Il volume che avete tra le mani (o il tablet sul quale state navigando, secondo l’ormai quotidiano uso di nuove tecnologie, difficilmente immaginabili così diffuse sino a pochi anni fa) contengono gli atti del XXII Congresso Nazionale di Speleologia, promosso ed organizzato dalla Società Speleologica Italiana, la Federazione Speleologica Campana ed il Gruppo Speleo Alpinistico Vallo di Diano, in accordo con la Fondazione MIdA e le amministrazioni comunali di Pertosa e Auletta (provincia di Salerno). Si tratta di oltre 600 pagine per il volume cartaceo, e di oltre 700 per la versione digitale, certamente un “peso” non da poco, che è il risultato dell’ottimo riscontro ricevuto come contributi, provenienti da tutte le zone d’Italia, e in parte dall’estero. Va infatti ricordato che la manifestazione è stata anche indicata dalla Federazione Speleologica Europea come Euro Speleo Forum 2015, ovvero momento di incontro per tutti i ricercatori e gli speleologi dell'area comunitaria. In totale gli atti comprendono un centinaio di contributi, derivanti dal lavoro di oltre 200 autori. Numeri impressionanti, o che almeno hanno impressionato noi del Comitato Organizzatore e del Comitato Scientifico. Sinceramente, non ci attendevamo una risposta così importante e numerosa dal mondo speleologico. Non perché questo non fosse attivo in esplorazioni e ricerche, ma a causa del momento particolare, caratterizzato da una prolungata crisi economica che in qualche maniera colpisce un po’ tutti e, in ambito scientifico, da un proliferare di eventi, congressi e manifestazioni che rendono difficile il garantire una partecipazione numerosa ad un evento congressuale di nicchia, quale può essere il Congresso Nazionale di Speleologia. Grazie quindi a tutti coloro che hanno contribuito, con un proprio lavoro, frutto di attività speleologica e/o di ricerca, a questi atti. Abbiamo scelto, andando “in direzione ostinata e contraria” rispetto a quasi tutti i congressi, di distribuire gli atti in occasione delle giornate congressuali. Ciò ha comportato malumori da parte di alcuni che non gradivano l’idea di scrivere un articolo con anticipo di qualche mese rispetto alla data del Congresso, o di altri che di malavoglia si sono dovuti allineare alle stringenti date da noi indicate come scadenze. Ma abbiamo preferito tali malumori all’inevitabile e, ahinoi, consueto ritardo con cui gli atti di congressi precedenti sono stati stampati, e poi distribuiti e divulgati. Anni di ritardo, con gli atti che ti arrivavano quando ormai avevi quasi perso memoria del congresso stesso. E’ stato un lavoro difficile, pesante, oneroso, gestito da poche persone. Non mi pare opportuno fare nomi in questa sede ma ringrazio di cuore e con affetto tutti coloro che in sede organizzativa e di gestione dei contributi pervenuti, nonchè dei contatti con gli autori, hanno dedicato una buona fetta del loro tempo libero al congresso, oltre a tutti quelli che hanno contribuito alla revisione dei lavori. Un ringraziamento particolare va ai membri del Comitato Scientifico, costituito esclusivamente da esperti speleologi, che, per i casi della vita, sono anche ricercatori o professori, o rappresentanti di pubbliche amministrazioni. Anche questa è stata una scelta, che si è dovuta scontrare con le pressioni di chi voleva “infilare” nel Comitato Scientifico nomi che con la speleologia non avevano e non hanno nulla a che fare. Abbiamo resistito alle pressioni, limitando il Comitato agli esperti del settore, come doveroso, così rifiutando le solite logiche che purtroppo caratterizzano costantemente il mondo della ricerca scientifica in Italia. Il XXII Congresso è stato da noi denominato “Condividere i dati”, ed essenzialmente finalizzato alla condivisione della conoscenza speleologica, ai fini della salvaguardia dei territori carsici e delle risorse naturali in essi contenute. Crediamo