Questo lavoro intende esaminare le relazioni tra la politica autarchica adottata dal regime fascista tra le due guerre mondiali e la nascita dell’industria petrolifera di Stato in Italia. Le sanzioni all’Italia, stabilite nel novembre 1935 dalla Società delle Nazioni, in risposta alla guerra d’Etiopia, fornirono al Regime la giustificazione politica per imporre al Paese un programma di chiusura autarchica che, nel settore petrolifero, significava fare affidamento sulle fonti nazionali di petrolio e di suoi succedanei oppure sfruttare i giacimenti individuati nei territori d’oltremare su cui si diressero le mire imperialistiche di Mussolini. In un Paese afflitto da una quasi inesistente dotazione naturale di combustibili fossili, venne adottata una politica di sostituzione delle importazioni e di incentivi alle produzioni autonome che si avvalse, dalla seconda metà degli anni Trenta, anche dei sistemi di idrogenazione per il petrolio albanese e per le ligniti del Valdarno. Proprio la necessità di ottenere migliori rese in benzina dalla raffinazione dello scadente petrolio albanese diede impulso alla ricerca scientifica italiana nel campo del trattamento del greggio mediante idrogenazione e portò nel 1936 alla fondazione dell’Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili (ANIC), con la partecipazione della Montecatini. L’ANIC costruì gli stabilimenti di Bari e di Livorno, oltre ad ampliare il preesistente Centro di ricerche Montecatini a Novara. La notevole capacità produttiva e le innovazioni tecnologiche introdotte nella lavorazione del greggio e delle ligniti rappresentarono un’ulteriore risposta del dirigismo economico fascista alle questioni poste da un programma di “autarchia energetica” che, pur velleitario alla luce delle potenzialità produttive interne e di un quadro politico internazionale inclinato verso il disastro della guerra, fornirà le premesse per la creazione, con la ricostruzione post-bellica e l’azione dell’E.N.I. di Enrico Mattei, di una grande industria petrolifera di Stato
This work will examine the birth and development of the public oil industry in Italy, in relation to the self-sufficiency policy of the fascist regime, during the two decades between the world wars. In a country afflicted by an almost inexistent natural endowment of fossil fuels, Fascism put in place ambitious plans of economic independence that could not overlook a key component: energy independence, from which the new automobile and aeronautic transportation systems, a prerequisite for the expansion plans of Fascism, mainly relied on. The sanctions laid down by the League of Nations, following the war in Ethiopia, provided the regime with the political justification for imposing on the country a program of “autarchic closure”. In the oil sector, this meant relying on domestic sources of oil and its substitutes or exploiting the deposits identified in the overseas territories where the imperialistic aims of Fascism focused. Therefore, Italy undertook a program of imports substitution and incentives for domestic oil production using, by the second half of the 1930s, the Albanian oil and lignite of Valdarno The poor quality of Albanian oil gave impetus to Italian scientific research on the hydrogenation processes of crude oil, in order to obtain better yields in oil-refining, and in fact the plants of Bari and Livorno were equipped just for these special processing techniques. This led to the foundation of Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili (ANIC) in 1936, with the participation of Montecatini, a large private chemical company. ANIC built the plants of Bari and Livorno in addition to expanding the existing research center of Montecatini in Novara. The considerable production capacity and technological innovations introduced in the treatment of crude oil and lignite represented a decisive response of the fascist economic policy to the questions posed by the program of energy self-sufficiency, and created the basic prerequisites for the birth and development, with ENI of Enrico Mattei, of a large public oil industry in Italy.
Energy Self-Sufficiency and the State Oil Industry. The Birth of ANIC
Ezio Ritrovato
2017-01-01
Abstract
Questo lavoro intende esaminare le relazioni tra la politica autarchica adottata dal regime fascista tra le due guerre mondiali e la nascita dell’industria petrolifera di Stato in Italia. Le sanzioni all’Italia, stabilite nel novembre 1935 dalla Società delle Nazioni, in risposta alla guerra d’Etiopia, fornirono al Regime la giustificazione politica per imporre al Paese un programma di chiusura autarchica che, nel settore petrolifero, significava fare affidamento sulle fonti nazionali di petrolio e di suoi succedanei oppure sfruttare i giacimenti individuati nei territori d’oltremare su cui si diressero le mire imperialistiche di Mussolini. In un Paese afflitto da una quasi inesistente dotazione naturale di combustibili fossili, venne adottata una politica di sostituzione delle importazioni e di incentivi alle produzioni autonome che si avvalse, dalla seconda metà degli anni Trenta, anche dei sistemi di idrogenazione per il petrolio albanese e per le ligniti del Valdarno. Proprio la necessità di ottenere migliori rese in benzina dalla raffinazione dello scadente petrolio albanese diede impulso alla ricerca scientifica italiana nel campo del trattamento del greggio mediante idrogenazione e portò nel 1936 alla fondazione dell’Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili (ANIC), con la partecipazione della Montecatini. L’ANIC costruì gli stabilimenti di Bari e di Livorno, oltre ad ampliare il preesistente Centro di ricerche Montecatini a Novara. La notevole capacità produttiva e le innovazioni tecnologiche introdotte nella lavorazione del greggio e delle ligniti rappresentarono un’ulteriore risposta del dirigismo economico fascista alle questioni poste da un programma di “autarchia energetica” che, pur velleitario alla luce delle potenzialità produttive interne e di un quadro politico internazionale inclinato verso il disastro della guerra, fornirà le premesse per la creazione, con la ricostruzione post-bellica e l’azione dell’E.N.I. di Enrico Mattei, di una grande industria petrolifera di StatoFile | Dimensione | Formato | |
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