You can not address the issue of political obligation, and therefore the very root of the notion of politics, without deepening the concept of “consensus”. Its meaning seems at first glance simple, intuitive, but centuries of political thought have indeed highlighted the complex, sometimes ambivalent, character of the idea of “consensus”. First of all, there are several levels or spheres of consensus in relation to the political system: there can be therefore consensus about the constitutional bases of the state, that is, consensus on the rules of the game, but it must be distinguished from consensus on the policies of governments, which are tendentially more “divisive”. Consensus can also be understood as a natural or spontaneous tendency of human communities, and as such it can be assimilated to the tendency to balance and order; or it can be interpreted as the result of the very work of politics, parties and institutions in their task of problem solving. Political consensus is sometimes assimilated to rational, free and conscious consensus, typical of the contract: while the ideal scheme of the contract does not explain the real origin of the states, it is also true that the model of the contract, once introduced into the political discourse, changes the terms of the latter one, and induces decision-makers to behave as subjects bound by a contractual agreement signed with citizens. Another important theme is the role that trust or distrust play in the various political theories since it affects the role attributed by the same theories to consensus. Even more important is to distinguish the “consensual” theories of democracy from the “agonistic” ones, which in turn may be liberal or radical. However, the crucial reflection to be made concerns the relationship between “existential” or “basic” consensus (expressed, inter alia, by Renan in the famous metaphor of the everyday plebiscite) and formal or “rationalizable” consensus: the former is a necessary but not sufficient condition of the latter; democracy cannot do without the latter but can not even be established in the absence of the former.

Non ci si può confrontare col tema dell'obbligazione politica, e dunque con la radice stessa della nozione di politica, senza approfondire il concetto di “consenso”. Il suo significato sembra a prima vista semplice, intuitivo, ma in realtà secoli di pensiero politico hanno messo in luce il carattere complesso, a tratti ambivalente, dell'idea di “consenso”. Vi sono anzitutto più livelli o sfere di consenso in rapporto al sistema politico: vi può essere quindi consenso verso le basi costituzionali dello Stato, inteso come consenso intorno alle regole del gioco (“the rules of the game”), ma esso deve essere distinto dal consenso verso le politiche dei governi, che sono tendenzialmente più “divisive”. Inoltre il consenso può essere inteso come una tendenza naturale o spontanea delle comunità umane, e come tale assimilato alla tendenza all'equilibrio e all'ordine; oppure può essere interpretato come il risultato del lavoro stesso della politica, dei partiti e delle istituzioni, nel loro ruolo di “problem solving”. Il consenso politico viene talora assimilato al consenso razionale, libero e consapevole, tipico del contratto: se da un lato lo schema ideale del contratto non serve a spiegare la reale origine degli Stati, dall'altro è anche vero che il modello del contratto, una volta introdotto nel discorso politico, muta i termini di quest'ultimo e induce i “decision makers” a comportarsi come soggetti vincolati da un patto di tipo contrattuale stretto con i cittadini. Un altro tema importante è il ruolo che nelle varie teorie politiche assumono il trust o il distrust poiché esso influisce sul ruolo attribuito dalle medesime teorie al consenso. Ancor più importante è distinguere le teorie “consensuali” della democrazia da quelle “agonistiche”, che possono a loro volta essere liberali o radicali. Tuttavia la riflessione cruciale da fare riguarda il rapporto fra il consenso “esistenziale” o “basilare” (espresso tra l'altro da Renan nella celebre metafora del plebiscito di tutti i giorni) e il consenso formale o “razionalizzabile”: il primo è condizione necessaria ma non sufficiente del secondo; la democrazia non può fare a meno del secondo ma non può neppure essere istituita in assenza del primo.

Il consenso e la politica: come un apparente idillio può ospitare dilemmi

Scarcelli Ivan
2017-01-01

Abstract

You can not address the issue of political obligation, and therefore the very root of the notion of politics, without deepening the concept of “consensus”. Its meaning seems at first glance simple, intuitive, but centuries of political thought have indeed highlighted the complex, sometimes ambivalent, character of the idea of “consensus”. First of all, there are several levels or spheres of consensus in relation to the political system: there can be therefore consensus about the constitutional bases of the state, that is, consensus on the rules of the game, but it must be distinguished from consensus on the policies of governments, which are tendentially more “divisive”. Consensus can also be understood as a natural or spontaneous tendency of human communities, and as such it can be assimilated to the tendency to balance and order; or it can be interpreted as the result of the very work of politics, parties and institutions in their task of problem solving. Political consensus is sometimes assimilated to rational, free and conscious consensus, typical of the contract: while the ideal scheme of the contract does not explain the real origin of the states, it is also true that the model of the contract, once introduced into the political discourse, changes the terms of the latter one, and induces decision-makers to behave as subjects bound by a contractual agreement signed with citizens. Another important theme is the role that trust or distrust play in the various political theories since it affects the role attributed by the same theories to consensus. Even more important is to distinguish the “consensual” theories of democracy from the “agonistic” ones, which in turn may be liberal or radical. However, the crucial reflection to be made concerns the relationship between “existential” or “basic” consensus (expressed, inter alia, by Renan in the famous metaphor of the everyday plebiscite) and formal or “rationalizable” consensus: the former is a necessary but not sufficient condition of the latter; democracy cannot do without the latter but can not even be established in the absence of the former.
2017
Non ci si può confrontare col tema dell'obbligazione politica, e dunque con la radice stessa della nozione di politica, senza approfondire il concetto di “consenso”. Il suo significato sembra a prima vista semplice, intuitivo, ma in realtà secoli di pensiero politico hanno messo in luce il carattere complesso, a tratti ambivalente, dell'idea di “consenso”. Vi sono anzitutto più livelli o sfere di consenso in rapporto al sistema politico: vi può essere quindi consenso verso le basi costituzionali dello Stato, inteso come consenso intorno alle regole del gioco (“the rules of the game”), ma esso deve essere distinto dal consenso verso le politiche dei governi, che sono tendenzialmente più “divisive”. Inoltre il consenso può essere inteso come una tendenza naturale o spontanea delle comunità umane, e come tale assimilato alla tendenza all'equilibrio e all'ordine; oppure può essere interpretato come il risultato del lavoro stesso della politica, dei partiti e delle istituzioni, nel loro ruolo di “problem solving”. Il consenso politico viene talora assimilato al consenso razionale, libero e consapevole, tipico del contratto: se da un lato lo schema ideale del contratto non serve a spiegare la reale origine degli Stati, dall'altro è anche vero che il modello del contratto, una volta introdotto nel discorso politico, muta i termini di quest'ultimo e induce i “decision makers” a comportarsi come soggetti vincolati da un patto di tipo contrattuale stretto con i cittadini. Un altro tema importante è il ruolo che nelle varie teorie politiche assumono il trust o il distrust poiché esso influisce sul ruolo attribuito dalle medesime teorie al consenso. Ancor più importante è distinguere le teorie “consensuali” della democrazia da quelle “agonistiche”, che possono a loro volta essere liberali o radicali. Tuttavia la riflessione cruciale da fare riguarda il rapporto fra il consenso “esistenziale” o “basilare” (espresso tra l'altro da Renan nella celebre metafora del plebiscito di tutti i giorni) e il consenso formale o “razionalizzabile”: il primo è condizione necessaria ma non sufficiente del secondo; la democrazia non può fare a meno del secondo ma non può neppure essere istituita in assenza del primo.
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