La presenza sul territorio italiano di opere idrauliche risalenti ad epoche passate costituisce un elemento di notevole importanza storica, che testimonia la capacità dell’uomo di adattarsi alle caratteristiche naturali dell’ambiente e l’abilità ingegneristica nel costruire opere di controllo del territorio. È un patrimonio culturale diffuso, spesso così rilevante da costituire un segno identificativo del paesaggio antropizzato. Nell’Italia centrale esistono numerosi contesti geomorfologici (laghi di origine vulcanica, polje carsici) che hanno reso necessaria, nel corso dei secoli, la realizzazione di emissari sotterranei per la regolazione dei livelli idrici di specchi d’acqua permanenti e/o temporanei. Tali interventi sono stati frequentemente progettati ed eseguiti per diverse finalità antropiche, quali - ma non solo - l’attività agricola, o per convogliare le risorse idriche verso insediamenti abitativi: gli Etruschi e poi i Romani, tra il VI sec. a.C. e il II d.C., scavarono imponenti gallerie per mezzo delle quali riuscirono a regimare numerosi bacini. Da alcuni anni la Commissione Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana si sta occupando della classificazione e censimento delle antiche opere idrauliche sotterranee, nell’ambito del Progetto “la Carta degli Antichi Acquedotti”, della quale si configura come naturale corollario il censimento delle altre opere idrauliche antiche, quali gli emissari dei laghi vulcanici o dei polje carsici dell’Italia centrale. In questa sede viene presentato l’elenco aggiornato delle strutture note e la bibliografia generale di riferimento fin qui acquisita. Vengono inoltre trattati in questo numero di Opera Ipogea, quali primi contributi di approfondimento, le opere relative ai Colli Albani ed alla Toscana rinviando a successive pubblicazioni la trattazione degli altri.
Gli antichi emissari artificiali dei bacini endoreici
PARISE, Mario
2012-01-01
Abstract
La presenza sul territorio italiano di opere idrauliche risalenti ad epoche passate costituisce un elemento di notevole importanza storica, che testimonia la capacità dell’uomo di adattarsi alle caratteristiche naturali dell’ambiente e l’abilità ingegneristica nel costruire opere di controllo del territorio. È un patrimonio culturale diffuso, spesso così rilevante da costituire un segno identificativo del paesaggio antropizzato. Nell’Italia centrale esistono numerosi contesti geomorfologici (laghi di origine vulcanica, polje carsici) che hanno reso necessaria, nel corso dei secoli, la realizzazione di emissari sotterranei per la regolazione dei livelli idrici di specchi d’acqua permanenti e/o temporanei. Tali interventi sono stati frequentemente progettati ed eseguiti per diverse finalità antropiche, quali - ma non solo - l’attività agricola, o per convogliare le risorse idriche verso insediamenti abitativi: gli Etruschi e poi i Romani, tra il VI sec. a.C. e il II d.C., scavarono imponenti gallerie per mezzo delle quali riuscirono a regimare numerosi bacini. Da alcuni anni la Commissione Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana si sta occupando della classificazione e censimento delle antiche opere idrauliche sotterranee, nell’ambito del Progetto “la Carta degli Antichi Acquedotti”, della quale si configura come naturale corollario il censimento delle altre opere idrauliche antiche, quali gli emissari dei laghi vulcanici o dei polje carsici dell’Italia centrale. In questa sede viene presentato l’elenco aggiornato delle strutture note e la bibliografia generale di riferimento fin qui acquisita. Vengono inoltre trattati in questo numero di Opera Ipogea, quali primi contributi di approfondimento, le opere relative ai Colli Albani ed alla Toscana rinviando a successive pubblicazioni la trattazione degli altri.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.