Il discorso pronunciato dal Micipsa re di Numidia in punto di morte ("Bellum Iugurthinum" 10), rivela un coefficiente di retoricità che rinvia ad una serie di topoi organizzati intorno al motivo comune alla base del vivo interesse nutrito dalla storiografia e biografia antica per gli "ultima verba" di uomini e donne celebri. L’inserimento di questa "oratio recta" conferma la prassi di Sallustio di selezionare i discorsi secondo un intento programmatico e preordinato: oltre a svolgere la funzione di cerniera nell’economia compositiva del "Bellum Iugurthinum" tra i capitoli precedenti che illustrano le vicende dinastiche dei sovrani di Numidia e la tragedia imminente che sta per abbattersi su quel regno a causa del "bellum atrox" tra Giugurta e i Romani, i "novissima verba" del sovrano moribondo, che suonano come un vero e proprio testamento spirituale, consentono allo storico di Amiterno di ribadire la centralità assegnata nella sua concezione storiografica alla "virtus" e di utilizzare le potenzialità narrative di un motivo - quello del potere divinatorio assegnato ai moribondi- attestato già nell’epica omerica e destinato a registrare ininterrotta fortuna nel patrimonio letterario e folkolorico di molte culture.
I 'novissima verba': l'arte di morire (Sallustio Iug. 10)
BRESCIA, Graziana
2001-01-01
Abstract
Il discorso pronunciato dal Micipsa re di Numidia in punto di morte ("Bellum Iugurthinum" 10), rivela un coefficiente di retoricità che rinvia ad una serie di topoi organizzati intorno al motivo comune alla base del vivo interesse nutrito dalla storiografia e biografia antica per gli "ultima verba" di uomini e donne celebri. L’inserimento di questa "oratio recta" conferma la prassi di Sallustio di selezionare i discorsi secondo un intento programmatico e preordinato: oltre a svolgere la funzione di cerniera nell’economia compositiva del "Bellum Iugurthinum" tra i capitoli precedenti che illustrano le vicende dinastiche dei sovrani di Numidia e la tragedia imminente che sta per abbattersi su quel regno a causa del "bellum atrox" tra Giugurta e i Romani, i "novissima verba" del sovrano moribondo, che suonano come un vero e proprio testamento spirituale, consentono allo storico di Amiterno di ribadire la centralità assegnata nella sua concezione storiografica alla "virtus" e di utilizzare le potenzialità narrative di un motivo - quello del potere divinatorio assegnato ai moribondi- attestato già nell’epica omerica e destinato a registrare ininterrotta fortuna nel patrimonio letterario e folkolorico di molte culture.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.