Il palazzo vescovile della città di Melfi, affiancato alla cattedrale, si impone con la sua imponente mole sull’intero lato della rettangolarepiazza “Largo Duomo”. Costruito su una residenza signorile di età normanna, il palazzo,dopo il violento terremoto del 1694, fu interamente ricostruito a partire dalla fine del XVII secolo e completato nel 1756, come ricorda la targa posta all’ingresso principale dell’edificio. Esempio unico nel territorio lucano sono le decorazioni a illusionismo prospettico del palazzoche, con lo straordinario giardino all’italiana con sculture allegoriche e la scenografia scalinata barocca,è espressione di una raffinata committenza, colta e attenta alla ricerca del bello. I lavori del palazzo, come hanno messo in luce i documenti, furono realizzati dai mastri Agostino Bonacera e Antonio Prezioso e da una bottega di abili quadraturisti. Completamente ignorata dagli studi, è infatti la decorazione a quadratura prospettica delle sale del piano nobile e in particolare la Sala del Trono, la Cappella del vescovo e la Sala della Biblioteca. Al 1720 risale si data la decorazione della Sala del Trono, realizzata su commissione del campano Antonio Spinelli, vescovo di Melfi e Rapolla dal 1697 al 1724. L’enorme salone, che conserva ancor’ oggi un trono finemente intarsiato settecentesco, presenta un complesso piano iconografico di Allegorie e Miti in scenografiche quadrature prospettiche,che si sviluppanodalle pareti e alla volta (quest’ultima completamente perduta dopo il terremoto del 1980). Il restauro fortunatamente ha consentito di salvaguardare l’intero impianto decorativo delle pareti su cui sono affrescate scenografiche iconografie come il celebre Ratto di Proserpina o il sontuoso Corteo dei Vescovi in un impianto architettonico illusionistico. Attraverso le fonti antiche e i documenti si intende tentare di ricostruire l’intero programma pittorico e indagare sulla bottega dei quadraturisti che operarono nel cantiere. La cappella del Vescovo, anch’essa decorata con quadraturismo prospettico, invece fu commissionata da un altro vescovo ugualmente campanoMondilio Orsini, nato a Solofra nel 1690 e nipote del celebre papa Benedetto XIII, vescovo di Melfi dal 1724 al 1728. La cappella come attestano i documentivenne inaugurata il 10 agosto 1725, festa di San Lorenzo.La conclusione dei lavori del palazzo, ad opera dei mastri muratori Domenico Bonacera e Nicola Marinaio e Felice e Libero Antonio Troisi, comportò un enorme dispendio economico fino alla richiesta di una autorizzazione della Santa Sede per ottenere un mutuo di 10000 ducati. Il Palazzo è oggi anche sede del Museo Diocesano, inaugurato il 6 luglio 2011. Lo studio delle decorazioni a quadratura prospettica e l’attento restauro costituiscono una fase importante per l’indagine qui proposta, a questo si aggiunge il confronto iconografico con altre decorazioni meno conosciute dell’area campana, territorio di provenienza dei due committenti-vescovi.
L’architettura dipinta nelle sale del Palazzo vescovile di Melfi tra conservazione e restauro
Di Liddo Isabella
2020-01-01
Abstract
Il palazzo vescovile della città di Melfi, affiancato alla cattedrale, si impone con la sua imponente mole sull’intero lato della rettangolarepiazza “Largo Duomo”. Costruito su una residenza signorile di età normanna, il palazzo,dopo il violento terremoto del 1694, fu interamente ricostruito a partire dalla fine del XVII secolo e completato nel 1756, come ricorda la targa posta all’ingresso principale dell’edificio. Esempio unico nel territorio lucano sono le decorazioni a illusionismo prospettico del palazzoche, con lo straordinario giardino all’italiana con sculture allegoriche e la scenografia scalinata barocca,è espressione di una raffinata committenza, colta e attenta alla ricerca del bello. I lavori del palazzo, come hanno messo in luce i documenti, furono realizzati dai mastri Agostino Bonacera e Antonio Prezioso e da una bottega di abili quadraturisti. Completamente ignorata dagli studi, è infatti la decorazione a quadratura prospettica delle sale del piano nobile e in particolare la Sala del Trono, la Cappella del vescovo e la Sala della Biblioteca. Al 1720 risale si data la decorazione della Sala del Trono, realizzata su commissione del campano Antonio Spinelli, vescovo di Melfi e Rapolla dal 1697 al 1724. L’enorme salone, che conserva ancor’ oggi un trono finemente intarsiato settecentesco, presenta un complesso piano iconografico di Allegorie e Miti in scenografiche quadrature prospettiche,che si sviluppanodalle pareti e alla volta (quest’ultima completamente perduta dopo il terremoto del 1980). Il restauro fortunatamente ha consentito di salvaguardare l’intero impianto decorativo delle pareti su cui sono affrescate scenografiche iconografie come il celebre Ratto di Proserpina o il sontuoso Corteo dei Vescovi in un impianto architettonico illusionistico. Attraverso le fonti antiche e i documenti si intende tentare di ricostruire l’intero programma pittorico e indagare sulla bottega dei quadraturisti che operarono nel cantiere. La cappella del Vescovo, anch’essa decorata con quadraturismo prospettico, invece fu commissionata da un altro vescovo ugualmente campanoMondilio Orsini, nato a Solofra nel 1690 e nipote del celebre papa Benedetto XIII, vescovo di Melfi dal 1724 al 1728. La cappella come attestano i documentivenne inaugurata il 10 agosto 1725, festa di San Lorenzo.La conclusione dei lavori del palazzo, ad opera dei mastri muratori Domenico Bonacera e Nicola Marinaio e Felice e Libero Antonio Troisi, comportò un enorme dispendio economico fino alla richiesta di una autorizzazione della Santa Sede per ottenere un mutuo di 10000 ducati. Il Palazzo è oggi anche sede del Museo Diocesano, inaugurato il 6 luglio 2011. Lo studio delle decorazioni a quadratura prospettica e l’attento restauro costituiscono una fase importante per l’indagine qui proposta, a questo si aggiunge il confronto iconografico con altre decorazioni meno conosciute dell’area campana, territorio di provenienza dei due committenti-vescovi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.