Dopo l’8 settembre 1943, Pier Luigi Romita aderì al Partito socialista italiano di unità proletaria, costituito nella clandestinità sotto la guida anche del padre Giuseppe. Partecipò alla Resistenza, nella brigata «Matteotti» che operava sulle colline di Albano Laziale, e fu insignito della croce di guerra. Dopo la Liberazione e la nascita della Repubblica, guardò con favore alla scissione di palazzo Barberini, nel 1947, e alla nascita del Partito socialista dei lavoratori italiani di Saragat, al quale attribuì sempre il merito di affermare «la inscindibilità del socialismo dalla libertà e dalla democrazia». Nel 1952, Romita partecipò alla fondazione del Partito socialista democratico italiano, nelle fila della sinistra socialdemocratica. In seguito alla morte del padre, fu eletto, nel 1958, deputato del Psdi nel collegio di Cuneo-Alessandria-Asti. Fu eletto al Parlamento europeo, nel 1984 e 1989, optando, in entrambi i casi, per gli incarichi governativi in Italia. Consigliere comunale a Tortona, Alessandria e Torino, dimostrò sempre grande attenzione per il suo collegio elettorale e per il Piemonte: favorì la ristrutturazione delle residenze sabaude, l’ammodernamento della rete dell’acquedotto del Monferrato, nelle province di Torino, Asti e Alessandria, e la realizzazione dell’autostrada A26. Nei primi anni Sessanta, con la nascita del centro-sinistra «organico» di Moro, Romita salutò con favore l’ingresso del Partito socialista italiano nell’area di governo ed il suo contestuale allontanamento dai comunisti. Atlantista convinto, Romita credeva nella distensione internazionale, nel disarmo e nella possibilità di superare la contrapposizione fra i blocchi attraverso la mediazione. Da europeista della prima ora, sostenne l’elezione diretta a suffragio universale del Parlamento europeo.

Romita Pier Luigi

DONNO, Michele
2017-01-01

Abstract

Dopo l’8 settembre 1943, Pier Luigi Romita aderì al Partito socialista italiano di unità proletaria, costituito nella clandestinità sotto la guida anche del padre Giuseppe. Partecipò alla Resistenza, nella brigata «Matteotti» che operava sulle colline di Albano Laziale, e fu insignito della croce di guerra. Dopo la Liberazione e la nascita della Repubblica, guardò con favore alla scissione di palazzo Barberini, nel 1947, e alla nascita del Partito socialista dei lavoratori italiani di Saragat, al quale attribuì sempre il merito di affermare «la inscindibilità del socialismo dalla libertà e dalla democrazia». Nel 1952, Romita partecipò alla fondazione del Partito socialista democratico italiano, nelle fila della sinistra socialdemocratica. In seguito alla morte del padre, fu eletto, nel 1958, deputato del Psdi nel collegio di Cuneo-Alessandria-Asti. Fu eletto al Parlamento europeo, nel 1984 e 1989, optando, in entrambi i casi, per gli incarichi governativi in Italia. Consigliere comunale a Tortona, Alessandria e Torino, dimostrò sempre grande attenzione per il suo collegio elettorale e per il Piemonte: favorì la ristrutturazione delle residenze sabaude, l’ammodernamento della rete dell’acquedotto del Monferrato, nelle province di Torino, Asti e Alessandria, e la realizzazione dell’autostrada A26. Nei primi anni Sessanta, con la nascita del centro-sinistra «organico» di Moro, Romita salutò con favore l’ingresso del Partito socialista italiano nell’area di governo ed il suo contestuale allontanamento dai comunisti. Atlantista convinto, Romita credeva nella distensione internazionale, nel disarmo e nella possibilità di superare la contrapposizione fra i blocchi attraverso la mediazione. Da europeista della prima ora, sostenne l’elezione diretta a suffragio universale del Parlamento europeo.
2017
9788812000326
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