Il paper, partendo dalla centralità della metafora del libro per l'epistemologia moderna, evidenziata da Blumenberg, si interroga sulla sua funzione e sui suoi limiti, qualora la si intenda in senso assoluto. In tal caso il libro diviene forma e metafora perfetta di un sapere alla ricerca di un senso univoco ed unidirezionale, chiuso in se stesso, attraverso il quale poter dominare il reale. Una via "altra" potrebbe invece rintracciarsi nel rapporto con il Libro, tipico dell'ebraismo, insistendo sull'alterità della verità rivelata e sul suo eccedere ogni determinazione umana , compresa la "forma-libro", come evidenziato da Lèvinas e Banon. Entrambi riflettono sull'esperienza ebraica dell'inesauribilità non dominabile del senso, sulla sua intrinseca alterità letterale e metaforica, esperita nell'esegesi e nella lettura scritturale. Da tale retroterra, di cui è erede "spurio", si affronta infine il modo "altro" in cui Derrida interroga i testi della tradizione filosofica, collocandosene al margine, e problematizza l'idea del libro come forma e "metafora-limite" verso un pensiero e una scrittura, intesi come pratiche decostruttive di alterità votate alla polisemia e alla disseminazione.
Il libro e il suo al di là. Interrogazioni "altre" di una metafora fondamentale
Bianchini, Guido
;
2019-01-01
Abstract
Il paper, partendo dalla centralità della metafora del libro per l'epistemologia moderna, evidenziata da Blumenberg, si interroga sulla sua funzione e sui suoi limiti, qualora la si intenda in senso assoluto. In tal caso il libro diviene forma e metafora perfetta di un sapere alla ricerca di un senso univoco ed unidirezionale, chiuso in se stesso, attraverso il quale poter dominare il reale. Una via "altra" potrebbe invece rintracciarsi nel rapporto con il Libro, tipico dell'ebraismo, insistendo sull'alterità della verità rivelata e sul suo eccedere ogni determinazione umana , compresa la "forma-libro", come evidenziato da Lèvinas e Banon. Entrambi riflettono sull'esperienza ebraica dell'inesauribilità non dominabile del senso, sulla sua intrinseca alterità letterale e metaforica, esperita nell'esegesi e nella lettura scritturale. Da tale retroterra, di cui è erede "spurio", si affronta infine il modo "altro" in cui Derrida interroga i testi della tradizione filosofica, collocandosene al margine, e problematizza l'idea del libro come forma e "metafora-limite" verso un pensiero e una scrittura, intesi come pratiche decostruttive di alterità votate alla polisemia e alla disseminazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.