Il 24 dicembre 1968 “Earthrise” – l’immagine della Terra trasmessa dall’Apollo 8 in orbita lunare agli schermi del pianeta – anticipa il volgere di decennio con un assaggio planetario del “Mondo Nuovo”. “L’impatto fu enorme – disse McLuhan – eravamo ‘dentro’ e ‘fuori’ allo stesso tempo. Eravamo sulla Terra e sulla Luna contemporaneamente”. In questa plastica immagine di cosmica interdipendenza ancor oggi si condensa la brusca accelerazione impressa sul finire degli anni Sessanta alla compressione del mondo in “villaggio globale”. In critica empatia con questo “assalto al cielo”, una “nuova generazione” percorre e scuote tutte le città del mondo, il globo intero, conscia del fatto – per dirla sempre con McLuhan – che “nell’era elettrica abbiamo come pelle l’intera umanità”. E in rappresentanza dell’umanità chiede una “ridefinizione” della politica. E’ sotto questi magli che spazio e tempo si restringono fino ad annullarsi. A prosecuzione e a parziale risposta il nuovo decennio s’annuncia con un passo nuovo e rivolgimenti clamorosi. Opec, Trilateral e Club di Roma, Nixon e Kissinger faranno a gara a svellere il mondo dai cardini ereditati, a portarlo verso nuovi confini e proporzioni. Saranno in molti ad avanzare risposte e soluzioni. Mosca con i carri armati a Praga ha giocato d’anticipo e si è castrata. Di quella ricetta, replicata nel Vietnam afghano, morirà. L’Europa prova ad abbozzare una risposta, vogliosa di succedere o d’affiancarsi nella stanza dei bottoni all’”amico americano”. Il duo Schmidt-Giscard tenta di approfittare dell’occasione storica offerta dal capitombolo americano per i gradini ripidissimi di Vietnam, Cile, Watergate e cultural wars. A Rambouillet e subito dopo Francia e Germania provano persino a far da sponda alla richiesta di “nuovo ordine mondiale” che viene dal Sud. Sarà un fallimento in cui si incuneano gli USA. Si faranno così avanti altre regolazioni e ordinamenti. Ad orientarli il nuovo verbo a stelle e strisce che da tempo affatica gli americani nel tentativo di far rifiatare dollaro ed egemonia. Scomodando Gramsci, si delinea allora una epocale “rivoluzione passiva”: in risposta alla richiesta di una politica ridefinita a livello globale, di una nuova età dei diritti e delle libertà, avanzano consumismo e individualismo a caratura globale. L’atlantismo, eredità delle tre rivoluzioni che hanno dato volto e voce all’occidente, declina assieme ai cambi fissi dei Trente Glorieuses e alla politica promotrice di abbondanza e welfare. Il rapporto McCracken avverte che è ora di cambiare mira al fucile: obiettivo fondamentale dei governi non può essere più la piena occupazione, ma il controllo dell’inflazione. L’onnipotenza della politica, bucata nelle sue perversioni più acute dalla critica del pacifismo e dell’ anti-imperialismo, è chiamata ora a chinare il ginocchio in rispetto e promozione dei diritti umani. Ma è in Vietnam che si consuma la crisi dell’universalismo. Il Davide che aveva raccolto attorno a sé il mondo nella sua battaglia vittoriosa contro Golia vomita ora boat-people soccorsi d’ogni dove, mentre in Iran si celebra la “Revanche de Dieu” (Gilles Kepel). La religione torna misura del mondo per i dannati della terra. I tempi sono maturi per la spallata neoliberale (Nolte). Crisi iraniana, Euromissili, SME e sentenza della Corte europea sul Cassis spianano la strada a Thatcher, Reagan e Kohl. Dall’altra parte del mondo, le “quattro modernizzazioni” confermano che nel Pacifico e sul nuovo rapporto tra dollaro e yuan si sta incardinando un mondo davvero ‘nuovo’. Mitterand si accorgerà - presto ma in ritardo - che per la sua Francia non c’è abbastanza acqua per nuotare. Per Gorbaciov e il suo tentativo di riforma, associato all’invocazione di un nuovo ordine mondiale il risveglio sarà ancora più amaro. All’età della speranza è subentrata quella dell’angoscia. Il futuro non sarà mai più come prima. Anzi non si potrà più intravederlo o sognarlo. Di qui lo scavo affannoso e senza fine nel passato, la ‘memoria’ di Sisifo dei nostri tempi.

