Il Mouvement anti-utilitariste dans les sciences sociales fondato da Alain Caillé, traendo linfa teorica da Marcel Mauss e da Karl Polanyi, ha condotto un generoso lavoro di sottrazione delle pratiche conoscitive diffuse tra gli scienziati sociali all’imperium dei postulati epistemologici propri dell’economia politica, costruendo nuova visione paradigmatica per la comprensione della realtà sociale, adagiata sulle logiche del dono e del legame sociale. Qui ci occupiamo, nello specifico, del progetto politico-sociale che viene fuori dalla riflessione antiutilitarista. Nessun progetto antiutilitarista è praticabile se non a partire dalla contestazione della logica di accessibilità illimitata. Economicismo, individualismo, utilitarismo non operano nel senso della soppressione e della riduzione dell’umano, bensì dell’abilitazione neutra alla produzione di senso. E’ questo meccanismo che genera il disseccamento dell’umano, denunciato dagli antiutilitaristi. Essi però ingaggiano una battaglia paradossale, mirata proprio: il riconoscimento della complessità e della pluralità delle forme di vita, conduce loro a reclamare un ulteriore disserramento degli accessi. Occorre chiedersi se il perseguimento dell’illimitata manifestazione di ciò che si è e che si vuole essere (auspicato dagli antiutilitaristi) non sia consustanziale all’incremento illimitato del voler avere, vale a dire alla logica dello sviluppo illimitato, che pure costituisce, com’è noto, uno dei fronti più intensi della critica antiutilitarista.

Pour une critique anti-utilitariste de l’anti-utilitarisme

ROMANO, Onofrio
2006-01-01

Abstract

Il Mouvement anti-utilitariste dans les sciences sociales fondato da Alain Caillé, traendo linfa teorica da Marcel Mauss e da Karl Polanyi, ha condotto un generoso lavoro di sottrazione delle pratiche conoscitive diffuse tra gli scienziati sociali all’imperium dei postulati epistemologici propri dell’economia politica, costruendo nuova visione paradigmatica per la comprensione della realtà sociale, adagiata sulle logiche del dono e del legame sociale. Qui ci occupiamo, nello specifico, del progetto politico-sociale che viene fuori dalla riflessione antiutilitarista. Nessun progetto antiutilitarista è praticabile se non a partire dalla contestazione della logica di accessibilità illimitata. Economicismo, individualismo, utilitarismo non operano nel senso della soppressione e della riduzione dell’umano, bensì dell’abilitazione neutra alla produzione di senso. E’ questo meccanismo che genera il disseccamento dell’umano, denunciato dagli antiutilitaristi. Essi però ingaggiano una battaglia paradossale, mirata proprio: il riconoscimento della complessità e della pluralità delle forme di vita, conduce loro a reclamare un ulteriore disserramento degli accessi. Occorre chiedersi se il perseguimento dell’illimitata manifestazione di ciò che si è e che si vuole essere (auspicato dagli antiutilitaristi) non sia consustanziale all’incremento illimitato del voler avere, vale a dire alla logica dello sviluppo illimitato, che pure costituisce, com’è noto, uno dei fronti più intensi della critica antiutilitarista.
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