Uno degli elementi centrali del Mediterraneo settecentesco, investito da un’espansione significativa dei flussi mercantili, è la pluralità degli attori in campo. La massiccia istituzionalizzazione del mare, la strutturazione di convenienze e complementarietà economiche forti non gerarchizza rigidamente i protagonisti dello scambio. Molti micromercanti che la visione braudeliana del commercio per mare aveva confinato in spazi marginali riescono a installarsi sui grandi assi, contribuendo in maniera decisiva ad alimentarli. Fra costoro, i Liguri occupano una posizione di primo piano. Essi non sono gli eredi della gloriosa storia di Genova, ma provengono da alcuni borghi della Riviera di Ponente e mettono in campo forme diverse di razionalità, spesso efficaci e di successo. A bordo dei loro pinchi, entrano nei circuiti del commercio in grande, inventando modi nuovi di fare mercato, strumenti inediti per acquisire informazioni e fiducia. Alla base della loro vitalità vi è la mancata distinzione fra navigazione e commercio, l’inserimento nella più minuta geografia portuale e produttiva del Mediterraneo, l’uso spregiudicato ma giuridicamente sorvegliato della stratificazione normativa e istituzionale. La loro impresa è reticolare e fondata su rapporti parentali localizzati nel borgo di origine, base del reclutamento del personale e dei capitali e, al tempo stesso, appoggio logistico dei traffici e delle frodi. D’altronde, non è questo il loro unico modo di situarsi nei traffici mediterranei. A volte, essi sciolgono il nesso fra navigazione e commercio, investendo tutto sul secondo, allentano i legami parentali e solidaristici a vantaggio di quelli familiari, collocano il borgo di origine in un orizzonte più ampio, riuscendo a penetrare nelle grandi places marchandes. Il libro descrive questi mercanti inseriti dentro mondi che non ne prevedono la presenza

Ai "margini" del Mediterraneo. Mercanti liguri nella tarda età moderna

Annastella Carrino
2018-01-01

Abstract

Uno degli elementi centrali del Mediterraneo settecentesco, investito da un’espansione significativa dei flussi mercantili, è la pluralità degli attori in campo. La massiccia istituzionalizzazione del mare, la strutturazione di convenienze e complementarietà economiche forti non gerarchizza rigidamente i protagonisti dello scambio. Molti micromercanti che la visione braudeliana del commercio per mare aveva confinato in spazi marginali riescono a installarsi sui grandi assi, contribuendo in maniera decisiva ad alimentarli. Fra costoro, i Liguri occupano una posizione di primo piano. Essi non sono gli eredi della gloriosa storia di Genova, ma provengono da alcuni borghi della Riviera di Ponente e mettono in campo forme diverse di razionalità, spesso efficaci e di successo. A bordo dei loro pinchi, entrano nei circuiti del commercio in grande, inventando modi nuovi di fare mercato, strumenti inediti per acquisire informazioni e fiducia. Alla base della loro vitalità vi è la mancata distinzione fra navigazione e commercio, l’inserimento nella più minuta geografia portuale e produttiva del Mediterraneo, l’uso spregiudicato ma giuridicamente sorvegliato della stratificazione normativa e istituzionale. La loro impresa è reticolare e fondata su rapporti parentali localizzati nel borgo di origine, base del reclutamento del personale e dei capitali e, al tempo stesso, appoggio logistico dei traffici e delle frodi. D’altronde, non è questo il loro unico modo di situarsi nei traffici mediterranei. A volte, essi sciolgono il nesso fra navigazione e commercio, investendo tutto sul secondo, allentano i legami parentali e solidaristici a vantaggio di quelli familiari, collocano il borgo di origine in un orizzonte più ampio, riuscendo a penetrare nelle grandi places marchandes. Il libro descrive questi mercanti inseriti dentro mondi che non ne prevedono la presenza
2018
9788872288634
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