L’articolo analizza lo statuto legale della detenzione amministrativa degli stranieri, illustrando come il cosiddetto processo di “securitarizzazione” delle migrazioni abbia finito per immunizzare, rispetto alle garanzie offerte dal diritto internazionale e dell’Unione europea a protezione dei diritti fondamentali, le misure di controllo dei confini adottate dagli Stati. La legittimità di misure restrittive che rappresentano una chiara eccezione rispetto al delicato equilibrio tra sicurezza e libertà personale disegnato dalle moderne costituzioni democratiche, viene adesso direttamente derivata dal principio di sovranità territoriale e dall’idea dell’esigenza di difendere la sicurezza nazionale dalle intrusioni indesiderate, a scapito del divieto di detenzione arbitraria sancito dai più importanti documenti internazionali in materia di protezione dei diritti umani. L’ipotesi che tale contributo intende dimostrare, è che il processo di “securitarizzazione” delle migrazioni abbia finito per “normalizzare” l’esteso ricorso alla detenzione amministrativa degli stranieri effettuato dai governi delle principali democrazie occidentali, trasformando tale eccezionale misura restrittiva in uno strumento di assoluta banalità amministrativa cui gli Stati possono, nel rispetto di limitate formalità, ricorrere senza necessità di proclamare la sospensione delle garanzie costituzionali previste a tutela della libertà personale.

Le libertà degli stranieri. La detenzione amministrativa nel diritto internazionale e dell’Unione europea

CAMPESI, Giuseppe
2012-01-01

Abstract

L’articolo analizza lo statuto legale della detenzione amministrativa degli stranieri, illustrando come il cosiddetto processo di “securitarizzazione” delle migrazioni abbia finito per immunizzare, rispetto alle garanzie offerte dal diritto internazionale e dell’Unione europea a protezione dei diritti fondamentali, le misure di controllo dei confini adottate dagli Stati. La legittimità di misure restrittive che rappresentano una chiara eccezione rispetto al delicato equilibrio tra sicurezza e libertà personale disegnato dalle moderne costituzioni democratiche, viene adesso direttamente derivata dal principio di sovranità territoriale e dall’idea dell’esigenza di difendere la sicurezza nazionale dalle intrusioni indesiderate, a scapito del divieto di detenzione arbitraria sancito dai più importanti documenti internazionali in materia di protezione dei diritti umani. L’ipotesi che tale contributo intende dimostrare, è che il processo di “securitarizzazione” delle migrazioni abbia finito per “normalizzare” l’esteso ricorso alla detenzione amministrativa degli stranieri effettuato dai governi delle principali democrazie occidentali, trasformando tale eccezionale misura restrittiva in uno strumento di assoluta banalità amministrativa cui gli Stati possono, nel rispetto di limitate formalità, ricorrere senza necessità di proclamare la sospensione delle garanzie costituzionali previste a tutela della libertà personale.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/33160
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact