riequilibrio contrattuale delle parti e un argine al potere del datore di lavoro attraverso l’intreccio tra diritti individuali e prerogative collettive.

Lo Statuto dei lavoratori cinquant’anni dopo

Stella Laforgia
2020-01-01

Abstract

Il contributo muove i suoi passi dal cinquantesimo anniversario dello Statuto dei Lavoratori. Per l’Autrice è questa l’occasione per ricongiungere diacronicamente lo Statuto - la sua genesi, la temperie politica, sociale e culturale del tempo – al presente per comprendere se le norme in esso contenute rivestano ancora la loro utilità. Il saggio, perciò, si concentra sul progetto riformatore a tutela dei diritti individuali e collettivi affidato a Gino Giugni e che rappresenta la sintesi dell’anima “costituzionale” che si reifica con il riconoscimento dei diritti individuali ai lavoratori e quella “promozionale” a sostegno dei diritti collettivi. Nel saggio si dà conto della dialettica politica e dottrinale tra le due visioni che pur convergono, però, nel porre al centro del nuovo impianto normativo il lavoratore o meglio, la “persona” del lavoratore. Ed è proprio questo cambio di paradigma nella regolazione giusvlavoristica che lo Statuto incarna a innovare profondamente la rappresentazione giuridica del lavoro e dei lavoratori che si rinviene codice civile. E tuttavia, quando “la Costituzione arriva in fabbrica” quest’ultima evapora e cioè i processi tecnologici, organizzativi ed economico-finanziari cambiano sia il volto dell’impresa sia quello del lavoro nella sua fenomenologia accanto ad una regolazione via via più flessibile e “sregolata” della quale l’esempio più rappresentativo è l’art. 18 dello Statuto medesimo. Con il trascorrere del tempo, dunque, ci viene consegnato uno Statuto dei Lavoratori “sbiadito”, in una versione molto diversa da quella originaria, con parti modificate in modo rilevante, parti in disuso e altre ancora inattuali o inattuate. E tuttavia, specie le norme che esprimono principi e regole di stampo costituzionale sono quanto mai utili; è, infatti, cambiato il mondo, il lavoro e i lavoratori, ma antiche e immanenti restano le istanze di tutela e il bisogno di protezioni ai quali lo Statuto rispondeva, aspirando a realizzare un riequilibrio contrattuale delle parti e un argine al potere del datore di lavoro attraverso l’intreccio tra diritti individuali e prerogative collettive.
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