Il case study muove dalla partecipazione di Orlando Grosso, pittore e direttore dell’Ufficio Comunale di Belle Arti a Genova, affiancato da Giuseppe Crosa di Vergagni, architetto, e da Augusto Béguinot, direttore dell’Istituto Botanico Hanbury dell’Università di Genova, alla grande Mostra del Giardino Italiano, allestita da Ugo Ojetti a Firenze nel 1931. Grosso, Crosa di Vergagni e Béguinot inviarono a Palazzo Vecchio dipinti di Alessandro Magnasco e di Luigi Garibbo, disegni di Domenico Parodi e di Paolo Gerolamo Piola, di François Gonin e di Riccardo Lombardo, acquarelli di Francesco Podestà e di Domingo Motta, incisioni di Küssel e di Guidotti, fotografie di Brogi e di Alinari. I diversi materiali – individuati attraverso una sistematica ricerca condotta presso gli Archivi Storici dei Comuni di Genova e di Firenze, del Gabinetto Fotografico del Polo Museale Fiorentino, del Centro Studi della Wolfsoniana e dei Musei di Strada Nuova a Genova – furono accuratamente selezionati per dare vita a una rappresentazione il più possibile completa del giardino in Liguria tra Cinque e Seicento; non solo, le suggestioni iconografiche raccolte servirono poi a Crosa di Vergagni per creare, sempre in occasione della mostra fiorentina, un modello polimaterico o ‘tipo’ di giardino genovese, da inserire nella sequenza di altre nove maquettes che Ojetti e i suoi collaboratori offrirono al pubblico quale “ordinato riassunto dal pompeiano al romantico” del giardino italiano. Il lavoro svolto da Crosa di Vergagni trova riscontro in un ampio numero di suoi progetti per ville e giardini destinati alla classe dirigente genovese: disegni dimostrativi di un approccio aggiornato, in particolare se posto a confronto con quanto stava accadendo negli Stati Uniti, tra il 1922 e il 1932, con le operazioni coordinate dalla landscape architect Beatrix Farrand nella dimora dei Bliss di Washington DC, dove non mancano riferimenti concreti ai saperi del giardino genovese di cui si conserva memoria nel Fondo Farrand della Dumbarton Oaks Research Library and Collection. La partecipazione alla Mostra del 1931 maturò in un contesto culturale estremamente sensibile e ricettivo verso il giardino storico a Genova e in Liguria: infatti, già nei primi due decenni del Novecento, erano stati numerosi gli studi e i contributi dedicati a questo territorio, una letteratura legata non solo a nomi di esperti ‘locali’, come Mario Labò o Antonio Cappellini, ma anche a figure di profilo ‘internazionale’, come il premio Pulitzer Edith Wharton, gli architetti americani John Shepherd e Geoffrey Jellicoe, il garden designer Inigo Triggs, lo storico dell’architettura Arthur Thomas Bolton e molti altri ancora.

PERCEZIONE E MEMORIA DEL GIARDINO STORICO GENOVESE. FIRENZE 1931: LA LIGURIA ALLA MOSTRA DEL GIARDINO ITALIANO

Leonardi, Andrea
2011-01-01

Abstract

Il case study muove dalla partecipazione di Orlando Grosso, pittore e direttore dell’Ufficio Comunale di Belle Arti a Genova, affiancato da Giuseppe Crosa di Vergagni, architetto, e da Augusto Béguinot, direttore dell’Istituto Botanico Hanbury dell’Università di Genova, alla grande Mostra del Giardino Italiano, allestita da Ugo Ojetti a Firenze nel 1931. Grosso, Crosa di Vergagni e Béguinot inviarono a Palazzo Vecchio dipinti di Alessandro Magnasco e di Luigi Garibbo, disegni di Domenico Parodi e di Paolo Gerolamo Piola, di François Gonin e di Riccardo Lombardo, acquarelli di Francesco Podestà e di Domingo Motta, incisioni di Küssel e di Guidotti, fotografie di Brogi e di Alinari. I diversi materiali – individuati attraverso una sistematica ricerca condotta presso gli Archivi Storici dei Comuni di Genova e di Firenze, del Gabinetto Fotografico del Polo Museale Fiorentino, del Centro Studi della Wolfsoniana e dei Musei di Strada Nuova a Genova – furono accuratamente selezionati per dare vita a una rappresentazione il più possibile completa del giardino in Liguria tra Cinque e Seicento; non solo, le suggestioni iconografiche raccolte servirono poi a Crosa di Vergagni per creare, sempre in occasione della mostra fiorentina, un modello polimaterico o ‘tipo’ di giardino genovese, da inserire nella sequenza di altre nove maquettes che Ojetti e i suoi collaboratori offrirono al pubblico quale “ordinato riassunto dal pompeiano al romantico” del giardino italiano. Il lavoro svolto da Crosa di Vergagni trova riscontro in un ampio numero di suoi progetti per ville e giardini destinati alla classe dirigente genovese: disegni dimostrativi di un approccio aggiornato, in particolare se posto a confronto con quanto stava accadendo negli Stati Uniti, tra il 1922 e il 1932, con le operazioni coordinate dalla landscape architect Beatrix Farrand nella dimora dei Bliss di Washington DC, dove non mancano riferimenti concreti ai saperi del giardino genovese di cui si conserva memoria nel Fondo Farrand della Dumbarton Oaks Research Library and Collection. La partecipazione alla Mostra del 1931 maturò in un contesto culturale estremamente sensibile e ricettivo verso il giardino storico a Genova e in Liguria: infatti, già nei primi due decenni del Novecento, erano stati numerosi gli studi e i contributi dedicati a questo territorio, una letteratura legata non solo a nomi di esperti ‘locali’, come Mario Labò o Antonio Cappellini, ma anche a figure di profilo ‘internazionale’, come il premio Pulitzer Edith Wharton, gli architetti americani John Shepherd e Geoffrey Jellicoe, il garden designer Inigo Triggs, lo storico dell’architettura Arthur Thomas Bolton e molti altri ancora.
2011
978-88-98296-21-7
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