Nelle società di ogni tempo, la dimensione religiosa ha ricoperto un ruolo centrale (Durkheim, 1963), rappresentando un potente mezzo di coesione sociale. In ogni contesto socioculturale, le dinamiche legate al sacro si declinano acquisendo dei tratti peculiari, e la letteratura sociologica, da Comte a Marx, da Weber a Simmel a Maffesoli, riporta numerose (e possibili) interpretazioni. La società postmoderna, da questo punto di vista, si caratterizza per una ridefinizione complessiva della sfera religiosa che affianca tratti assolutamente nuovi ad elementi “moderni” che rimangono perfettamente attuali. Ad esempio, gli spazi religiosi vengono reinterpretati individualmente ed adattati alle necessità di dialogo: non spariscono i rituali bensì vengono reintegrati nella quotidianità; accanto alla ragione, si avverte un bisogno di spiritualità, priva della veste dottrinale, percepita come pesante: tra i giovani si sviluppa la tendenza a creare un ponte diretto con Dio padre, in modo da vivere l’esperienza divina come esperienza emotiva, concentrandosi dunque sulla manifestazione più emozionale del cristianesimo, perdendo di vista le implicazioni etiche, valoriali e comportamentali che la traduzione della “fede” in “religione” dovrebbe comportare. La religione, quindi, nella postmodernità, non riguarda tanto il legame degli uomini con il divino, quanto piuttosto il legame degli uomini fra loro. «Non si può dire pertanto che la religione sia stata retrocessa d’importanza nelle nostre società postmoderne, ma solo che ha cambiato forma, diventando meno istituzionale, più improvvisata e tuttavia sempre presente come collante sociale (Maffesoli, 1988). Muovendo da queste considerazioni, abbiamo inteso rilevare le dinamiche religiose individuali e collettive, i tratti caratteristici della concezione di religiosità condivisi da un campione di studenti dell’Università di Bari, intendendo cogliere il senso d’appartenenza che i giovano hanno nei confronti delle istituzioni religiose, con particolare riferimento alla Chiesa Cattolica. Da un universo di 5389 studenti iscritti ai corsi di Laurea Specialistica (o Magistrale), è stato estratto un campione non probabilistico per quote di 548 unità, al quale è stato somministrato un questionario strutturato finalizzato alla definizione (una delle possibili) di “credo condiviso”, alla misurazione del “grado di religiosità” e all’analisi del rapporto con le istituzioni religiose di riferimento (primariamente la Chiesa Cattolica). La ricerca ha consentito di stimare il rapporto tra fede e pratica religiosa del campione di giovani, considerandone gli stili di vita (Berzano e Genova, 2014) e il sistema valoriale.
Giovani, Fede e Religione: Il caso degli universitari di Bari
Paolo Contini
2018-01-01
Abstract
Nelle società di ogni tempo, la dimensione religiosa ha ricoperto un ruolo centrale (Durkheim, 1963), rappresentando un potente mezzo di coesione sociale. In ogni contesto socioculturale, le dinamiche legate al sacro si declinano acquisendo dei tratti peculiari, e la letteratura sociologica, da Comte a Marx, da Weber a Simmel a Maffesoli, riporta numerose (e possibili) interpretazioni. La società postmoderna, da questo punto di vista, si caratterizza per una ridefinizione complessiva della sfera religiosa che affianca tratti assolutamente nuovi ad elementi “moderni” che rimangono perfettamente attuali. Ad esempio, gli spazi religiosi vengono reinterpretati individualmente ed adattati alle necessità di dialogo: non spariscono i rituali bensì vengono reintegrati nella quotidianità; accanto alla ragione, si avverte un bisogno di spiritualità, priva della veste dottrinale, percepita come pesante: tra i giovani si sviluppa la tendenza a creare un ponte diretto con Dio padre, in modo da vivere l’esperienza divina come esperienza emotiva, concentrandosi dunque sulla manifestazione più emozionale del cristianesimo, perdendo di vista le implicazioni etiche, valoriali e comportamentali che la traduzione della “fede” in “religione” dovrebbe comportare. La religione, quindi, nella postmodernità, non riguarda tanto il legame degli uomini con il divino, quanto piuttosto il legame degli uomini fra loro. «Non si può dire pertanto che la religione sia stata retrocessa d’importanza nelle nostre società postmoderne, ma solo che ha cambiato forma, diventando meno istituzionale, più improvvisata e tuttavia sempre presente come collante sociale (Maffesoli, 1988). Muovendo da queste considerazioni, abbiamo inteso rilevare le dinamiche religiose individuali e collettive, i tratti caratteristici della concezione di religiosità condivisi da un campione di studenti dell’Università di Bari, intendendo cogliere il senso d’appartenenza che i giovano hanno nei confronti delle istituzioni religiose, con particolare riferimento alla Chiesa Cattolica. Da un universo di 5389 studenti iscritti ai corsi di Laurea Specialistica (o Magistrale), è stato estratto un campione non probabilistico per quote di 548 unità, al quale è stato somministrato un questionario strutturato finalizzato alla definizione (una delle possibili) di “credo condiviso”, alla misurazione del “grado di religiosità” e all’analisi del rapporto con le istituzioni religiose di riferimento (primariamente la Chiesa Cattolica). La ricerca ha consentito di stimare il rapporto tra fede e pratica religiosa del campione di giovani, considerandone gli stili di vita (Berzano e Genova, 2014) e il sistema valoriale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.