La percezione del rischio sismico in Puglia è fortemente indebolito dalla circostanza che, in questo territorio, terremoti in grado di produrre gravi danni avvengono ad intervalli di tempo che coprono multiple generazioni. La mancanza di esperienze dirette di eventi sismici, o almeno di una memoria trasmessa oralmente da una generazione alla successiva, ha portato ad una sottovalutazione del problema e ad una scarsa attenzione rispetto all’adozione di misure di prevenzione del rischio. I dati di sismicità storica indicano che terremoti che hanno causato un elevato numero di vittime si sono verificati almeno in cinque occasioni negli ultimi 1000 anni (1361, 1627, 1646, 1731, 1743), quasi tutte, tranne la prima, concentrate in un intervallo di soli 116 anni e quasi tutte, tranne l’ultima, nel nord della Puglia. In questi eventi, un ruolo importante nel determinarne i pesanti effetti lo hanno avuto sia, per quanto riguarda i terremoti della Capitanata, l’attivazione di strutture sismogenetiche locali, sia, soprattutto per il terremoto salentino del 1743, ma non solo, l’effetto moltiplicativo del danno prodotto dalla risposta di sito. Quest’ultimo può rendere pericolosi persino terremoti con origine relativamente distante, al di fuori del territorio regionale. Su entrambi gli aspetti, la identificazione delle strutture sismogenetiche responsabili dei maggiori terremoti del passato e del ruolo avuto dagli effetti di sito nel quadro di danneggiamento, esistono incertezze che rendono problematica una corretta valutazione della pericolosità. A ciò si aggiungono le difficoltà legate a una base di dati statisticamente debole nella definizione dei tassi di sismicità, in conseguenza del limitato record storico disponibile. Questi problemi, per altro, possono essere affrontati approfondendo sia la ricerca sulla sismicità regionale, sia studio del territorio attraverso indagini di microzonazione. Si tratta, naturalmente, di avere la lungimiranza di investire risorse adeguate in questi studi, senza attendere la spinta emotiva della prossima catastrofe sismica, con la consapevolezza che le risorse investite nella prevenzione degli effetti futuri si risolverà in un risparmio sia in termini economici che di lutti e devastazioni.

Criticità nelle stime della pericolosità sismica per la regione pugliese.

Vincenzo Del Gaudio
2017-01-01

Abstract

La percezione del rischio sismico in Puglia è fortemente indebolito dalla circostanza che, in questo territorio, terremoti in grado di produrre gravi danni avvengono ad intervalli di tempo che coprono multiple generazioni. La mancanza di esperienze dirette di eventi sismici, o almeno di una memoria trasmessa oralmente da una generazione alla successiva, ha portato ad una sottovalutazione del problema e ad una scarsa attenzione rispetto all’adozione di misure di prevenzione del rischio. I dati di sismicità storica indicano che terremoti che hanno causato un elevato numero di vittime si sono verificati almeno in cinque occasioni negli ultimi 1000 anni (1361, 1627, 1646, 1731, 1743), quasi tutte, tranne la prima, concentrate in un intervallo di soli 116 anni e quasi tutte, tranne l’ultima, nel nord della Puglia. In questi eventi, un ruolo importante nel determinarne i pesanti effetti lo hanno avuto sia, per quanto riguarda i terremoti della Capitanata, l’attivazione di strutture sismogenetiche locali, sia, soprattutto per il terremoto salentino del 1743, ma non solo, l’effetto moltiplicativo del danno prodotto dalla risposta di sito. Quest’ultimo può rendere pericolosi persino terremoti con origine relativamente distante, al di fuori del territorio regionale. Su entrambi gli aspetti, la identificazione delle strutture sismogenetiche responsabili dei maggiori terremoti del passato e del ruolo avuto dagli effetti di sito nel quadro di danneggiamento, esistono incertezze che rendono problematica una corretta valutazione della pericolosità. A ciò si aggiungono le difficoltà legate a una base di dati statisticamente debole nella definizione dei tassi di sismicità, in conseguenza del limitato record storico disponibile. Questi problemi, per altro, possono essere affrontati approfondendo sia la ricerca sulla sismicità regionale, sia studio del territorio attraverso indagini di microzonazione. Si tratta, naturalmente, di avere la lungimiranza di investire risorse adeguate in questi studi, senza attendere la spinta emotiva della prossima catastrofe sismica, con la consapevolezza che le risorse investite nella prevenzione degli effetti futuri si risolverà in un risparmio sia in termini economici che di lutti e devastazioni.
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