Le modalità di inserimento, in un contesto di apprendimento dell’italiano come L2, di pratiche di esercizio e sviluppo dell’abilità di lettura, e più in generale del lavoro sul testo, costituiscono ancora oggi un motivo di riflessione per glottodidatti e studiosi di educazione linguistica. Dalle interrogazioni circa l’effettiva utilità, nell’insegnamento dell’italiano «moderno», di inserire testi scritti in una lingua a volte anacronistica rispetto a quella cosiddetta della comunicazione (cfr. Leone, Mezzi, 2011; Frollano, 2010; Antonelli, 2007) alla «sempreverde» polemica tra chi sostiene l’assoluta necessità di proporre i testi nella loro versione autentica e integrale e chi, invece, passa attraverso versioni semplificate, adattamenti e rielaborazioni, sono ancora numerose le questioni irrisolte che girano attorno alla lettura e alla pratica testuale nella didattica delle lingue. Di non minore importanza, nella discussione sulla pratica della lettura in contesto glottodidattico, risulta la questione, mai del tutto risolta, del non facile compito di scegliere testi che possano incontrare l’interesse degli apprendenti senza perdere di vista gli obiettivi istituzionali dell’insegnamento. Facendo riferimento a un’esperienza con studenti universitari di italiano L2, si cercherà qui di illustrare la validità di un criterio per la scelta dei testi che, facendo leva principalmente sul loro valore ironico e umoristico, intende rendere la lettura «divertente», ovvero più simile a una parentesi di svago, e forse proprio per questo più produttiva dal punto di vista glottodidattico.
Humour e reading literacy in italiano L2: quando leggere fa ridere
Abbaticchio, R.
2018-01-01
Abstract
Le modalità di inserimento, in un contesto di apprendimento dell’italiano come L2, di pratiche di esercizio e sviluppo dell’abilità di lettura, e più in generale del lavoro sul testo, costituiscono ancora oggi un motivo di riflessione per glottodidatti e studiosi di educazione linguistica. Dalle interrogazioni circa l’effettiva utilità, nell’insegnamento dell’italiano «moderno», di inserire testi scritti in una lingua a volte anacronistica rispetto a quella cosiddetta della comunicazione (cfr. Leone, Mezzi, 2011; Frollano, 2010; Antonelli, 2007) alla «sempreverde» polemica tra chi sostiene l’assoluta necessità di proporre i testi nella loro versione autentica e integrale e chi, invece, passa attraverso versioni semplificate, adattamenti e rielaborazioni, sono ancora numerose le questioni irrisolte che girano attorno alla lettura e alla pratica testuale nella didattica delle lingue. Di non minore importanza, nella discussione sulla pratica della lettura in contesto glottodidattico, risulta la questione, mai del tutto risolta, del non facile compito di scegliere testi che possano incontrare l’interesse degli apprendenti senza perdere di vista gli obiettivi istituzionali dell’insegnamento. Facendo riferimento a un’esperienza con studenti universitari di italiano L2, si cercherà qui di illustrare la validità di un criterio per la scelta dei testi che, facendo leva principalmente sul loro valore ironico e umoristico, intende rendere la lettura «divertente», ovvero più simile a una parentesi di svago, e forse proprio per questo più produttiva dal punto di vista glottodidattico.File | Dimensione | Formato | |
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