Il discorso nel processo si riferisce, da un lato, a una serie di deduzioni astratte sui fatti, e, dall’altro, ai fatti stessi. L’impiego di semplici congiunzioni nel linguaggio (‘per’, ‘perché’, ‘dal momento che’, ‘quindi’, ‘infatti’) non è in grado da solo di superare tale differenza. Dire come sono andati i fatti non significa per il processo che i fatti siano andati realmente in un certo modo. Le conseguenze sono a dir poco assurde. Anche se il tribunale ha accertato che il ladro sia Schulze, nulla impedisce che Schulze sia assolto. È un noto argomento di Kelsen in Allgemeine Theorie der Normen (1979). Occorre, comunque, che il tribunale pronunci una sentenza di condanna. Senza una sentenza di condanna, infatti, il ladro Schulze è assolto. La parola nel processo è debole quando cerca di dire i fatti, ma forte quando assolve o condanna. Non è più lì a testimoniare il mondo. Viene a crearlo.
Titolo: | Connettivi testuali e relazioni di causalità |
Autori: | INCAMPO, Antonio (Corresponding) |
Data di pubblicazione: | 2018 |
Serie: | |
Handle: | http://hdl.handle.net/11586/220065 |
ISBN: | 9788894281002 |
Appare nelle tipologie: | 2.1 Contributo in volume (Capitolo o Saggio) |
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