La filosofia del linguaggio di Michel Foucault è una materia difficile da trattare. Gli spunti in questa direzione sono molti e disseminati in tutta la sua ricerca nel corso degli anni. Un tratto che li contraddistingue è di natura strutturalista e tuttavia questa torsione strutturalista è complicata dalla particolare attenzione di Foucault per una parte importante della riflessione francese sul problema letterario, da Artaud a Bataille a Blanchot, a Roussel. Si intrecciano, così, nella riflessione foucaultiana una attenzione pressoché costante a certe rigidità “politiche” dei diversi ordini del discorsi che si alternano nella storia, con un riconoscimento esplicito del carattere trasgressivo e al “limite” della scrittura letteraria, non irreggimentabile in quegli stessi ordini del discorso, rispetto ai quali costituisce un ineliminabile scarto. Ogni linguaggio ha certamente precisi margini per essere studiato, ma la sua origine, il suo atto istitutivo sono storici e le sue evoluzioni come la sua estinzione sono legati ad eventi che non possono essere previsti storicamente nel loro improvviso accadere. Tutti i diversi linguaggi svolgono un ruolo funzionale rispetto all’assetto politico, economico, sociologico ovvero in una parola antropologico nelle società in cui vengono “parlati”: si parla come si parla, secondo Foucault, perché la riserva degli enunciati si colloca in una serie definita storicamente di “archivi” in cui le parole, i segni si vanno progressivamente ad accumulare. Ogni parola poi sarà usata a seconda delle pragmatiche prevalenti in un certo determinato tempo. Il linguaggio resta, al di là di questa sua determinazione storica, una struttura che funziona al di là dei singoli interpreti che lo parlano.

Frammenti di filosofia del linguaggio. Saggio su Michel Foucault

Filippo Silvestri
2018-01-01

Abstract

La filosofia del linguaggio di Michel Foucault è una materia difficile da trattare. Gli spunti in questa direzione sono molti e disseminati in tutta la sua ricerca nel corso degli anni. Un tratto che li contraddistingue è di natura strutturalista e tuttavia questa torsione strutturalista è complicata dalla particolare attenzione di Foucault per una parte importante della riflessione francese sul problema letterario, da Artaud a Bataille a Blanchot, a Roussel. Si intrecciano, così, nella riflessione foucaultiana una attenzione pressoché costante a certe rigidità “politiche” dei diversi ordini del discorsi che si alternano nella storia, con un riconoscimento esplicito del carattere trasgressivo e al “limite” della scrittura letteraria, non irreggimentabile in quegli stessi ordini del discorso, rispetto ai quali costituisce un ineliminabile scarto. Ogni linguaggio ha certamente precisi margini per essere studiato, ma la sua origine, il suo atto istitutivo sono storici e le sue evoluzioni come la sua estinzione sono legati ad eventi che non possono essere previsti storicamente nel loro improvviso accadere. Tutti i diversi linguaggi svolgono un ruolo funzionale rispetto all’assetto politico, economico, sociologico ovvero in una parola antropologico nelle società in cui vengono “parlati”: si parla come si parla, secondo Foucault, perché la riserva degli enunciati si colloca in una serie definita storicamente di “archivi” in cui le parole, i segni si vanno progressivamente ad accumulare. Ogni parola poi sarà usata a seconda delle pragmatiche prevalenti in un certo determinato tempo. Il linguaggio resta, al di là di questa sua determinazione storica, una struttura che funziona al di là dei singoli interpreti che lo parlano.
2018
978-88-99433-95-6
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