Abstract Nel corso dell’esame parlamentare del disegno di legge di autorizzazione alla ratifica ed esecuzione dei Protocolli n. 15 e n. 16 dinanzi alle Commissioni Giustizia e Affari esteri della Camera si sono svolte a partire dal 12 febbraio 2019 diverse audizioni informali, ultimate l’11 febbraio 2020, con la partecipazione di docenti universitari, di un rappresentante dell’Unione delle Camere penali, del Rappresentante permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa, dell’attuale giudice italiano presso la Corte europea dei diritti dell’uomo e dei suoi predecessori nonché dei presidenti delle giurisdizioni supreme italiane (Corte di cassazione, Consiglio di Stato e Corte dei conti). Molte personalità audite hanno espresso una valutazione pressochè positiva dei due Protocolli e dunque della ratifica da parte italiana, tranne alcuni studiosi di diritto costituzionale e il rappresentante dell’Unione delle Camere penali. Tale presa di posizione, particolarmente contraria alla ratifica del Protocollo n. 16, ha visto l’adesione di alcuni parlamentari che seguono un approccio “sovranistico”. La mancata approvazione della legge di autorizzazione alla ratifica e di esecuzione e la conseguente mancata ratifica italiana implica ad oggi la mancata entrata in vigore sul piano internazionale del Protocollo n. 15 il quale, contenendo emendamenti del testo convenzionale richiede, in base all’art. 7, la ratifica da parte di tutti gli Stati contraenti (c.d. clausola si omnes). L’assenza della ratifica italiana (unitamente a quella della Bosnia Erzegovina) è di particolare gravità in quanto impedisce la operatività delle innovazioni ivi previste per l’attività della Corte. Il Protocollo n. 16, a differenza del Protocollo n. 15, non contiene veri e propri emendamenti al testo della Convenzione bensì disposizioni aggiuntive ad essa (art. 6). Esso prevede l’istituzione di un parere consultivo, non vincolante, attivabile solo dalle Corti supreme degli Stati contraenti del Protocollo in ordine a “questioni di principio relative all’interpretazione o all’applicazione dei diritti umani definiti nella Convenzione e nei Protocolli aggiuntivi” sorte “nel contesto di un affare pendente” dinanzi a dette Corti supreme”. Accanto alle posizioni contrarie o favorevoli alla ratifica dei due Protocolli, alcuni auditi hanno proposto di disporre due distinti provvedimenti legislativi sì da consentire immediatamente una celere ratifica ed entrata in vigore sul piano internazionale del Protocollo n. 15 e un separato esame parlamentare del Protocollo n. 16, in attesa di un ulteriore sviluppo della prassi.

Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica ed esecuzione dei Protocolli 15 e 16 alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo: audizioni parlamentari

andrea cannone
2020-01-01

Abstract

Abstract Nel corso dell’esame parlamentare del disegno di legge di autorizzazione alla ratifica ed esecuzione dei Protocolli n. 15 e n. 16 dinanzi alle Commissioni Giustizia e Affari esteri della Camera si sono svolte a partire dal 12 febbraio 2019 diverse audizioni informali, ultimate l’11 febbraio 2020, con la partecipazione di docenti universitari, di un rappresentante dell’Unione delle Camere penali, del Rappresentante permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa, dell’attuale giudice italiano presso la Corte europea dei diritti dell’uomo e dei suoi predecessori nonché dei presidenti delle giurisdizioni supreme italiane (Corte di cassazione, Consiglio di Stato e Corte dei conti). Molte personalità audite hanno espresso una valutazione pressochè positiva dei due Protocolli e dunque della ratifica da parte italiana, tranne alcuni studiosi di diritto costituzionale e il rappresentante dell’Unione delle Camere penali. Tale presa di posizione, particolarmente contraria alla ratifica del Protocollo n. 16, ha visto l’adesione di alcuni parlamentari che seguono un approccio “sovranistico”. La mancata approvazione della legge di autorizzazione alla ratifica e di esecuzione e la conseguente mancata ratifica italiana implica ad oggi la mancata entrata in vigore sul piano internazionale del Protocollo n. 15 il quale, contenendo emendamenti del testo convenzionale richiede, in base all’art. 7, la ratifica da parte di tutti gli Stati contraenti (c.d. clausola si omnes). L’assenza della ratifica italiana (unitamente a quella della Bosnia Erzegovina) è di particolare gravità in quanto impedisce la operatività delle innovazioni ivi previste per l’attività della Corte. Il Protocollo n. 16, a differenza del Protocollo n. 15, non contiene veri e propri emendamenti al testo della Convenzione bensì disposizioni aggiuntive ad essa (art. 6). Esso prevede l’istituzione di un parere consultivo, non vincolante, attivabile solo dalle Corti supreme degli Stati contraenti del Protocollo in ordine a “questioni di principio relative all’interpretazione o all’applicazione dei diritti umani definiti nella Convenzione e nei Protocolli aggiuntivi” sorte “nel contesto di un affare pendente” dinanzi a dette Corti supreme”. Accanto alle posizioni contrarie o favorevoli alla ratifica dei due Protocolli, alcuni auditi hanno proposto di disporre due distinti provvedimenti legislativi sì da consentire immediatamente una celere ratifica ed entrata in vigore sul piano internazionale del Protocollo n. 15 e un separato esame parlamentare del Protocollo n. 16, in attesa di un ulteriore sviluppo della prassi.
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