È noto come soltanto nell’ultimo decennio la sostenibilità d’impresa sia passata dall’essere questione prevalentemente etica e volontaristica a problema strategico, che impatta sulle relazioni con i clienti, gli investitori, le istituzioni, ma anche gli stessi dipendenti. Rispetto a questi ultimi, in particolare, la capacità delle aziende di offrire prospettive di lavoro e di crescita in un’organizzazione che si curi effettivamente della qualità della vita della propria comunità diventa essa stessa valore fondante dell’impresa, strumento di branding e reputazionale, meccanismo di efficientamento dei costi e processo di innovazione; tale valore può peraltro accrescere ulteriormente il proprio potenziale quando alla sua costruzione contribuisce il coinvolgimento dei dipendenti e delle loro rappresentanza, cui viene data “voce” nelle scelte di sviluppo e di investimento. La scelta organizzativa peraltro non si muove al di fuori del quadro legale di riferimento, ma lo considera come variabile spesso determinante. In questa prospettiva, l’ordinamento italiano si è mosso negli ultimi anni in due direzioni: per un verso, riconoscendo incentivi di natura fiscale e contributiva legati agli incrementi di produttività ed efficienza aziendale o al riconoscimento di misure di welfare occupazionale; per altro verso, fornendo una regolamentazione, con la L. n. 81/2017, del lavoro agile che offre insieme la possibilità per le aziende di ridurre i costi organizzativi e realizzare così incrementi della produttività, e per i lavoratori di essere agevolati in una migliore conciliazione tra le esigenze di vita e quelle lavorative. Il contributo traccia di queste misure gli elementi caratterizzanti e prova a tracciarne le potenzialità “generative” di sostenibilità.
Produttività, welfare aziendale e lavoro agile nel prisma della sostenibilità di impresa
Giuseppe Antonio Recchia;Stella Laforgia
2020-01-01
Abstract
È noto come soltanto nell’ultimo decennio la sostenibilità d’impresa sia passata dall’essere questione prevalentemente etica e volontaristica a problema strategico, che impatta sulle relazioni con i clienti, gli investitori, le istituzioni, ma anche gli stessi dipendenti. Rispetto a questi ultimi, in particolare, la capacità delle aziende di offrire prospettive di lavoro e di crescita in un’organizzazione che si curi effettivamente della qualità della vita della propria comunità diventa essa stessa valore fondante dell’impresa, strumento di branding e reputazionale, meccanismo di efficientamento dei costi e processo di innovazione; tale valore può peraltro accrescere ulteriormente il proprio potenziale quando alla sua costruzione contribuisce il coinvolgimento dei dipendenti e delle loro rappresentanza, cui viene data “voce” nelle scelte di sviluppo e di investimento. La scelta organizzativa peraltro non si muove al di fuori del quadro legale di riferimento, ma lo considera come variabile spesso determinante. In questa prospettiva, l’ordinamento italiano si è mosso negli ultimi anni in due direzioni: per un verso, riconoscendo incentivi di natura fiscale e contributiva legati agli incrementi di produttività ed efficienza aziendale o al riconoscimento di misure di welfare occupazionale; per altro verso, fornendo una regolamentazione, con la L. n. 81/2017, del lavoro agile che offre insieme la possibilità per le aziende di ridurre i costi organizzativi e realizzare così incrementi della produttività, e per i lavoratori di essere agevolati in una migliore conciliazione tra le esigenze di vita e quelle lavorative. Il contributo traccia di queste misure gli elementi caratterizzanti e prova a tracciarne le potenzialità “generative” di sostenibilità.File | Dimensione | Formato | |
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