Nello studio del passato l’interpretazione delle fonti archeologiche e di quelle storiografiche riceve un prezioso contributo dalle indagini antropologiche effettuate sui resti biologici delle sepolture. Tale circostanza si rivela con maggiore evidenza quando l’attenzione degli studiosi è focalizzata su periodi storici particolari, quale è stato il IV secolo a.C., dominato dall’epopea del re macedone Alessandro il Grande e dei suoi numerosi emuli, tra i quali spicca, nel Meridione d’Italia, Alessandro il Molosso. Si fa riferimento ad un periodo storico ricco di eventi bellici, culminati nell’invasione della Daunia e della Peucetia da parte dei popoli di lingua osca: in tal senso la comparsa di nuovi flussi genici nei territori di occupazione ed il mutato panorama delle risorse ambientali e delle condizioni socio-politiche determinò la probabile rottura degli equilibri patocenotici tradizionali ed un aumento degli stress a carico dei nuclei umani indigeni. Si rivela di grande interesse, quindi, effettuare l’indagine antropologica su di un campione scheletrico, seppur limitato, di 8 individui, distribuiti in tre tombe, proveniente dal sito archeologico garganico di Monte Civita, nel territorio di Ischitella (Foggia) e datato IV secolo a.C.. Ci si riferisce alle tombe 1, 2, e 3 di una necropoli da anni oggetto di scavi clandestini e depredazioni e recuperate in seguito ad un intervento di scavo di emergenza curato dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia con la collaborazione della Guardia di Finanza. L’indagine antropologica dei resti scheletrici ha previsto la pulitura ed il restauro degli stessi, l’attribuzione del numero minimo di individui, la diagnosi del sesso e la determinazione dell’età di morte, il calcolo della biomassa corporea e della statura in vivo, l’indagine osteometrica ed osteoscopica, il rilevamento di marcatori dentari e scheletrici di stress causati da attività occupazionali, carenze nutrizionali e malattie, il riscontro di patologie, l’applicazione della cross sectional geometry sulle diafisi delle ossa lunghe. Considerando il periodo storico caratterizzato da importanti movimenti migratori delle popolazioni italiche di lingua osca, si è anche proceduto ad un confronto tra alcune variabili metriche craniche di tre degli individui in studio con quelle di un campionamento indigeno e di altre popolazioni sincroniche tra cui sanniti, lucani, etruschi e greci. Lo studio è stato effettuato utilizzando i valori di distanza biologica tra le serie confrontate, ottenuti dall’applicazione di appropriate metodiche di analisi multivariata.
Paleobiologia. Resti umani recuperati da tombe di età daunia (VI-IV sec. a.C.) in località Monte Civita
Sandro Sublimi Saponetti
;Vito Scattarella
2019-01-01
Abstract
Nello studio del passato l’interpretazione delle fonti archeologiche e di quelle storiografiche riceve un prezioso contributo dalle indagini antropologiche effettuate sui resti biologici delle sepolture. Tale circostanza si rivela con maggiore evidenza quando l’attenzione degli studiosi è focalizzata su periodi storici particolari, quale è stato il IV secolo a.C., dominato dall’epopea del re macedone Alessandro il Grande e dei suoi numerosi emuli, tra i quali spicca, nel Meridione d’Italia, Alessandro il Molosso. Si fa riferimento ad un periodo storico ricco di eventi bellici, culminati nell’invasione della Daunia e della Peucetia da parte dei popoli di lingua osca: in tal senso la comparsa di nuovi flussi genici nei territori di occupazione ed il mutato panorama delle risorse ambientali e delle condizioni socio-politiche determinò la probabile rottura degli equilibri patocenotici tradizionali ed un aumento degli stress a carico dei nuclei umani indigeni. Si rivela di grande interesse, quindi, effettuare l’indagine antropologica su di un campione scheletrico, seppur limitato, di 8 individui, distribuiti in tre tombe, proveniente dal sito archeologico garganico di Monte Civita, nel territorio di Ischitella (Foggia) e datato IV secolo a.C.. Ci si riferisce alle tombe 1, 2, e 3 di una necropoli da anni oggetto di scavi clandestini e depredazioni e recuperate in seguito ad un intervento di scavo di emergenza curato dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia con la collaborazione della Guardia di Finanza. L’indagine antropologica dei resti scheletrici ha previsto la pulitura ed il restauro degli stessi, l’attribuzione del numero minimo di individui, la diagnosi del sesso e la determinazione dell’età di morte, il calcolo della biomassa corporea e della statura in vivo, l’indagine osteometrica ed osteoscopica, il rilevamento di marcatori dentari e scheletrici di stress causati da attività occupazionali, carenze nutrizionali e malattie, il riscontro di patologie, l’applicazione della cross sectional geometry sulle diafisi delle ossa lunghe. Considerando il periodo storico caratterizzato da importanti movimenti migratori delle popolazioni italiche di lingua osca, si è anche proceduto ad un confronto tra alcune variabili metriche craniche di tre degli individui in studio con quelle di un campionamento indigeno e di altre popolazioni sincroniche tra cui sanniti, lucani, etruschi e greci. Lo studio è stato effettuato utilizzando i valori di distanza biologica tra le serie confrontate, ottenuti dall’applicazione di appropriate metodiche di analisi multivariata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.