Il lavoro esamina le diverse strategie di TJ adottate nel continente africano, nell’ottica della controversa relazione tra pace/riconciliazione nazionale e giustizia. Come è noto, gli Stati africani usano meccanismi extragiudiziari o giudiziari di tipo “tradizionale”, incluse le Commissione di verità e riconciliazione, come strategie di TJ, prediligendo la pace e la riconciliazione nazionale rispetto alle esigenze della giustizia. Spesso, tuttavia, questi meccanismi si occupano dei crimini meno gravi, lasciando che i crimini più gravi siano perseguiti attraverso processi celebrati a livello nazionale o internazionale. Su queste basi, il saggio analizza la conformità al diritto internazionale dei suddetti meccanismi extra-giudiziari o quasi giudiziari . A tale scopo, il lavoro si interroga, anzitutto, sull’esistenza di un obbligo di punire gli autori dei crimini in base al diritto internazionale; quindi, accerta se tale obbligo di punire possa dirsi compiutamente adempiuto esclusivamente attraverso la celebrazione di un processo davanti a una autorità giudiziaria e se le amnistie siano da considerarsi illegittime in base al diritto consuetudinario vigente o in via di formazione. Nel valutare la conformità al diritto internazionale dei meccanismi di TJ utilizzati dai Paesi africani, il lavoro si occupa, altresì, delle policies adottate dall’Ufficio del Procuratore della CPI, le quali suggeriscono che il Procuratore potrebbe ritenere che sia “in the interest of justice” utilizzare mezzi alternativi al processo, di natura giudiziaria o extragiudiziaria, anche per i crimini di competenza della Corte penale, ove tali strumenti possano essere maggiormente satisfattivi degli interessi delle vittime.
Transitional Justice in Africa: Between the Fight Against Impunity and Peace Maintenance
Egeria Nalin
2018-01-01
Abstract
Il lavoro esamina le diverse strategie di TJ adottate nel continente africano, nell’ottica della controversa relazione tra pace/riconciliazione nazionale e giustizia. Come è noto, gli Stati africani usano meccanismi extragiudiziari o giudiziari di tipo “tradizionale”, incluse le Commissione di verità e riconciliazione, come strategie di TJ, prediligendo la pace e la riconciliazione nazionale rispetto alle esigenze della giustizia. Spesso, tuttavia, questi meccanismi si occupano dei crimini meno gravi, lasciando che i crimini più gravi siano perseguiti attraverso processi celebrati a livello nazionale o internazionale. Su queste basi, il saggio analizza la conformità al diritto internazionale dei suddetti meccanismi extra-giudiziari o quasi giudiziari . A tale scopo, il lavoro si interroga, anzitutto, sull’esistenza di un obbligo di punire gli autori dei crimini in base al diritto internazionale; quindi, accerta se tale obbligo di punire possa dirsi compiutamente adempiuto esclusivamente attraverso la celebrazione di un processo davanti a una autorità giudiziaria e se le amnistie siano da considerarsi illegittime in base al diritto consuetudinario vigente o in via di formazione. Nel valutare la conformità al diritto internazionale dei meccanismi di TJ utilizzati dai Paesi africani, il lavoro si occupa, altresì, delle policies adottate dall’Ufficio del Procuratore della CPI, le quali suggeriscono che il Procuratore potrebbe ritenere che sia “in the interest of justice” utilizzare mezzi alternativi al processo, di natura giudiziaria o extragiudiziaria, anche per i crimini di competenza della Corte penale, ove tali strumenti possano essere maggiormente satisfattivi degli interessi delle vittime.File | Dimensione | Formato | |
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