Il lavoro esamina in chiave critica il disegno di legge concernente la modifica dell’attuale legge attributiva della cittadinanza italiana al fine di valutarne, soprattutto alla luce dell’approccio restrittivo nell’utilizzo dello ius soli che lo caratterizza, la conformità al diritto dell’UE . Rilevato che la scelta di dilatare i tempi per l’attribuzione della cittadinanza italiana ai residenti di lungo periodo appare senza dubbio censurabile sul piano dell’opportunità politica, soprattutto alla luce delle indicazioni – di segno opposto – fornite negli ultimi anni dall’Unione, a partire dal Consiglio europeo di Tampere del 1999, e ricordato che la tutela della dignità umana – individuata come valore fondamentale dell’Unione (art. 2 TUE), oltre che come diritto inviolabile (art. 1 Carta dei diritti fondamentali) – presuppone, tra l’altro, la partecipazione degli individui alla vita pubblica della comunità in cui abbiano scelto di vivere e cui sentono di appartenere, il lavoro conclude che l’attribuzione allo straniero della cittadinanza nazionale sulla base dello ius soli, consentendo il godimento dei diritti politici, potrebbe contribuire a garantirne la piena osservanza. Infine, esso propone come concreto e importante fattore propulsore per il superamento di approcci restrittivi e utile elemento di integrazione la diretta attribuzione della cittadinanza europea agli stranieri residenti di lungo periodo da parte dell’UE, al fine di contribuire ad affermare un concetto di cittadinanza politica, pluralista, integratrice e partecipativa

RIFORMA DELLA LEGGE ITALIANA SULLA CITTADINANZA E DIRITTO DELL'UNIONE EUROPEA

NALIN, EGERIA
2011-01-01

Abstract

Il lavoro esamina in chiave critica il disegno di legge concernente la modifica dell’attuale legge attributiva della cittadinanza italiana al fine di valutarne, soprattutto alla luce dell’approccio restrittivo nell’utilizzo dello ius soli che lo caratterizza, la conformità al diritto dell’UE . Rilevato che la scelta di dilatare i tempi per l’attribuzione della cittadinanza italiana ai residenti di lungo periodo appare senza dubbio censurabile sul piano dell’opportunità politica, soprattutto alla luce delle indicazioni – di segno opposto – fornite negli ultimi anni dall’Unione, a partire dal Consiglio europeo di Tampere del 1999, e ricordato che la tutela della dignità umana – individuata come valore fondamentale dell’Unione (art. 2 TUE), oltre che come diritto inviolabile (art. 1 Carta dei diritti fondamentali) – presuppone, tra l’altro, la partecipazione degli individui alla vita pubblica della comunità in cui abbiano scelto di vivere e cui sentono di appartenere, il lavoro conclude che l’attribuzione allo straniero della cittadinanza nazionale sulla base dello ius soli, consentendo il godimento dei diritti politici, potrebbe contribuire a garantirne la piena osservanza. Infine, esso propone come concreto e importante fattore propulsore per il superamento di approcci restrittivi e utile elemento di integrazione la diretta attribuzione della cittadinanza europea agli stranieri residenti di lungo periodo da parte dell’UE, al fine di contribuire ad affermare un concetto di cittadinanza politica, pluralista, integratrice e partecipativa
2011
978-88-6611-055-2
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