TRA DIRITTI UMANI E “WASHINGTON CONSENSUS”: EVOLUZIONI E AVVENTURE DEL POTERE SOVRANAZIONALE (1971-1989)

Isidoro Davide Mortellaro
Writing – Original Draft Preparation
2017-01-01

Abstract

Il 24 dicembre 1968 “Earthrise” – l’immagine della Terra trasmessa dall’Apollo 8 in orbita lunare agli schermi del pianeta – anticipa il volgere di decennio con un assaggio planetario del “Mondo Nuovo”. “L’impatto fu enorme – disse McLuhan – eravamo ‘dentro’ e ‘fuori’ allo stesso tempo. Eravamo sulla Terra e sulla Luna contemporaneamente”. In questa plastica immagine di cosmica interdipendenza ancor oggi si condensa la brusca accelerazione impressa sul finire degli anni Sessanta alla compressione del mondo in “villaggio globale”. In critica empatia con questo “assalto al cielo”, una “nuova generazione” percorre e scuote tutte le città del mondo, il globo intero, conscia del fatto – per dirla sempre con McLuhan – che “nell’era elettrica abbiamo come pelle l’intera umanità”. E in rappresentanza dell’umanità chiede una “ridefinizione” della politica. E’ sotto questi magli che spazio e tempo si restringono fino ad annullarsi. A prosecuzione e a parziale risposta il nuovo decennio s’annuncia con un passo nuovo e rivolgimenti clamorosi. Opec, Trilateral e Club di Roma, Nixon e Kissinger faranno a gara a svellere il mondo dai cardini ereditati, a portarlo verso nuovi confini e proporzioni. Saranno in molti ad avanzare risposte e soluzioni. Mosca con i carri armati a Praga ha giocato d’anticipo e si è castrata. Di quella ricetta, replicata nel Vietnam afghano, morirà. L’Europa prova ad abbozzare una risposta, vogliosa di succedere o d’affiancarsi nella stanza dei bottoni all’”amico americano”. Il duo Schmidt-Giscard tenta di approfittare dell’occasione storica offerta dal capitombolo americano per i gradini ripidissimi di Vietnam, Cile, Watergate e cultural wars. A Rambouillet e subito dopo Francia e Germania provano persino a far da sponda alla richiesta di “nuovo ordine mondiale” che viene dal Sud. Sarà un fallimento in cui si incuneano gli USA. Si faranno così avanti altre regolazioni e ordinamenti. Ad orientarli il nuovo verbo a stelle e strisce che da tempo affatica gli americani nel tentativo di far rifiatare dollaro ed egemonia. Scomodando Gramsci, si delinea allora una epocale “rivoluzione passiva”: in risposta alla richiesta di una politica ridefinita a livello globale, di una nuova età dei diritti e delle libertà, avanzano consumismo e individualismo a caratura globale. L’atlantismo, eredità delle tre rivoluzioni che hanno dato volto e voce all’occidente, declina assieme ai cambi fissi dei Trente Glorieuses e alla politica promotrice di abbondanza e welfare. Il rapporto McCracken avverte che è ora di cambiare mira al fucile: obiettivo fondamentale dei governi non può essere più la piena occupazione, ma il controllo dell’inflazione. L’onnipotenza della politica, bucata nelle sue perversioni più acute dalla critica del pacifismo e dell’ anti-imperialismo, è chiamata ora a chinare il ginocchio in rispetto e promozione dei diritti umani. Ma è in Vietnam che si consuma la crisi dell’universalismo. Il Davide che aveva raccolto attorno a sé il mondo nella sua battaglia vittoriosa contro Golia vomita ora boat-people soccorsi d’ogni dove, mentre in Iran si celebra la “Revanche de Dieu” (Gilles Kepel). La religione torna misura del mondo per i dannati della terra. I tempi sono maturi per la spallata neoliberale (Nolte). Crisi iraniana, Euromissili, SME e sentenza della Corte europea sul Cassis spianano la strada a Thatcher, Reagan e Kohl. Dall’altra parte del mondo, le “quattro modernizzazioni” confermano che nel Pacifico e sul nuovo rapporto tra dollaro e yuan si sta incardinando un mondo davvero ‘nuovo’. Mitterand si accorgerà - presto ma in ritardo - che per la sua Francia non c’è abbastanza acqua per nuotare. Per Gorbaciov e il suo tentativo di riforma, associato all’invocazione di un nuovo ordine mondiale il risveglio sarà ancora più amaro. All’età della speranza è subentrata quella dell’angoscia. Il futuro non sarà mai più come prima. Anzi non si potrà più intravederlo o sognarlo. Di qui lo scavo affannoso e senza fine nel passato, la ‘memoria’ di Sisifo dei nostri tempi.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Diritti e Washington consensus.pdf

non disponibili

Descrizione: Scansione della versione pubblicata
Tipologia: Altro materiale allegato
Licenza: NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione 5.85 MB
Formato Adobe PDF
5.85 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/203778
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact