"Marbot", la biografia esemplare, provvista in apparenza di tutti gli elementi di autenticità e legittimità propri del genere, che tanto scalpore e tanti interrogativi sollevò al suo apparire, è l’esito ultimo dell’opera di scandaglio intrapresa da Wolfgang Hildesheimer sui confini tra finzione e verità, narrazione e menzogna, genialità e dilettantismo, originalità e plagio. Il suo autore la definì «testamento» e «bilancio», il suo atto di commiato dal mondo della finzione letteraria, già variamente annunciato e prefigurato nel saggio del 1975 The End of Fiction. La constatazione dell’impossibilità e della fine delle grandi narrazioni porta Hildesheimer a un graduale distacco dall’esercizio dell’attività letteraria, con la sua produzione di ‘finzioni’, a favore dell’arte e della musica. «Für mich» così suona dunque la drastica conclusione di Hildesheimer in un saggio pubblicato qualche anno dopo e coevo del Marbot «ist der zeigenössische Roman gleich Trivialroman». Ancora più perentoria è la riflessione che chiude il saggio sul processo di stesura del Marbot: «Ein solches Buch schreibt man nicht zweimal […], und ich weiß, daß ich mir mit ihm die Möglichkeit verstellt habe, jemals wieder ein erzählendes Buch zu schreiben. Nicht, daß das Buch unübertrefflich sei, aber ich kann es nicht übertreffen, noch nicht einmal wieder erreichen». Una finzione che al contempo cela ed espone il suo carattere finzionale come il "Marbot" è perciò per Hildesheimer l’unico modo per poter ancora, un’ultima volta, scrivere narrativa.

“Art and Life”. La biografia come maschera ed enigma nel “Marbot” di Hildesheimer

C. Bosco
2018-01-01

Abstract

"Marbot", la biografia esemplare, provvista in apparenza di tutti gli elementi di autenticità e legittimità propri del genere, che tanto scalpore e tanti interrogativi sollevò al suo apparire, è l’esito ultimo dell’opera di scandaglio intrapresa da Wolfgang Hildesheimer sui confini tra finzione e verità, narrazione e menzogna, genialità e dilettantismo, originalità e plagio. Il suo autore la definì «testamento» e «bilancio», il suo atto di commiato dal mondo della finzione letteraria, già variamente annunciato e prefigurato nel saggio del 1975 The End of Fiction. La constatazione dell’impossibilità e della fine delle grandi narrazioni porta Hildesheimer a un graduale distacco dall’esercizio dell’attività letteraria, con la sua produzione di ‘finzioni’, a favore dell’arte e della musica. «Für mich» così suona dunque la drastica conclusione di Hildesheimer in un saggio pubblicato qualche anno dopo e coevo del Marbot «ist der zeigenössische Roman gleich Trivialroman». Ancora più perentoria è la riflessione che chiude il saggio sul processo di stesura del Marbot: «Ein solches Buch schreibt man nicht zweimal […], und ich weiß, daß ich mir mit ihm die Möglichkeit verstellt habe, jemals wieder ein erzählendes Buch zu schreiben. Nicht, daß das Buch unübertrefflich sei, aber ich kann es nicht übertreffen, noch nicht einmal wieder erreichen». Una finzione che al contempo cela ed espone il suo carattere finzionale come il "Marbot" è perciò per Hildesheimer l’unico modo per poter ancora, un’ultima volta, scrivere narrativa.
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