fermamente che la condivisione del dato, speleologico e non solo, sia fondamentale nel mondo odierno, in cui tutti corriamo velocissimamente dietro a un qualcosa che non raggiungiamo mai, e ci smarriamo, fino a entrare nel panico, se per caso ci troviamo in un luogo senza copertura internet e in cui non possiamo utilizzare WhatsApp… Condividere significa confrontarsi, mettere a disposizione la propria conoscenza, i propri dati, con altri; significa dare per ricevere, in uno scambio che fa crescere tutti. Vuol dire aprirsi verso l’esterno. Questa, in particolare, è divenuta una necessità per il mondo speleologico, troppo spesso eccessivamente autoreferenziale nel passato, e che oggi più che mai ha invece bisogno di mostrare all’esterno le sue attività, i risultati delle esplorazioni, le ricerche in ambito carsico e speleologico, i pensieri e le emozioni dell’andare in grotta. Parlando di condivisione, e di condivisione di tutto ciò che riguarda la speleologia, sottolineo la circostanza che nelle varie sessioni in cui è stato articolato il congresso non ve n’era (volutamente) una specifica sulle cavità artificiali. Anche questa è stata una scommessa, nel tentativo di rompere lo schema secondo il quale una cosa è la “vera” speleologia (quella in grotte naturali) e ben altra quella in cavità artificiali, da alcuni addirittura ritenuta un’attività “non speleologica”. Ebbene, eravamo convinti che di cavità artificiali si sarebbe potuto discutere su tutti gli argomenti delle sessioni, dalla Scienza, alla Comunicazione, alla Documentazione, ecc. E così è stato, come dimostra il dato numerico: un quinto dei lavori pubblicati riguarda le cavità artificiali, delle quali, pertanto, si sentirà molto parlare al Congresso … Come sede congressuale sono stati scelti, non a caso, i comuni di Pertosa ed Auletta. A cavallo del secolo scorso lo studioso Carucci fu il primo ad evidenziare le peculiarità della Grotta di Pertosa-Auletta, ancora oggi di estrema rilevanza nel panorama archeologico, antropologico e paleontologico nazionale. Da questa scintilla è scaturita, a partire dalle prime esplorazioni del 1924 sino a quelle dei giorni nostri, ancora in corso, una lunga e fruttuosa attività di conoscenza e ricerca che ha permesso di scoprire uno dei principali sistemi carsici a livello nazionale: il massiccio degli Alburni. Auspichiamo che il Congresso sia l’occasione giusta per chi, non conoscendo ancora gli Alburni, possa apprezzare questa magnifica area carsica, e gli scenari (in superficie e nel sottosuolo) che essa offre. Siamo in Italia meridionale, un settore poco “battuto” dai Congressi Nazionali nel passato. L’ultimo risale al 1987, a Castellana-Grotte; parliamo di circa 30 anni fa… Non si tratta di tanto tempo, ma sembra un’eternità, se lo rapportiamo a come il mondo è nel frattempo cambiato, a come la stessa speleologia si è evoluta, sia tecnicamente che organizzativamente. Si corre sempre di più, in tutti i campi; la lentezza, purtroppo, è diventata sinonimo di arretratezza, anziché, come dovrebbe a mio avviso, di reale apprezzamento di ciò che si vive (lento è bello, perché fa vivere appieno le emozioni, i sentimenti, ciò che accade a noi e intorno a noi). Siamo in Italia meridionale, dicevo. E questo congresso vede anche un esponente della speleologia meridionale come presidente della SSI. Campanilismi a parte (essendo meridionale anche io; anzi, napoletano), mi sembra un buon segno, che indica che tutta l’Italia ha qualcosa da dire, da dare, e da condividere in ambito speleologico; si tratta, insomma, di un riconoscimento alle attività svolte dai gruppi meridionali nelle ultime decadi. Chiudo augurandovi buona lettura di questi atti, e buon congresso, sperando che il lavoro profuso in questi mesi possa essere da ciascun partecipante apprezzato nelle giornate che ci apprestiamo a vivere insieme sui Monti Alburni.

