Enciclopedia e unità del sapere nel tardo Rinascimento: a proposito di F. Bacon, T. Campanella e R. Descartes

Nelle intenzioni del suo autore, il Nova methodus doveva corrispondere alla comune ricerca di nuove vie per insegnare e apprendere attraverso un generale processo di trasformazione delle antiche strutture conoscitive, tali da rendere possibile la scoperta di un metodo universale e, nello stesso tempo, offrire la chiave risolutiva di ogni problema. G.W. Leibniz perseguiva, insomma, un’ars inveniendi e una «methodus disponendi» che fossero a un tempo didattica e noologia, ars characteristica o symbolica e grammatica philosophica. E non è un caso che quest’opera si apra con il richiamo ai grandi riformatori umanistici degli studia, da Lorenzo Valla a Pietro Ramo, e con il riferimento ai fondatori delle nuove scienze e filosofie, Galileo e Campanella. Ma è altrettanto significativo che Leibniz citi, sempre all’inizio del suo trattato, gli autori più significativi ed espressivi di una riforma del sapere: Francis Bacon insieme a Nicodemus Frischlin, René Descartes insieme a Kaspar Schoppe.