Fra le tecniche di pesca da terra, adottate lungo la costa italiana del Mare Adriatico, le più rilevanti, anche dal punto di vista architettonico e tecnologico, si avvalgono di macchine complesse che vengono installate alle foci dei fiumi, lungo il litorale sabbioso o sulle scogliere della costa adriatica. Queste strutture fisse per la pesca con la rete (pêsche au carrelet) sono ancora presenti in Emilia Romagna, dove sono chiamate “bilancioni” o “padelloni”, (En Émilie Romagne ce type de “pêche à la balance” s'appelle “padelloni” ou “bilancioni”), in Abruzzo, con il nome di “trabocchi”, e in Puglia sulle coste rocciose del Gargano, dove sono chiamate “trabucchi”. Il mio lavoro intende illustrare, anche in prospettiva storica, lo sviluppo e il successivo declino dell’utilizzo di queste “macchine da pesca”, soprattutto in Abruzzo e in Puglia. In Emilia-Romagna, i bilancioni vengono installati lungo le rive o alle foci dei fiumi e sono molto diversi, dal punto di vista costruttivo, dai trabocchi e dai trabucchi. Di particolare interesse i trabucchi del Gargano, che hanno un’architettura molto complessa e suggestiva, incastonata sulla scogliera e fatta di pali di legno che si intrecciano a tiranti di ferro e carrucole, e costituivano, fino agli ultimi decenni del secolo scorso, uno strumento efficace per la cattura del pesce di passaggio. Il loro metodo di pesca consiste nell'immergere nel mare una grossa rete a sacco sostenuta da lunghe antenne di legno; su una di queste si posiziona una vedetta che dall'alto osserva l'arrivo del branco di pesce e invia un segnale ai pescatori sul trabucco addetti a manovrare un argano che, tramite un complesso sistema di fili e carrucole, solleva la rete dal mare ed imprigiona il branco di pesce. Questa pesca è stata praticata nel corso del Novecento e intercettava le migrazioni dei branchi di pesce da nord a sud del promontorio garganico. Ormai in disuso, il trabucco rappresenta un esempio di ingegnosa e ardita macchina da pesca e, per questo, è oggetto di un programma regionale di recupero e valorizzazione delle strutture ancora esistenti.

La pêche au carrelet au long de la côte adriatique italienne

Ezio Ritrovato
2018-01-01

Abstract

Fra le tecniche di pesca da terra, adottate lungo la costa italiana del Mare Adriatico, le più rilevanti, anche dal punto di vista architettonico e tecnologico, si avvalgono di macchine complesse che vengono installate alle foci dei fiumi, lungo il litorale sabbioso o sulle scogliere della costa adriatica. Queste strutture fisse per la pesca con la rete (pêsche au carrelet) sono ancora presenti in Emilia Romagna, dove sono chiamate “bilancioni” o “padelloni”, (En Émilie Romagne ce type de “pêche à la balance” s'appelle “padelloni” ou “bilancioni”), in Abruzzo, con il nome di “trabocchi”, e in Puglia sulle coste rocciose del Gargano, dove sono chiamate “trabucchi”. Il mio lavoro intende illustrare, anche in prospettiva storica, lo sviluppo e il successivo declino dell’utilizzo di queste “macchine da pesca”, soprattutto in Abruzzo e in Puglia. In Emilia-Romagna, i bilancioni vengono installati lungo le rive o alle foci dei fiumi e sono molto diversi, dal punto di vista costruttivo, dai trabocchi e dai trabucchi. Di particolare interesse i trabucchi del Gargano, che hanno un’architettura molto complessa e suggestiva, incastonata sulla scogliera e fatta di pali di legno che si intrecciano a tiranti di ferro e carrucole, e costituivano, fino agli ultimi decenni del secolo scorso, uno strumento efficace per la cattura del pesce di passaggio. Il loro metodo di pesca consiste nell'immergere nel mare una grossa rete a sacco sostenuta da lunghe antenne di legno; su una di queste si posiziona una vedetta che dall'alto osserva l'arrivo del branco di pesce e invia un segnale ai pescatori sul trabucco addetti a manovrare un argano che, tramite un complesso sistema di fili e carrucole, solleva la rete dal mare ed imprigiona il branco di pesce. Questa pesca è stata praticata nel corso del Novecento e intercettava le migrazioni dei branchi di pesce da nord a sud del promontorio garganico. Ormai in disuso, il trabucco rappresenta un esempio di ingegnosa e ardita macchina da pesca e, per questo, è oggetto di un programma regionale di recupero e valorizzazione delle strutture ancora esistenti.
2018
9782811125141
Parmi les techniques de pêche, adoptées le long de la cote italienne de la mer adriatique, les plus remarquables, aussi du point de vue architecturale et technologique, se servent d'instruments complexes qui sont installés aux embouchures des fleuves, le long du littoral sableux ou sur les rochers de la côte adriatique. Ces structures fixes pour la pêche au carrelet sont encore présentes en Emilie Romagne où elles sont appelées «bilancioni» ou «padelloni», dans les Abruzzes, ce sont des «trabocchi» et dans les Pouilles, sur les côtes rocheuses du Gargano, elles prennent le nom de «trabucchi». Mon étude veut illustrer, dans une perspective historique, le développement puis le déclin de l’utilisation de ces «instruments de pêche » surtout dans les Abruzzes et dans les Pouilles. En Emilie Romagne, les «bilancioni» sont installés le long des rives et aux embouchures des fleuves et ils sont très différents du point de vue de leur construction, des «trabocchi» et des «trabucchi». Les «trabucchi» du Gargano présentent un intérêt particulier. Ils ont une architecture complexe et suggestive, encastrés dans la roche et faits de mâts en bois qui s’entrecroisent de filins de fer et de poulies et constituaient, jusqu’à ces dernières décennies, un instrument efficace pour la capture du poisson migrateur. Leur méthode de pêche consiste dans l’immersion en mer d’un gros filet à poche soutenu par des antennes en bois; sur une de celles-ci s’installe une vigie qui, d’en haut, observe l’arrivée du banc de poisson et envoie un signal aux pêcheurs sur le «trabucco» chargés de manœuvrer un treuil qui, à travers un système complexe de fils et de poulies, soulève le carrelet et emprisonne le poisson. Cette pêche a été pratiquée au cours du 20ème siècle et interceptait des bancs de poisson du nord au sud du promontoire du Gargano. Désormais, tombé en désuétude, le «trabucco» représente un exemple d’ingénieuse et originale «machine» de pêche et c’est pour cela qu’il fait l’objet d’un programme régional de récupération et de revalorisation des structures encore existantes.
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