L’Archivio Durazzo-Giustiniani di Genova conserva un quaderno intitolato «Dissegni della casa posta sopra la piazza de Giustiniani» (mm. 284x210), databile alla metà del ‘600. Le piante dei diversi livelli presentano sorprendenti inserti a pop-up che consentono di comprendere, quasi come in un 3D ante litteram, la puntuale conformazione della struttura, con l’indicazione della destinazione d’uso di ciascun ambiente. La dimora, integra e inserita negli elenchi dei Rolli della Repubblica di Genova, è stata la residenza di Vincenzo Giustiniani-Banca, nato a Chio, in città almeno dal 1546, generale dell’Ordine domenicano dal 1558, cardinale dal 1570 e promotore dell’editio critica degli opera omnia di San Tommaso d’Aquino. Scomparso nel 1582, Vincenzo riposa in Santa Maria sopra Minerva a Roma, nella cappella ornata con la Predica di San Vincenzo Ferrer del genovese Bernardo Castello. Il suo busto, insieme a quello degli altri co-fondatori del più noto ramo romano della famiglia, il cognato Giuseppe e i suoi figli, il cardinale Benedetto e il marchese Vincenzo Giustiniani-Negro, è invece conservato nell’atrio della domus magna dei Giustiniani a Genova. Il dato non deve stupire. Egli fu risolutivo nell’accogliere a Roma Giuseppe, marito della sorella Gerolama, quando, nel 1566, fu costretto a lasciare l’isola di Chio incalzato dai turchi ottomani. L’alto prelato imbastì una rete di protezione che consentì ai suoi parenti di introdursi nella gestione della Depositeria Pontificia e negli ambienti vicini all’oratorio dei Filippini e agli ordini religiosi paupersiti, creando così le condizioni per le scelte artistiche indagate da Silvia Danesi Squarzina. Il quaderno si è rivelato utile per avviare un confronto con alcune delle riflessioni presenti nel Discorso sull’architettura del marchese Vincenzo. I criteri da lui enunciati non potevano non derivare da una conoscenza diretta della situazione locale, a partire dalla villa Giustiniani in Albaro di Galeazzo Alessi, appartenuta ad un terzo ramo della famiglia, quello del committente Luca Giustiniani-Longo sposato con Mariettina Sauli i cui fratelli ingaggiarono l’Alessi per la basilica di Carignano. Uno spazio, la villa di Albaro, dove si manifestò una potente adesione al collezionismo di statue antiche, poi subito esteso alle altre dimore Giustiniani di città, che, sulla scia delle operazioni sviluppate sin dal ‘400 sul mercato dei marmi tra Genova e Chio, sembra anticipare gli interessi dei Giustiniani di Roma.

PER LE DIMORE E IL COLLEZIONISMO GIUSTINIANI A GENOVA. TRA IL CARDINALE VINCENZO GIUSTINIANI OLIM BANCA (1519-1582) E IL MERCANTE LUCA GIUSTINIANI OLIM LONGO (1513-1583)

Leonardi, Andrea
2012-01-01

Abstract

L’Archivio Durazzo-Giustiniani di Genova conserva un quaderno intitolato «Dissegni della casa posta sopra la piazza de Giustiniani» (mm. 284x210), databile alla metà del ‘600. Le piante dei diversi livelli presentano sorprendenti inserti a pop-up che consentono di comprendere, quasi come in un 3D ante litteram, la puntuale conformazione della struttura, con l’indicazione della destinazione d’uso di ciascun ambiente. La dimora, integra e inserita negli elenchi dei Rolli della Repubblica di Genova, è stata la residenza di Vincenzo Giustiniani-Banca, nato a Chio, in città almeno dal 1546, generale dell’Ordine domenicano dal 1558, cardinale dal 1570 e promotore dell’editio critica degli opera omnia di San Tommaso d’Aquino. Scomparso nel 1582, Vincenzo riposa in Santa Maria sopra Minerva a Roma, nella cappella ornata con la Predica di San Vincenzo Ferrer del genovese Bernardo Castello. Il suo busto, insieme a quello degli altri co-fondatori del più noto ramo romano della famiglia, il cognato Giuseppe e i suoi figli, il cardinale Benedetto e il marchese Vincenzo Giustiniani-Negro, è invece conservato nell’atrio della domus magna dei Giustiniani a Genova. Il dato non deve stupire. Egli fu risolutivo nell’accogliere a Roma Giuseppe, marito della sorella Gerolama, quando, nel 1566, fu costretto a lasciare l’isola di Chio incalzato dai turchi ottomani. L’alto prelato imbastì una rete di protezione che consentì ai suoi parenti di introdursi nella gestione della Depositeria Pontificia e negli ambienti vicini all’oratorio dei Filippini e agli ordini religiosi paupersiti, creando così le condizioni per le scelte artistiche indagate da Silvia Danesi Squarzina. Il quaderno si è rivelato utile per avviare un confronto con alcune delle riflessioni presenti nel Discorso sull’architettura del marchese Vincenzo. I criteri da lui enunciati non potevano non derivare da una conoscenza diretta della situazione locale, a partire dalla villa Giustiniani in Albaro di Galeazzo Alessi, appartenuta ad un terzo ramo della famiglia, quello del committente Luca Giustiniani-Longo sposato con Mariettina Sauli i cui fratelli ingaggiarono l’Alessi per la basilica di Carignano. Uno spazio, la villa di Albaro, dove si manifestò una potente adesione al collezionismo di statue antiche, poi subito esteso alle altre dimore Giustiniani di città, che, sulla scia delle operazioni sviluppate sin dal ‘400 sul mercato dei marmi tra Genova e Chio, sembra anticipare gli interessi dei Giustiniani di Roma.
2012
9788898246014
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