Sulla scia dei 'numi tutelari' F.A. D'Amelio e di G. De Dominicis, la lirica dialettale salentina si arricchì delle creazioni poetiche di Silvio G. Vacca (1893-1937) di Surbo. Vacca rielaborò sollecitazioni ideologiche, emozioni e suggestioni, fra borgo e nazione, fra la sua Terra d'Otranto e la 'giovane' Italia, dinanzi alla Guerra del 1915 e scrisse un poemetto straordinario 'La Uerra noscia' (La Guerra nostra, 1915). Il poetatendeva a risvegliare un amor di patria sopito con le delusioni di una politica di scandali e compromessi, per indicare la guerra come ultimo atto di un Risorgimento finalmente completato: era una guerra 'Grande', anche perché 'quarta' guerra di indipendenza. Così il ricco retroterra della sua formazione culturale, il fermento giovanile e l'orizzonte d'impegno civile e 'nazionale' spinsero Vacca alla sintesi in poesia, in una versificazione coinvolgente, affabile, secondo una misura colloquiale, dai toni popolareggianti, ma ricca di energia e nutrita di attese e umori autentici. E tali caratteristiche emergevano anche nella sua lirica dialettale successiva.

Silvio G. Vacca e La Uerra noscia (La Guerra nostra, 1915). Fra Grande Patria e 'impaesamento'

Filieri Emilio
2018-01-01

Abstract

Sulla scia dei 'numi tutelari' F.A. D'Amelio e di G. De Dominicis, la lirica dialettale salentina si arricchì delle creazioni poetiche di Silvio G. Vacca (1893-1937) di Surbo. Vacca rielaborò sollecitazioni ideologiche, emozioni e suggestioni, fra borgo e nazione, fra la sua Terra d'Otranto e la 'giovane' Italia, dinanzi alla Guerra del 1915 e scrisse un poemetto straordinario 'La Uerra noscia' (La Guerra nostra, 1915). Il poetatendeva a risvegliare un amor di patria sopito con le delusioni di una politica di scandali e compromessi, per indicare la guerra come ultimo atto di un Risorgimento finalmente completato: era una guerra 'Grande', anche perché 'quarta' guerra di indipendenza. Così il ricco retroterra della sua formazione culturale, il fermento giovanile e l'orizzonte d'impegno civile e 'nazionale' spinsero Vacca alla sintesi in poesia, in una versificazione coinvolgente, affabile, secondo una misura colloquiale, dai toni popolareggianti, ma ricca di energia e nutrita di attese e umori autentici. E tali caratteristiche emergevano anche nella sua lirica dialettale successiva.
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