Ogni anno gli incendi boschivi creano danni significativi in tutto il mondo, causando serie modificazioni agli ecosistemi naturali e ingenti perdite economiche. In più, gli incendi possono causare ingenti effetti sul sistema idrologico e sulle risposte dei bacini montani o collinari a causa delle modifiche ai tassi di infiltrazione ed all’erodibilità dei suoli. Tutto ciò è causato dalla rimozione del sottobosco e delle coperture erbose, dalla deposizione di ceneri, dalla modificazione fisica e chimica dei suoli compresa la creazione o rimozione di livelli idrofobici. La letteratura dice che il tasso di erosione nelle aree bruciate può aumentare fino a più di 800 volte rispetto a zone identiche dal punto geologico- geomorfologico-vegetazionale ma non affette da estesi incendi. Diversi autori concordano nell’indicare anche un aumento della suscettività a franare (specialmente a carico di debris flow) che si può protrarre per diversi anni. Questo lavoro, da una parte vuole segnalare che diversi ricercatori italiani hanno iniziato uno studio sistematico su questi effetti, dall’altro vuole mostrare un esempio dei primi risultati ottenuti in un caso reale in Piemonte. Questa regione è colpita da un numero sempre maggiore di incendi, come dimostrato dalle statistiche degli ultimi 50 anni. Il caso di studio riguarda la zona di Bussoleno, in media Valle di Susa (Alpi occidentali) e si riferisce a fenomeni accaduti nella primavera/estate 2018 e correlati agli incendi del 2017, quando più di 4000 ettari sono andati a fuoco sulle pendici del Rocciamelone, la montagna simbolo della Valle di Susa. Diversi debris flow, innescati dalle prime piogge consistenti, hanno colpito il paese, causando danni ad abitazioni e infrastrutture e causando l’evacuazione di più di 200 persone.

Le frane connesse agli incendi boschivi: stato dell’arte e sviluppi futuri della ricerca anche alla luce dei cambiamenti climatici

Mario Parise;
2020-01-01

Abstract

Ogni anno gli incendi boschivi creano danni significativi in tutto il mondo, causando serie modificazioni agli ecosistemi naturali e ingenti perdite economiche. In più, gli incendi possono causare ingenti effetti sul sistema idrologico e sulle risposte dei bacini montani o collinari a causa delle modifiche ai tassi di infiltrazione ed all’erodibilità dei suoli. Tutto ciò è causato dalla rimozione del sottobosco e delle coperture erbose, dalla deposizione di ceneri, dalla modificazione fisica e chimica dei suoli compresa la creazione o rimozione di livelli idrofobici. La letteratura dice che il tasso di erosione nelle aree bruciate può aumentare fino a più di 800 volte rispetto a zone identiche dal punto geologico- geomorfologico-vegetazionale ma non affette da estesi incendi. Diversi autori concordano nell’indicare anche un aumento della suscettività a franare (specialmente a carico di debris flow) che si può protrarre per diversi anni. Questo lavoro, da una parte vuole segnalare che diversi ricercatori italiani hanno iniziato uno studio sistematico su questi effetti, dall’altro vuole mostrare un esempio dei primi risultati ottenuti in un caso reale in Piemonte. Questa regione è colpita da un numero sempre maggiore di incendi, come dimostrato dalle statistiche degli ultimi 50 anni. Il caso di studio riguarda la zona di Bussoleno, in media Valle di Susa (Alpi occidentali) e si riferisce a fenomeni accaduti nella primavera/estate 2018 e correlati agli incendi del 2017, quando più di 4000 ettari sono andati a fuoco sulle pendici del Rocciamelone, la montagna simbolo della Valle di Susa. Diversi debris flow, innescati dalle prime piogge consistenti, hanno colpito il paese, causando danni ad abitazioni e infrastrutture e causando l’evacuazione di più di 200 persone.
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