Uno dei principali obiettivi delle politiche di gestione dei rifiuti è l’utilizzo circolare delle risorse, quindi vi è l’interesse ad immettere sul mercato materiali e merci responsabilmente prodotti, capaci di essere riciclati e riutilizzati nel tempo. A questo scopo sono rivolte le misure dell’Unione Europea relative all’Economia circolare e all’Ecodesign, incentrate proprio sulla necessità di modificare gli attuali modelli di produzione e di consumo intervenendo su tutto il ciclo di vita delle merci, allungandone la “vita utile” ed aumentandone la possibilità di riciclo e riuso quando giunti a fine vita. Seguendo l’approccio End-Of-Life recycling lo scopo di questo lavoro è seguire la “circolazione” degli imballaggi primari (bottiglie in PET e capsule in HDPE) impiegati nel settore dell’acqua confezionata in bottiglie monouso. Per perseguire tale obiettivo si propone l’applicazione di due metodologie: la Material Flow Analysis e la Carbon Footprint. La prima per determinare la base materiale ed energetica degli imballaggi primari in PET e HDPE e la seconda per l’impatto ambientale ad essi associato in termini di emissioni di gas climalteranti. La quantificazione delle materie prime e delle risorse energetiche impiegate e delle emissioni di gas climalteranti, associata alla quantità di merci giunte a fine vita e non avviate al riciclo e/o al recupero, consentirebbe una più efficiente gestione dei rifiuti, permettendo dunque il passaggio da un modello di economia lineare ad un modello di economia circolare. Negli ultimi venticinque anni, il consumo nazionale annuo di acqua confezionata in bottiglia mostra un trend sostanzialmente crescente raggiungendo, nel 2015, i 12 miliardi di L (GL), di cui 9 GL imbottigliati in plastica e la restante quota (25%) in vetro e cartone. Queste stime indicano che in Italia, nel 2015, il settore dell’acqua confezionata in bottiglie monouso impiega una quantità di risorse energetiche all’incirca pari a 9.000-21.000 TJ, 98.000-187.000 t di PET e 6.500-14.700 t di HDPE. Delle complessive 105.000- 201.000 t di resine impiegate, circa 42.000-80.000 t sono riciclate, circa 47.000-90.000 t sono avviate al recupero energetico e circa 15.000-30.000 t sono restituite all’ambiente come rifiuti. L’uso delle due metodologie potrebbe fornire al decision maker informazioni più complete ed utili per ridurre la produzione di questi rifiuti, ad esempio incentivando il riciclo bottle to bottle o sostenendo l’apertura di nuovi mercati per i polimeri rigenerati, potendone così valutare la convenienza in termini economico-ambientali, oppure intervenendo sui modelli di consumo, nell’ottica del raggiungimento di una maggiore circolarità delle risorse in questo settore.

Material Flow Analysis e Carbon Footprint . Un approccio combinato verso l'economia circolare del settore dell'acqua confezionata

Amicarelli Vera;Lagioia Giovanni;Giannossa Lorena Carla
2017-01-01

Abstract

Uno dei principali obiettivi delle politiche di gestione dei rifiuti è l’utilizzo circolare delle risorse, quindi vi è l’interesse ad immettere sul mercato materiali e merci responsabilmente prodotti, capaci di essere riciclati e riutilizzati nel tempo. A questo scopo sono rivolte le misure dell’Unione Europea relative all’Economia circolare e all’Ecodesign, incentrate proprio sulla necessità di modificare gli attuali modelli di produzione e di consumo intervenendo su tutto il ciclo di vita delle merci, allungandone la “vita utile” ed aumentandone la possibilità di riciclo e riuso quando giunti a fine vita. Seguendo l’approccio End-Of-Life recycling lo scopo di questo lavoro è seguire la “circolazione” degli imballaggi primari (bottiglie in PET e capsule in HDPE) impiegati nel settore dell’acqua confezionata in bottiglie monouso. Per perseguire tale obiettivo si propone l’applicazione di due metodologie: la Material Flow Analysis e la Carbon Footprint. La prima per determinare la base materiale ed energetica degli imballaggi primari in PET e HDPE e la seconda per l’impatto ambientale ad essi associato in termini di emissioni di gas climalteranti. La quantificazione delle materie prime e delle risorse energetiche impiegate e delle emissioni di gas climalteranti, associata alla quantità di merci giunte a fine vita e non avviate al riciclo e/o al recupero, consentirebbe una più efficiente gestione dei rifiuti, permettendo dunque il passaggio da un modello di economia lineare ad un modello di economia circolare. Negli ultimi venticinque anni, il consumo nazionale annuo di acqua confezionata in bottiglia mostra un trend sostanzialmente crescente raggiungendo, nel 2015, i 12 miliardi di L (GL), di cui 9 GL imbottigliati in plastica e la restante quota (25%) in vetro e cartone. Queste stime indicano che in Italia, nel 2015, il settore dell’acqua confezionata in bottiglie monouso impiega una quantità di risorse energetiche all’incirca pari a 9.000-21.000 TJ, 98.000-187.000 t di PET e 6.500-14.700 t di HDPE. Delle complessive 105.000- 201.000 t di resine impiegate, circa 42.000-80.000 t sono riciclate, circa 47.000-90.000 t sono avviate al recupero energetico e circa 15.000-30.000 t sono restituite all’ambiente come rifiuti. L’uso delle due metodologie potrebbe fornire al decision maker informazioni più complete ed utili per ridurre la produzione di questi rifiuti, ad esempio incentivando il riciclo bottle to bottle o sostenendo l’apertura di nuovi mercati per i polimeri rigenerati, potendone così valutare la convenienza in termini economico-ambientali, oppure intervenendo sui modelli di consumo, nell’ottica del raggiungimento di una maggiore circolarità delle risorse in questo settore.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/202915
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