Oltre a smascherare la mitologia sionista, la ristampa del poster di Franz Krausz ha dato la stura a una miriade di riscritture del testo “Visit Palestine”. Molti artisti palestinesi (e non solo) hanno approfittato dell’involontaria affermazione sionista dell’esistenza della Palestina per rivendicare beffardamente, da qualsiasi luogo in cui si trovano a vivere, lo spazio rubato e renderlo ben visibile agli occhi di chi vuol vedere. Ciò che è stato attivato è una sorta di visual guerrilla dal basso – locale e transnazionale – che ha preso di mira i poster sionisti degli anni ’30, in particolare quelli di Krausz, in un’operazione postmoderna e postcoloniale. Possiamo chiamare meglio questa operazione, almeno nel caso delle riscritture ad opera di palestinesi nativi o diasporici,cannibalizzazione culturale o, ciò che negli anni ’40 il sociologo cubano Fernando Ortiz (2007) chiamava “transculturazione”. Anche la regista e scrittrice Larissa Sansour, nata a Gerusalemme da madre russa e padre palestinese, di cittadinanza danese che vive a Londra, si è misurata con la ri-visione del poster di Krausz e in un’ampiezza multimodale: dapprima con una foto singola del 2011 intitolata “Nation Estate: Living the High Life”, poi con una successiva serie di foto e un cortometraggio fantascientifico del 2012 dal titolo breve di “Nation Estate”.
Re-Visiting Palestine con Larissa Sansour: Oltre i confini dell’appartenenza?
luigi cazzato
2019-01-01
Abstract
Oltre a smascherare la mitologia sionista, la ristampa del poster di Franz Krausz ha dato la stura a una miriade di riscritture del testo “Visit Palestine”. Molti artisti palestinesi (e non solo) hanno approfittato dell’involontaria affermazione sionista dell’esistenza della Palestina per rivendicare beffardamente, da qualsiasi luogo in cui si trovano a vivere, lo spazio rubato e renderlo ben visibile agli occhi di chi vuol vedere. Ciò che è stato attivato è una sorta di visual guerrilla dal basso – locale e transnazionale – che ha preso di mira i poster sionisti degli anni ’30, in particolare quelli di Krausz, in un’operazione postmoderna e postcoloniale. Possiamo chiamare meglio questa operazione, almeno nel caso delle riscritture ad opera di palestinesi nativi o diasporici,cannibalizzazione culturale o, ciò che negli anni ’40 il sociologo cubano Fernando Ortiz (2007) chiamava “transculturazione”. Anche la regista e scrittrice Larissa Sansour, nata a Gerusalemme da madre russa e padre palestinese, di cittadinanza danese che vive a Londra, si è misurata con la ri-visione del poster di Krausz e in un’ampiezza multimodale: dapprima con una foto singola del 2011 intitolata “Nation Estate: Living the High Life”, poi con una successiva serie di foto e un cortometraggio fantascientifico del 2012 dal titolo breve di “Nation Estate”.File | Dimensione | Formato | |
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