Il paese delle spose infelici (dal romanzo di M. Desiati al film di P. Mezzapesa). Racconti dalla Puglia tarantina degli anni ’90 Il saggio analizza similitudini e differenze tra il romanzo Il paese delle spose infelici di Mario Desiati (edito nel 2008) e il film omonimo ad esso ispirato girato da Pippo Mezzapesa (uscito nelle sale nel 2011) focalizzando l’attenzione in particolar modo sulle dinamiche della localizzazione: mentre il romanzo dello scrittore originario di Martina Franca, è ambientato nella stessa cittadina (famosa, come ricorda il titolo, per l’alto numero di nubende e spose suicide), sebbene citi spessissimo anche la vicina Taranto (e l’Ilva), il film preferisce invece spostare l’unica location riconoscibile (attraverso le ciminiere del siderurgico sullo sfondo) sulla campagna alle porte del capoluogo di provincia; dal punto di vista linguistico, invece, mentre il romanzo presenta la voce dell’io narrante alternata a numerose battute dialogiche in vernacolo, il film caratterizza i personaggi attraverso un italiano areale di tipo barese-tarantino (con pochissimi cedimenti alla dialettalità). Entrambe le scelte del regista bitontino si collocano nella direzione (già battuta da altri registi pugliesi) di un più immediato riconoscimento dei luoghi della storia e di una più ampia comprensione linguistica da parte del pubblico cinematografico.

Il paese delle spose infelici (dal romanzo di M. Desiati al film di P. Mezzapesa). Racconti dalla Puglia tarantina degli anni Novanta

Maria Carosella
2020-01-01

Abstract

Il paese delle spose infelici (dal romanzo di M. Desiati al film di P. Mezzapesa). Racconti dalla Puglia tarantina degli anni ’90 Il saggio analizza similitudini e differenze tra il romanzo Il paese delle spose infelici di Mario Desiati (edito nel 2008) e il film omonimo ad esso ispirato girato da Pippo Mezzapesa (uscito nelle sale nel 2011) focalizzando l’attenzione in particolar modo sulle dinamiche della localizzazione: mentre il romanzo dello scrittore originario di Martina Franca, è ambientato nella stessa cittadina (famosa, come ricorda il titolo, per l’alto numero di nubende e spose suicide), sebbene citi spessissimo anche la vicina Taranto (e l’Ilva), il film preferisce invece spostare l’unica location riconoscibile (attraverso le ciminiere del siderurgico sullo sfondo) sulla campagna alle porte del capoluogo di provincia; dal punto di vista linguistico, invece, mentre il romanzo presenta la voce dell’io narrante alternata a numerose battute dialogiche in vernacolo, il film caratterizza i personaggi attraverso un italiano areale di tipo barese-tarantino (con pochissimi cedimenti alla dialettalità). Entrambe le scelte del regista bitontino si collocano nella direzione (già battuta da altri registi pugliesi) di un più immediato riconoscimento dei luoghi della storia e di una più ampia comprensione linguistica da parte del pubblico cinematografico.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/314060
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