Il volume ripercorre la storia del Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo sul Gargano in età angioina (1266-1442), mediante l’attenta analisi di tutte le sue componenti architettoniche e scultoree. L’apparato plastico dell’intero monumento, letto nelle sue componenti formali, iconografiche e stilistiche, rivela la pluralità di linguaggi con cui si espresse in Puglia il fenomeno artistico noto come ‘Gotico’, partendo dalla tarda età sveva per giungere agli albori dell’età aragonese, con particolare attenzione al ruolo svolto dai committenti. Emergono rapporti con la cultura adriatica, con quella abruzzese e, ovviamente, con quella della corte di Napoli, dove personaggi del calibro di Tino di Camaino e Antonio Baboccio da Piperno avevano dettato nuove regole. Sculture inedite vengono affiancate al repertorio meglio noto che, però, trova una nuova e più adeguata collocazione cronologica, sulla base di opportuni confronti con opere affini e grazie all’analisi di una documentazione di età moderna poco frequentata dalla critica di settore. Il pregiato apparato fotografico permette di apprezzare dettagli che, ad occhio nudo, passano solitamente inosservati e che, invece, qui vibrano sotto una luce nuova e poetica. Di grande valore è anche la prefazione firmata da Guido Tigler, dell’Università di Firenze, che mette in evidenza l’importanza capitale di quest’opera per il panorama di studi sulla scultura gotica italiana.

Gigli di Francia, pietre del Gargano. L’apparato scultoreo del Santuario micaelico in età angioina: un’antologia critica

Marcello Mignozzi
2019-01-01

Abstract

Il volume ripercorre la storia del Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo sul Gargano in età angioina (1266-1442), mediante l’attenta analisi di tutte le sue componenti architettoniche e scultoree. L’apparato plastico dell’intero monumento, letto nelle sue componenti formali, iconografiche e stilistiche, rivela la pluralità di linguaggi con cui si espresse in Puglia il fenomeno artistico noto come ‘Gotico’, partendo dalla tarda età sveva per giungere agli albori dell’età aragonese, con particolare attenzione al ruolo svolto dai committenti. Emergono rapporti con la cultura adriatica, con quella abruzzese e, ovviamente, con quella della corte di Napoli, dove personaggi del calibro di Tino di Camaino e Antonio Baboccio da Piperno avevano dettato nuove regole. Sculture inedite vengono affiancate al repertorio meglio noto che, però, trova una nuova e più adeguata collocazione cronologica, sulla base di opportuni confronti con opere affini e grazie all’analisi di una documentazione di età moderna poco frequentata dalla critica di settore. Il pregiato apparato fotografico permette di apprezzare dettagli che, ad occhio nudo, passano solitamente inosservati e che, invece, qui vibrano sotto una luce nuova e poetica. Di grande valore è anche la prefazione firmata da Guido Tigler, dell’Università di Firenze, che mette in evidenza l’importanza capitale di quest’opera per il panorama di studi sulla scultura gotica italiana.
2019
978-88-944-4182-6
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