Nel solco dei dettami tridentini sulla normativa matrimoniale, la porosità dei confini tra unioni clandestine e convivenze occulte determinò, soprattutto a partire dal XVIII secolo, la diffusione di un istituto che oltrepassava le frontiere dell’illiceità perché comunque legittimato dalla Chiesa: il matrimonio segreto o di coscienza. Si trattava di unioni valide e lecite, celebrate alla sola presenza del vescovo o, dietro licenza, di un parroco e dei testimoni una dispensate dall’obbligo delle forme solenni di pubblicazione al fine di garantirne la segretezza. Disciplinati nel 1741 da papa Benedetto XIV con l’Enciclica Satis Vobis Compertum, i matrimoni di coscienza si diffusero capillarmente sia tra i ceti sociali più elevati che tra gli strati più umili della popolazione. Il presente contributo, attraverso un inedito scavo archivistico condotto presso l’Archivio Storico Diocesano di Taranto, ricostruisce le dinamiche sociali del fenomeno nella prima metà dell’Ottocento, puntando l’attenzione sui profili degli sposi e sulle più intime motivazioni che spingevano i nubendi al ricorso al matrimonio segreto. La povertà, la vergogna, i conflitti familiari, la paura della morte e il rimorso di vivere un’unione illecita risultano le principali ragioni che attanaglianavano i protagonisti di queste vicende, i quali nel matrimonio di coscienza trovavano l’unica possibilità per riparare ai danni dell’anima propria.
"Volendo riparare ai danni dell'anima propria": i matrimoni di coscienza nella Diocesi di Taranto nella prima metà dell'Ottocento
Angela Carbone
2019-01-01
Abstract
Nel solco dei dettami tridentini sulla normativa matrimoniale, la porosità dei confini tra unioni clandestine e convivenze occulte determinò, soprattutto a partire dal XVIII secolo, la diffusione di un istituto che oltrepassava le frontiere dell’illiceità perché comunque legittimato dalla Chiesa: il matrimonio segreto o di coscienza. Si trattava di unioni valide e lecite, celebrate alla sola presenza del vescovo o, dietro licenza, di un parroco e dei testimoni una dispensate dall’obbligo delle forme solenni di pubblicazione al fine di garantirne la segretezza. Disciplinati nel 1741 da papa Benedetto XIV con l’Enciclica Satis Vobis Compertum, i matrimoni di coscienza si diffusero capillarmente sia tra i ceti sociali più elevati che tra gli strati più umili della popolazione. Il presente contributo, attraverso un inedito scavo archivistico condotto presso l’Archivio Storico Diocesano di Taranto, ricostruisce le dinamiche sociali del fenomeno nella prima metà dell’Ottocento, puntando l’attenzione sui profili degli sposi e sulle più intime motivazioni che spingevano i nubendi al ricorso al matrimonio segreto. La povertà, la vergogna, i conflitti familiari, la paura della morte e il rimorso di vivere un’unione illecita risultano le principali ragioni che attanaglianavano i protagonisti di queste vicende, i quali nel matrimonio di coscienza trovavano l’unica possibilità per riparare ai danni dell’anima propria.File | Dimensione | Formato | |
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