Nel contributo si traccia un profilo dello stato degli studi sulla Basilicata medievale considerando le fonti visivo–oggettuali. In un contesto estremamente articolato, è analizzata la produzione artistica dei centri di Venosa, Lagopesole Melfi e Acerenza, luoghi per eccellenza della ‘trasmigrazione’ di idee e modelli estranei alle tradizioni locali, in funzione del nuovo corso impresso alla realtà meridionale dalla nuova alleanza tra la chiesa della Riforma e i dominatori normanni. Legato alla cultura di questi luoghi è Sarolo, un artista residente a Muro Lucano, a capo di una bottega in cui lavora con il fratello Ruggero, con il quale firma nel 1197 il portale di Pierno vicino a San Fele – una chiesa di pellegrinaggio sorta nelle vicinanze della via Herculea – e nel 1209 uno dei due bassorilievi della cattedrale di Rapolla, raffguranti rispettivamente Adamo ed Eva e una Annunciazione. Sarolo a partire dal Bertaux è stato considerato da parte della critica del Novecento l’autore di molte opere tra cui lo stesso portale della cattedrale di Acerenza. Su questo artista si propone una diversa lettura che analizza nel dettaglio le opere da lui firmate, i modelli culturali ed artistici, i rapporti con la committenza, il ruolo nei diversi cantieri, identificando nell’ecclettismo della sua produzione la motivazione delle numerose attribuzioni. Nella stessa area geografica, sul versante della produzione pittorica, sono presi in considerazione gli affreschi della cappella del castello di Lagopesole, di una qualità non particolarmente eccelsa anche a causa del pessimo stato di conservazione in cui ci sono giunti. Lo scarso interesse nei confronti di queste testimonianze nasce dall’incertezza della cronologia e dalla enigmatica presenza di un pannello votivo raffigurante un cavaliere ed una dama dinanzi a un grande stemma azzurro con una croce caricata di cinque conchiglie di San Giacomo. L'elemento che colpisce di questi affreschi è la loro presenza nell’ambito di una cappella destinata a un imperatore prima, Federico II, e a un sovrano poi, ovvero Carlo I d’Angiò. L' analisi delle fasi costruttive di questa zona del castello, il significato dello stesso pannello votivo e lo stile delle pitture, inducono a pensare che gli affreschi potrebbe essere l’unica testimonianza sopravvissuta di una fase della vita del castello medievale fino ad ora solo ipotizzata, perché celata dalle tante trasformazioni e rimaneggiamenti avvenuti a partire dagli anni Quaranta del XIII secolo.

Per una storia dell’arte in Basilicata tra XII e XIII secolo: due casi a confronto,

Luisa Derosa
Membro del Collaboration Group
2017-01-01

Abstract

Nel contributo si traccia un profilo dello stato degli studi sulla Basilicata medievale considerando le fonti visivo–oggettuali. In un contesto estremamente articolato, è analizzata la produzione artistica dei centri di Venosa, Lagopesole Melfi e Acerenza, luoghi per eccellenza della ‘trasmigrazione’ di idee e modelli estranei alle tradizioni locali, in funzione del nuovo corso impresso alla realtà meridionale dalla nuova alleanza tra la chiesa della Riforma e i dominatori normanni. Legato alla cultura di questi luoghi è Sarolo, un artista residente a Muro Lucano, a capo di una bottega in cui lavora con il fratello Ruggero, con il quale firma nel 1197 il portale di Pierno vicino a San Fele – una chiesa di pellegrinaggio sorta nelle vicinanze della via Herculea – e nel 1209 uno dei due bassorilievi della cattedrale di Rapolla, raffguranti rispettivamente Adamo ed Eva e una Annunciazione. Sarolo a partire dal Bertaux è stato considerato da parte della critica del Novecento l’autore di molte opere tra cui lo stesso portale della cattedrale di Acerenza. Su questo artista si propone una diversa lettura che analizza nel dettaglio le opere da lui firmate, i modelli culturali ed artistici, i rapporti con la committenza, il ruolo nei diversi cantieri, identificando nell’ecclettismo della sua produzione la motivazione delle numerose attribuzioni. Nella stessa area geografica, sul versante della produzione pittorica, sono presi in considerazione gli affreschi della cappella del castello di Lagopesole, di una qualità non particolarmente eccelsa anche a causa del pessimo stato di conservazione in cui ci sono giunti. Lo scarso interesse nei confronti di queste testimonianze nasce dall’incertezza della cronologia e dalla enigmatica presenza di un pannello votivo raffigurante un cavaliere ed una dama dinanzi a un grande stemma azzurro con una croce caricata di cinque conchiglie di San Giacomo. L'elemento che colpisce di questi affreschi è la loro presenza nell’ambito di una cappella destinata a un imperatore prima, Federico II, e a un sovrano poi, ovvero Carlo I d’Angiò. L' analisi delle fasi costruttive di questa zona del castello, il significato dello stesso pannello votivo e lo stile delle pitture, inducono a pensare che gli affreschi potrebbe essere l’unica testimonianza sopravvissuta di una fase della vita del castello medievale fino ad ora solo ipotizzata, perché celata dalle tante trasformazioni e rimaneggiamenti avvenuti a partire dagli anni Quaranta del XIII secolo.
2017
9788867173358
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
11. Derosa.pdf

non disponibili

Descrizione: articolo
Tipologia: Documento in Versione Editoriale
Licenza: NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione 735.66 kB
Formato Adobe PDF
735.66 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/219225
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact