Sprofondamenti (sinkholes) di diversa tipologia e meccanismi d’innesco si verificano in tutto il mondo in rocce solubili, e rappresentano una delle peculiarità dei territori carsici. La loro analisi può essere affrontata da diversi punti di vista, a seconda dell’età del fenomeno, delle rocce coinvolte, della relazione con cavità naturali accessibili all’uomo, o con cavità antropiche, e così via. A prescindere dall’approccio, l’analisi degli sprofondamenti necessita di una dettagliata conoscenza dell’assetto geologico, che consenta di individuare le condizioni più probabilmente all’origine degli stessi. Il confronto di diverse aree di indagine può essere estremamente utile per l’individuazione dei principali fattori predisponenti e scatenanti; questi dati saranno poi utili per qualsiasi altro lavoro finalizzato alla definizione della suscettibilità e del rischio da sprofondamenti. Con questo scopo, sono state prese in considerazione due aree: la piana alluvionale del Fiume Ebro in Spagna, e la Penisola Salentina in Puglia, in Italia meridionale. Le due aree sono interessate da una frequente occorrenza di eventi di sprofondamento, sebbene in litologie diverse: evaporiti mioceniche in Spagna, e calcareniti plio-pleistoceniche in Italia. L’area di indagine in Spagna è ubicata nella porzione centrale del Bacino dell’Ebro, dove conglomerati alluvionali del Quaternario poggiano sulle evaporiti mioceniche (gesso e sali più solubili). La dissoluzione dei livelli del Terziario ha provocato la genesi di sprofondamenti da collasso della copertura e da suffosione. Sin dal 1970, quando estese aree carsiche sono state inglobate nell’area urbana, sono stati registrati costantemente ingenti danni, con perdite economiche conseguenti. Una caratteristica sorprendente in quest’area è la presenza di paleosinkholes verificatisi nel Pleistocene, che indicano processi carsici attivi in un contesto naturale, senza alcuna interferenza antropica. Il Salento è la porzione più meridionale della Puglia, il tacco dello stivale italiano, ed è un’area interamente carsica. Le calcareniti recenti, che poggiano sul substrato locale rappresentato dai calcari del Cretaceo e dai calcari marnosi del Miocene, sono interessate da molti fenomeni di sprofondamento, prevalentemente da collasso, collasso della copertura e da suffosione. Inoltre, diversi casi sono stati documentati negli ultimi anni, attribuiti ad attività estrattiva, con pesanti conseguenze in termini di perdite economiche per la società. Partendo dalla profonda conoscenza acquisita negli ultimi decenni, riguardo l’assetto geologico e geomorfologico delle due aree di indagine, presentiamo in questo lavoro un primo confronto dell’occorrenza degli sprofondamenti, con particolare riguardo alla frequenza e distribuzione, ai caratteri morfometrici, e alle relazioni con l’ambiente antropico. Quest’ultimo aspetto è di peculiare importanza, essendo strettamente connesso alla definizione del rischio totale. Sprofondamenti antichi e attuali sono analizzati e messi a confronto, in modo tale da definire gli eventuali cambiamenti nelle dimensioni dei fenomeni osservati, possibilmente legati ai cambiamenti climatici e/o alle interferenze umane.

Sviluppo ed evoluzione di sprofondamenti in rocce solubili: un confronto tra il carso coperto del Bacino dell’Ebro (Spagna) e la Penisola Salentina (Italia).

PARISE, Mario;
2013-01-01

Abstract

Sprofondamenti (sinkholes) di diversa tipologia e meccanismi d’innesco si verificano in tutto il mondo in rocce solubili, e rappresentano una delle peculiarità dei territori carsici. La loro analisi può essere affrontata da diversi punti di vista, a seconda dell’età del fenomeno, delle rocce coinvolte, della relazione con cavità naturali accessibili all’uomo, o con cavità antropiche, e così via. A prescindere dall’approccio, l’analisi degli sprofondamenti necessita di una dettagliata conoscenza dell’assetto geologico, che consenta di individuare le condizioni più probabilmente all’origine degli stessi. Il confronto di diverse aree di indagine può essere estremamente utile per l’individuazione dei principali fattori predisponenti e scatenanti; questi dati saranno poi utili per qualsiasi altro lavoro finalizzato alla definizione della suscettibilità e del rischio da sprofondamenti. Con questo scopo, sono state prese in considerazione due aree: la piana alluvionale del Fiume Ebro in Spagna, e la Penisola Salentina in Puglia, in Italia meridionale. Le due aree sono interessate da una frequente occorrenza di eventi di sprofondamento, sebbene in litologie diverse: evaporiti mioceniche in Spagna, e calcareniti plio-pleistoceniche in Italia. L’area di indagine in Spagna è ubicata nella porzione centrale del Bacino dell’Ebro, dove conglomerati alluvionali del Quaternario poggiano sulle evaporiti mioceniche (gesso e sali più solubili). La dissoluzione dei livelli del Terziario ha provocato la genesi di sprofondamenti da collasso della copertura e da suffosione. Sin dal 1970, quando estese aree carsiche sono state inglobate nell’area urbana, sono stati registrati costantemente ingenti danni, con perdite economiche conseguenti. Una caratteristica sorprendente in quest’area è la presenza di paleosinkholes verificatisi nel Pleistocene, che indicano processi carsici attivi in un contesto naturale, senza alcuna interferenza antropica. Il Salento è la porzione più meridionale della Puglia, il tacco dello stivale italiano, ed è un’area interamente carsica. Le calcareniti recenti, che poggiano sul substrato locale rappresentato dai calcari del Cretaceo e dai calcari marnosi del Miocene, sono interessate da molti fenomeni di sprofondamento, prevalentemente da collasso, collasso della copertura e da suffosione. Inoltre, diversi casi sono stati documentati negli ultimi anni, attribuiti ad attività estrattiva, con pesanti conseguenze in termini di perdite economiche per la società. Partendo dalla profonda conoscenza acquisita negli ultimi decenni, riguardo l’assetto geologico e geomorfologico delle due aree di indagine, presentiamo in questo lavoro un primo confronto dell’occorrenza degli sprofondamenti, con particolare riguardo alla frequenza e distribuzione, ai caratteri morfometrici, e alle relazioni con l’ambiente antropico. Quest’ultimo aspetto è di peculiare importanza, essendo strettamente connesso alla definizione del rischio totale. Sprofondamenti antichi e attuali sono analizzati e messi a confronto, in modo tale da definire gli eventuali cambiamenti nelle dimensioni dei fenomeni osservati, possibilmente legati ai cambiamenti climatici e/o alle interferenze umane.
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