Nel Pasticciaccio, che della prosa di romanzo gaddiana costituisce la summa e l’apoteosi, risulta decisiva la concezione del tempo e della verità. Se Gadda nella sua narrazione da un lato riprende la dimensione classicamente consequenziale e ordinatrice del tempo, mutuandola dalla tradizione del grande realismo ottocentesco, dall’altro, fin dalla sua riflessione “filosofica” giovanile, che nei suoi organismi narrativi si riversa, egli, nella sua concezione della <<polarità>> quale radice logica del divenire fenomenico, vede il tempo come lo schermo – la <<parvenza>> - di una mobile, mai trascesa antinomia, una <<polarità>>, appunto, di opposti che nel loro conflitto dinamico producono un <<reale>> in perenne deformazione. Dietro e dentro le parvenze del mondo fenomenico, secondo lo schema duale della polarità, il bene non è scindibile dal male, e la verità è predicabile solo per negazione. Riattraversando luoghi e immagini del romanzo in varia misura peculiari – dall’ombra premonitrice di Ermes al cadavere di Liliana, dal magismo equivoco della Zamira alla desolazione di una campagna pervasa dall’immanenza del male – il saggio evidenzia come il male e la morte costituiscano la sola verità che giace al fondo del tempo e della sua rete causalistica: una verità che infine si mostra a Ingravallo, interdetto a pronunziarne invano il nome, come indisgiungibile dalle parvenze che ne fingono il tempo e le danno dentro di sé figura.

Le ali di Ermes. Polarità del tempo e parvenze del male nel "Pasticciaccio"

BONIFACINO, Giuseppe
2013-01-01

Abstract

Nel Pasticciaccio, che della prosa di romanzo gaddiana costituisce la summa e l’apoteosi, risulta decisiva la concezione del tempo e della verità. Se Gadda nella sua narrazione da un lato riprende la dimensione classicamente consequenziale e ordinatrice del tempo, mutuandola dalla tradizione del grande realismo ottocentesco, dall’altro, fin dalla sua riflessione “filosofica” giovanile, che nei suoi organismi narrativi si riversa, egli, nella sua concezione della <> quale radice logica del divenire fenomenico, vede il tempo come lo schermo – la <> - di una mobile, mai trascesa antinomia, una <>, appunto, di opposti che nel loro conflitto dinamico producono un <> in perenne deformazione. Dietro e dentro le parvenze del mondo fenomenico, secondo lo schema duale della polarità, il bene non è scindibile dal male, e la verità è predicabile solo per negazione. Riattraversando luoghi e immagini del romanzo in varia misura peculiari – dall’ombra premonitrice di Ermes al cadavere di Liliana, dal magismo equivoco della Zamira alla desolazione di una campagna pervasa dall’immanenza del male – il saggio evidenzia come il male e la morte costituiscano la sola verità che giace al fondo del tempo e della sua rete causalistica: una verità che infine si mostra a Ingravallo, interdetto a pronunziarne invano il nome, come indisgiungibile dalle parvenze che ne fingono il tempo e le danno dentro di sé figura.
2013
978-88-430-6831-9
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