Nello sviluppo, e insieme nell’autocomprensione, della filosofia moderna il problema del male è stato considerato – ambiguamente – sia come una drammatica aporia rispetto alle pretese della ragione umana di venire a capo della conoscenza del reale e del destino dell'uomo, sia, al contrario, come un punto su cui far leva proprio per enfatizzare la capacità della ragione umana di gestire e prospettare un compimento finale alle sue domande. La "prova" costituita dal male può essere intesa come una verifica delle competenze della ragione umana di fronte al desiderio di conoscenza e di salvezza (potremmo dire in una felice endiadi: di fronte al desiderio di conoscere la propria salvezza). In tal senso il problema del male, e più precisamente l’enigma dell’origine del male come mysterium iniquitatis, costituisce un momento di verifica permanente del rapporto dell'essere umano – l’ente capace di intelligenza e di libertà – con il mistero dell'essere e con il possibile significato del tempo, cioè con la direzione della storia. La domanda-guida di tale verifica potrebbe essere formulata così: in che modo la ragione umana, di fronte all’emergenza del male, può scoprire ed esperire la presenza del mistero come fattore reale e funzionale nell'esplicazione della coscienza di sé e del mondo? Nelle vicende della comprensione del male, come auto-comprensione dell'esperienza di quell'essere che è dotato di ragione e volontà, la posizione di Kant resta un punto cui vale sempre la pena ritornare, per comprendere – anche al di là delle sue soluzioni dottrinali – l'impostazione moderna (e post-moderna) del problema.
Il problema del male in Kant e la crisi permanente della ragione moderna
Costantino Esposito;
2018-01-01
Abstract
Nello sviluppo, e insieme nell’autocomprensione, della filosofia moderna il problema del male è stato considerato – ambiguamente – sia come una drammatica aporia rispetto alle pretese della ragione umana di venire a capo della conoscenza del reale e del destino dell'uomo, sia, al contrario, come un punto su cui far leva proprio per enfatizzare la capacità della ragione umana di gestire e prospettare un compimento finale alle sue domande. La "prova" costituita dal male può essere intesa come una verifica delle competenze della ragione umana di fronte al desiderio di conoscenza e di salvezza (potremmo dire in una felice endiadi: di fronte al desiderio di conoscere la propria salvezza). In tal senso il problema del male, e più precisamente l’enigma dell’origine del male come mysterium iniquitatis, costituisce un momento di verifica permanente del rapporto dell'essere umano – l’ente capace di intelligenza e di libertà – con il mistero dell'essere e con il possibile significato del tempo, cioè con la direzione della storia. La domanda-guida di tale verifica potrebbe essere formulata così: in che modo la ragione umana, di fronte all’emergenza del male, può scoprire ed esperire la presenza del mistero come fattore reale e funzionale nell'esplicazione della coscienza di sé e del mondo? Nelle vicende della comprensione del male, come auto-comprensione dell'esperienza di quell'essere che è dotato di ragione e volontà, la posizione di Kant resta un punto cui vale sempre la pena ritornare, per comprendere – anche al di là delle sue soluzioni dottrinali – l'impostazione moderna (e post-moderna) del problema.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Esposito-Kant e il problema del male.pdf
non disponibili
Tipologia:
Documento in Versione Editoriale
Licenza:
NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione
1.04 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.04 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.