Pubblicato a Firenze nel marzo 1912 per i tipi della rivista “La Voce”, “Irredentismo adriatico” di Angelo Vivante si proponeva di chiarificare che cosa effettivamente fosse diventato l’irredentismo verso il quale nel Regno da qualche anno si registrava una ripresa d’interesse. In un clima internazionale sempre più incline all’espansionismo e all’imperialismo, anche in Italia - specialmente dopo l’impresa coloniale di Libia - si affermavano infatti correnti di opinione che prendevano in considerazione la presenza delle comunità italiane in Austria e al confine italo-asburgico per promuovere progetti espansionistici verso l’Adriatico e i Balcani. Angelo Vivante, fino a qualche anno prima noto esponente del partito socialista triestino ora ritiratosi a vita privata, esperto analista di politica estera, si proponeva di dimostrare quali fossero i pericoli insiti in questo nuovo irredentismo e nell’annessionismo da esso auspicato, un evento che, secondo l’autore, avrebbe potuto provocare la caduta dei traffici del porto di Trieste, oltre che destabilizzare l’area del Centro-Europa, in cui l’Austria rivestiva una fondamentale funzione di equilibrio.

"Irredentismo adriatico" di Angelo Vivante cent'anni dopo

MILLO, Anna
2012-01-01

Abstract

Pubblicato a Firenze nel marzo 1912 per i tipi della rivista “La Voce”, “Irredentismo adriatico” di Angelo Vivante si proponeva di chiarificare che cosa effettivamente fosse diventato l’irredentismo verso il quale nel Regno da qualche anno si registrava una ripresa d’interesse. In un clima internazionale sempre più incline all’espansionismo e all’imperialismo, anche in Italia - specialmente dopo l’impresa coloniale di Libia - si affermavano infatti correnti di opinione che prendevano in considerazione la presenza delle comunità italiane in Austria e al confine italo-asburgico per promuovere progetti espansionistici verso l’Adriatico e i Balcani. Angelo Vivante, fino a qualche anno prima noto esponente del partito socialista triestino ora ritiratosi a vita privata, esperto analista di politica estera, si proponeva di dimostrare quali fossero i pericoli insiti in questo nuovo irredentismo e nell’annessionismo da esso auspicato, un evento che, secondo l’autore, avrebbe potuto provocare la caduta dei traffici del porto di Trieste, oltre che destabilizzare l’area del Centro-Europa, in cui l’Austria rivestiva una fondamentale funzione di equilibrio.
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