Prefazione

PARISE, Mario
2015-01-01

Abstract

Il volume che avete tra le mani (o il tablet sul quale state navigando, secondo l’ormai quotidiano uso di nuove tecnologie, difficilmente immaginabili così diffuse sino a pochi anni fa) contengono gli atti del XXII Congresso Nazionale di Speleologia, promosso ed organizzato dalla Società Speleologica Italiana, la Federazione Speleologica Campana ed il Gruppo Speleo Alpinistico Vallo di Diano, in accordo con la Fondazione MIdA e le amministrazioni comunali di Pertosa e Auletta (provincia di Salerno). Si tratta di oltre 600 pagine per il volume cartaceo, e di oltre 700 per la versione digitale, certamente un “peso” non da poco, che è il risultato dell’ottimo riscontro ricevuto come contributi, provenienti da tutte le zone d’Italia, e in parte dall’estero. Va infatti ricordato che la manifestazione è stata anche indicata dalla Federazione Speleologica Europea come Euro Speleo Forum 2015, ovvero momento di incontro per tutti i ricercatori e gli speleologi dell'area comunitaria. In totale gli atti comprendono un centinaio di contributi, derivanti dal lavoro di oltre 200 autori. Numeri impressionanti, o che almeno hanno impressionato noi del Comitato Organizzatore e del Comitato Scientifico. Sinceramente, non ci attendevamo una risposta così importante e numerosa dal mondo speleologico. Non perché questo non fosse attivo in esplorazioni e ricerche, ma a causa del momento particolare, caratterizzato da una prolungata crisi economica che in qualche maniera colpisce un po’ tutti e, in ambito scientifico, da un proliferare di eventi, congressi e manifestazioni che rendono difficile il garantire una partecipazione numerosa ad un evento congressuale di nicchia, quale può essere il Congresso Nazionale di Speleologia. Grazie quindi a tutti coloro che hanno contribuito, con un proprio lavoro, frutto di attività speleologica e/o di ricerca, a questi atti. Abbiamo scelto, andando “in direzione ostinata e contraria” rispetto a quasi tutti i congressi, di distribuire gli atti in occasione delle giornate congressuali. Ciò ha comportato malumori da parte di alcuni che non gradivano l’idea di scrivere un articolo con anticipo di qualche mese rispetto alla data del Congresso, o di altri che di malavoglia si sono dovuti allineare alle stringenti date da noi indicate come scadenze. Ma abbiamo preferito tali malumori all’inevitabile e, ahinoi, consueto ritardo con cui gli atti di congressi precedenti sono stati stampati, e poi distribuiti e divulgati. Anni di ritardo, con gli atti che ti arrivavano quando ormai avevi quasi perso memoria del congresso stesso. E’ stato un lavoro difficile, pesante, oneroso, gestito da poche persone. Non mi pare opportuno fare nomi in questa sede ma ringrazio di cuore e con affetto tutti coloro che in sede organizzativa e di gestione dei contributi pervenuti, nonchè dei contatti con gli autori, hanno dedicato una buona fetta del loro tempo libero al congresso, oltre a tutti quelli che hanno contribuito alla revisione dei lavori. Un ringraziamento particolare va ai membri del Comitato Scientifico, costituito esclusivamente da esperti speleologi, che, per i casi della vita, sono anche ricercatori o professori, o rappresentanti di pubbliche amministrazioni. Anche questa è stata una scelta, che si è dovuta scontrare con le pressioni di chi voleva “infilare” nel Comitato Scientifico nomi che con la speleologia non avevano e non hanno nulla a che fare. Abbiamo resistito alle pressioni, limitando il Comitato agli esperti del settore, come doveroso, così rifiutando le solite logiche che purtroppo caratterizzano costantemente il mondo della ricerca scientifica in Italia. Il XXII Congresso è stato da noi denominato “Condividere i dati”, ed essenzialmente finalizzato alla condivisione della conoscenza speleologica, ai fini della salvaguardia dei territori carsici e delle risorse naturali in essi contenute. Crediamo fermamente