Comunicazioni a distanza apprese dall'inquirente per volontà di un conversatore

Il contributo esamina la natura giuridica di un ambiguo strumento di indagine rappresentato dalla captazione di una comunicazione a distanza, appresa dall'inquirente per volontà di uno dei conversatori. Trattasi di un istituto che presenta delle analogia con le intercettazioni telefoniche e con la prova documentale, ma si differenzia da entrambe le categorie e fa ingresso nel rito penale come mezzo di ricerca della prova atipico che, in quanto tale, impone un difficile equilibrio tra esigenze di efficienza investigativa e tutela delle garanzie primarie. Modi e limiti di impiego sono stati fissati in sede giurisprudenziale, ricorrendo alla categoria di cui all'art. 189 c.p.p. delle "prove non disciplinate dalla legge". Particolare attenzione è dedicata anche alla captazione su richiesta dell'utilizzatore dello strumento comunicativo.