Il costrutto della vicarianza è un "prisma" con molte facce (Berthoz, 2013). Pochi ambiti disciplinari hanno provato, sino ad oggi, ad esplorarne le molte, possibili declinazioni semantiche. La medicina anzitutto, ove per vicarianza si intende il "fatto" e la "capacità" di un organo, di una funzione o di una fenomenologia di potersi sostituire a un altro organo o a un’altra funzione o fenomenologia, supplendoli o compensandoli. In tal senso in medicina si parla di vicarianza funzionale e, in presenza di deficit sensoriali, di vicarianza di una disabilità attraverso i sensi non lesi. Oppure la biogeografia, ove per vicarianza si intende la presenza, in aree geografiche anche non contigue, di specie distinte aventi ruoli analoghi nell'ecosistema. In quest'ultima accezione di significato si parla di vicarianza ecologica, ovvero di distribuzione di specie sistematicamente affini in ambienti o territori limitrofi ma diversificati per uno o più fattori ecologici, come per il ph del suolo. In queste due prime accezioni, il costrutto della vicarianza si caratterizza come una proprietà fondamentale dei viventi: sia quando "compensa", surrogando l'assenza di un'abilità specifica, sia quando "distribuisce", assicurando la sopravvivenza delle biodiversità all'interno di una singola specie, fra specie diverse e tra ecosistemi. Più raro è l'uso del costrutto nel campo delle scienze umane. In storia, soprattutto medioevale, è rintracciabile il lemma "vicario" per indicare chi esercita un'autorità o una funzione in sostituzione o in rappresentanza di altra persona di grado superiore. Si tratta di un'accezione che permane ancora oggi nel lessico ecclesiastico per significare colui che fa le veci, che sostituisce, che svolge funzioni di supplenza o di compensazione. Anche gli studi di bioeducazione hanno posto in termini epistemici fondamentali la questione degli interventi educativo-formativi a partire dal ruolo vicario del corpo (Frauenfelder, Santoianni, Striano, 2004; Sibilio, 2002; 2014) ma, a parte questa corrente e, più recentemente, l'interessante esplorazione del concetto in relazione alla funzione di previsione dell'apprendere (Rivoltella, 2014), in didattica comincia solo ora a farsi evidente lo spazio di una potenziale elaborazione del costrutto della vicarianza. Il saggio fa il punto il quest'ultimo ambito.

Inclusione e vicarianza. Prodromi analitici di un nesso didattico

PERLA LOREDANA
2017-01-01

Abstract

Il costrutto della vicarianza è un "prisma" con molte facce (Berthoz, 2013). Pochi ambiti disciplinari hanno provato, sino ad oggi, ad esplorarne le molte, possibili declinazioni semantiche. La medicina anzitutto, ove per vicarianza si intende il "fatto" e la "capacità" di un organo, di una funzione o di una fenomenologia di potersi sostituire a un altro organo o a un’altra funzione o fenomenologia, supplendoli o compensandoli. In tal senso in medicina si parla di vicarianza funzionale e, in presenza di deficit sensoriali, di vicarianza di una disabilità attraverso i sensi non lesi. Oppure la biogeografia, ove per vicarianza si intende la presenza, in aree geografiche anche non contigue, di specie distinte aventi ruoli analoghi nell'ecosistema. In quest'ultima accezione di significato si parla di vicarianza ecologica, ovvero di distribuzione di specie sistematicamente affini in ambienti o territori limitrofi ma diversificati per uno o più fattori ecologici, come per il ph del suolo. In queste due prime accezioni, il costrutto della vicarianza si caratterizza come una proprietà fondamentale dei viventi: sia quando "compensa", surrogando l'assenza di un'abilità specifica, sia quando "distribuisce", assicurando la sopravvivenza delle biodiversità all'interno di una singola specie, fra specie diverse e tra ecosistemi. Più raro è l'uso del costrutto nel campo delle scienze umane. In storia, soprattutto medioevale, è rintracciabile il lemma "vicario" per indicare chi esercita un'autorità o una funzione in sostituzione o in rappresentanza di altra persona di grado superiore. Si tratta di un'accezione che permane ancora oggi nel lessico ecclesiastico per significare colui che fa le veci, che sostituisce, che svolge funzioni di supplenza o di compensazione. Anche gli studi di bioeducazione hanno posto in termini epistemici fondamentali la questione degli interventi educativo-formativi a partire dal ruolo vicario del corpo (Frauenfelder, Santoianni, Striano, 2004; Sibilio, 2002; 2014) ma, a parte questa corrente e, più recentemente, l'interessante esplorazione del concetto in relazione alla funzione di previsione dell'apprendere (Rivoltella, 2014), in didattica comincia solo ora a farsi evidente lo spazio di una potenziale elaborazione del costrutto della vicarianza. Il saggio fa il punto il quest'ultimo ambito.
2017
978-88-350-4617-2
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