A distanza di trent’anni dalla Mulieris Dignitatem anche se è un dato di fatto che, linguaggio e contenuti del magistero di Giovanni Paolo II rispetto all’identità e al genio femminile siano stati recepiti, un paradosso è visibilmente presente: da un lato la prospettiva di rinnovata valorizzazione dell’identità della donna e una più acuta consapevolezza di ciò che la differenzia e unifica a quella dell’uomo, dall’altro la difficoltà a trasformare tale consapevolezza in pratica sociale e professionale. Credere nell’uomo e nella donna come persone, come soggetti diversi ma uguali si sta rivelando nella pratica più complesso di quanto lo sia teoricamente. Il problema non consiste nella difficoltà di far riconoscere nell’identità femminile una genialità intesa come creatività o capacità, ma quella di considerarla un’eccezionalità così da non farla vivere dialetticamente nel sociale, nella cultura, introducendovi un dualismo non relazionale ma conflittuale dei generi. Questo succede anche rispetto alle professioni educative. Un educativo che sicuramente per le sue finalità processuali ha bisogno di professionisti con caratteristiche relazionali biologicamente ma anche culturalmente attribuite alla donna, ma che oggi in forma e modalità diversa sappiamo appartenere anche l’uomo. Il genio … femminile attraverso la formazione può e deve essere espresso da entrambi.

Il genio femminile nella formazione e nelle professioni educative

silvana calaprice
2018-01-01

Abstract

A distanza di trent’anni dalla Mulieris Dignitatem anche se è un dato di fatto che, linguaggio e contenuti del magistero di Giovanni Paolo II rispetto all’identità e al genio femminile siano stati recepiti, un paradosso è visibilmente presente: da un lato la prospettiva di rinnovata valorizzazione dell’identità della donna e una più acuta consapevolezza di ciò che la differenzia e unifica a quella dell’uomo, dall’altro la difficoltà a trasformare tale consapevolezza in pratica sociale e professionale. Credere nell’uomo e nella donna come persone, come soggetti diversi ma uguali si sta rivelando nella pratica più complesso di quanto lo sia teoricamente. Il problema non consiste nella difficoltà di far riconoscere nell’identità femminile una genialità intesa come creatività o capacità, ma quella di considerarla un’eccezionalità così da non farla vivere dialetticamente nel sociale, nella cultura, introducendovi un dualismo non relazionale ma conflittuale dei generi. Questo succede anche rispetto alle professioni educative. Un educativo che sicuramente per le sue finalità processuali ha bisogno di professionisti con caratteristiche relazionali biologicamente ma anche culturalmente attribuite alla donna, ma che oggi in forma e modalità diversa sappiamo appartenere anche l’uomo. Il genio … femminile attraverso la formazione può e deve essere espresso da entrambi.
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