La ricorrenza nel 2018 di due eventi significativi per il nostro Paese, quali gli anniversari della Carta repubblicana e dell’adozione delle leggi razziali, induce a esaminare alcuni passaggi salienti sul fronte del dialogo ebraico-cristiano, in una riflessione più ampia intorno all’interrogativo se anche il cammino della Chiesa, oggi, possa essere stato ispirato o influenzato dalla costituzione del ’48 e dalla sua attuazione. In particolare, la Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane rappresenta una svolta storica quanto alle relazioni ebraico-cristiane. In un peculiare collegamento tra storia e diritto, la condanna di quel totalitarismo, che aveva consentito l’introduzione in Italia della normativa antiebraica, si rinviene nella XII disposizione transitoria e finale della Costituzione che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Il carattere definitivo della norma, quale emerge nel confronto con la disposizione successiva relativa alle limitazioni previste per i membri e i discendenti di Casa Savoia, è stato chiarito dalla Corte costituzionale, che ha attribuito alla disposizione suddetta carattere finale e non transitorio, dando così una speciale rilevanza giuridica alla consapevolezza storica nella costruzione delle regole fondamentali di un ordinamento. La “costituzionalizzazione” del “momento storico”, “in accordo con l’ispirazione antifascista della nostra Costituzione”, ha importanti conseguenze giuridiche.
La Chiesa cattolica e il ruolo della memoria nella costruzione del dialogo intra-religioso: la dichiarazione conciliare Nostra aetate e la sua attuazione
ventrella carmela
2020-01-01
Abstract
La ricorrenza nel 2018 di due eventi significativi per il nostro Paese, quali gli anniversari della Carta repubblicana e dell’adozione delle leggi razziali, induce a esaminare alcuni passaggi salienti sul fronte del dialogo ebraico-cristiano, in una riflessione più ampia intorno all’interrogativo se anche il cammino della Chiesa, oggi, possa essere stato ispirato o influenzato dalla costituzione del ’48 e dalla sua attuazione. In particolare, la Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane rappresenta una svolta storica quanto alle relazioni ebraico-cristiane. In un peculiare collegamento tra storia e diritto, la condanna di quel totalitarismo, che aveva consentito l’introduzione in Italia della normativa antiebraica, si rinviene nella XII disposizione transitoria e finale della Costituzione che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Il carattere definitivo della norma, quale emerge nel confronto con la disposizione successiva relativa alle limitazioni previste per i membri e i discendenti di Casa Savoia, è stato chiarito dalla Corte costituzionale, che ha attribuito alla disposizione suddetta carattere finale e non transitorio, dando così una speciale rilevanza giuridica alla consapevolezza storica nella costruzione delle regole fondamentali di un ordinamento. La “costituzionalizzazione” del “momento storico”, “in accordo con l’ispirazione antifascista della nostra Costituzione”, ha importanti conseguenze giuridiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.