Il contributo analizza l'arco angioino che delimita idealmente lo spazio del sagrato della celebre Basilica di San Nicola a Bari. Il manufatto, cui non era mai stato dedicato uno studio specifico nonostante la posizione di rilievo riservatagli a livello tanto urbanistico quanto simbolico, viene qui analizzato in tutte le sue componenti, strutturali e decorative. L'analisi degli scudi araldici che vi sono scolpiti e la lettura corretta di uno di essi, mai interpretato prima dalla critica nelle precedenti fugaci citazioni, permette di datare l'arco tra 1383 e 1384, ovvero al momento in cui le famiglie del Balzo Orsini e Caldora (che in successione, dopo tal momento, avrebbero rivestito il ruolo di duchi di Bari) unirono gli intenti e le finanze per ringraziare re Luigi (Ludovico) I d'Angiò delle numerose concessioni riservate loro in occasione di una cerimonia tenutasi proprio presso la Basilica barese. Il monumento sanciva dunque una sorta di patto con il re, ma rappresentava al contempo una evidente captatio benevolentiae. Il manufatto viene anche analizzato nelle sue componenti decorative fitomorfe, che si ricollegano a una serie di testimonianze pugliesi e lucane poco note, qui puntualmente portate a confronto. L'effige del santo, inserita al centro dell'arco, viene finalmente analizzata in tutte le sue sfaccettature (stilistico-formale e iconografica) e, per la prima volta, vengono identificate le figure di Cristo e Maria ai lati del santo, sul modello delle icone orientali, una delle quali, lapidea e relativa sempre alla fine del XIV secolo, è murata nella parete absidale della medesima basilica; in tal modo sembra, quasi, che tali icone delimitassero lo spazio sacro, legandolo alla famiglia d'Angiò, i cui stemmi compaiono sia nella prima immagine che nella seconda.

Alle soglie del sacro. L’arco angioino della Basilica di San Nicola a Bari: gigli, palmette, foglie d’acanto e crochets

MIGNOZZI, MARCELLO
2017-01-01

Abstract

Il contributo analizza l'arco angioino che delimita idealmente lo spazio del sagrato della celebre Basilica di San Nicola a Bari. Il manufatto, cui non era mai stato dedicato uno studio specifico nonostante la posizione di rilievo riservatagli a livello tanto urbanistico quanto simbolico, viene qui analizzato in tutte le sue componenti, strutturali e decorative. L'analisi degli scudi araldici che vi sono scolpiti e la lettura corretta di uno di essi, mai interpretato prima dalla critica nelle precedenti fugaci citazioni, permette di datare l'arco tra 1383 e 1384, ovvero al momento in cui le famiglie del Balzo Orsini e Caldora (che in successione, dopo tal momento, avrebbero rivestito il ruolo di duchi di Bari) unirono gli intenti e le finanze per ringraziare re Luigi (Ludovico) I d'Angiò delle numerose concessioni riservate loro in occasione di una cerimonia tenutasi proprio presso la Basilica barese. Il monumento sanciva dunque una sorta di patto con il re, ma rappresentava al contempo una evidente captatio benevolentiae. Il manufatto viene anche analizzato nelle sue componenti decorative fitomorfe, che si ricollegano a una serie di testimonianze pugliesi e lucane poco note, qui puntualmente portate a confronto. L'effige del santo, inserita al centro dell'arco, viene finalmente analizzata in tutte le sue sfaccettature (stilistico-formale e iconografica) e, per la prima volta, vengono identificate le figure di Cristo e Maria ai lati del santo, sul modello delle icone orientali, una delle quali, lapidea e relativa sempre alla fine del XIV secolo, è murata nella parete absidale della medesima basilica; in tal modo sembra, quasi, che tali icone delimitassero lo spazio sacro, legandolo alla famiglia d'Angiò, i cui stemmi compaiono sia nella prima immagine che nella seconda.
2017
978-88-99224-22-6
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