che la condivisione del dato, speleologico e non solo, sia fondamentale nel mondo odierno, in cui tutti corriamo velocissimamente dietro a un qualcosa che non raggiungiamo mai, e ci smarriamo, fino a entrare nel panico, se per caso ci troviamo in un luogo senza copertura internet e in cui non possiamo utilizzare WhatsApp… Condividere significa confrontarsi, mettere a disposizione la propria conoscenza, i propri dati, con altri; significa dare per ricevere, in uno scambio che fa crescere tutti. Vuol dire aprirsi verso l’esterno. Questa, in particolare, è divenuta una necessità per il mondo speleologico, troppo spesso eccessivamente autoreferenziale nel passato, e che oggi più che mai ha invece bisogno di mostrare all’esterno le sue attività, i risultati delle esplorazioni, le ricerche in ambito carsico e speleologico, i pensieri e le emozioni dell’andare in grotta. Parlando di condivisione, e di condivisione di tutto ciò che riguarda la speleologia, sottolineo la circostanza che nelle varie sessioni in cui è stato articolato il congresso non ve n’era (volutamente) una specifica sulle cavità artificiali. Anche questa è stata una scommessa, nel tentativo di rompere lo schema secondo il quale una cosa è la “vera” speleologia (quella in grotte naturali) e ben altra quella in cavità artificiali, da alcuni addirittura ritenuta un’attività “non speleologica”. Ebbene, eravamo convinti che di cavità artificiali si sarebbe potuto discutere su tutti gli argomenti delle sessioni, dalla Scienza, alla Comunicazione, alla Documentazione, ecc. E così è stato, come dimostra il dato numerico: un quinto dei lavori pubblicati riguarda le cavità artificiali, delle quali, pertanto, si sentirà molto parlare al Congresso … Come sede congressuale sono stati scelti, non a caso, i comuni di Pertosa ed Auletta. A cavallo del secolo scorso lo studioso Carucci fu il primo ad evidenziare le peculiarità della Grotta di Pertosa-Auletta, ancora oggi di estrema rilevanza nel panorama archeologico, antropologico e paleontologico nazionale. Da questa scintilla è scaturita, a partire dalle prime esplorazioni del 1924 sino a quelle dei giorni nostri, ancora in corso, una lunga e fruttuosa attività di conoscenza e ricerca che ha permesso di scoprire uno dei principali sistemi carsici a livello nazionale: il massiccio degli Alburni. Auspichiamo che il Congresso sia l’occasione giusta per chi, non conoscendo ancora gli Alburni, possa apprezzare questa magnifica area carsica, e gli scenari (in superficie e nel sottosuolo) che essa offre. Siamo in Italia meridionale, un settore poco “battuto” dai Congressi Nazionali nel passato. L’ultimo risale al 1987, a Castellana-Grotte; parliamo di circa 30 anni fa… Non si tratta di tanto tempo, ma sembra un’eternità, se lo rapportiamo a come il mondo è nel frattempo cambiato, a come la stessa speleologia si è evoluta, sia tecnicamente che organizzativamente. Si corre sempre di più, in tutti i campi; la lentezza, purtroppo, è diventata sinonimo di arretratezza, anziché, come dovrebbe a mio avviso, di reale apprezzamento di ciò che si vive (lento è bello, perché fa vivere appieno le emozioni, i sentimenti, ciò che accade a noi e intorno a noi). Siamo in Italia meridionale, dicevo. E questo congresso vede anche un esponente della speleologia meridionale come presidente della SSI. Campanilismi a parte (essendo meridionale anche io; anzi, napoletano), mi sembra un buon segno, che indica che tutta l’Italia ha qualcosa da dire, da dare, e da condividere in ambito speleologico; si tratta, insomma, di un riconoscimento alle attività svolte dai gruppi meridionali nelle ultime decadi. Chiudo augurandovi buona lettura di questi atti, e buon congresso, sperando che il lavoro profuso in questi mesi possa essere da ciascun partecipante apprezzato nelle giornate che ci apprestiamo a vivere insieme sui Monti Alburni.
2015
978-88-89897-11-9
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