Al congresso nazionale del Psi del 1922, Giuseppe Romita si schierò contro i massimalisti, ma non riuscì ad evitare la fuoriuscita dei riformisti che diedero vita al Partito socialista unitario; confermò la sua adesione al Psi e nel congresso del 1923 difese l’autonomismo socialista, chiedendo una maggiore e più libera dialettica interna. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, Romita partecipò alla ricostituzione, nel 1942, del Psi, di cui divenne segretario; suo punto di riferimento fu il Centro estero di Silone, legato a posizioni riformiste, internazionaliste e pacifiste. Dopo il 25 luglio 1943, firmò il patto di unità d’azione con il Partito comunista italiano; subito dopo, il Psi si fuse con il Movimento di unità proletaria di Basso, dando vita al Partito socialista di unità proletaria. Romita entrò nella direzione del nuovo partito e, dopo l’armistizio dell’8 settembre, rappresentò il Psiup nel Comitato di liberazione nazionale. Nel dicembre 1945, nel nuovo governo De Gasperi, Romita fu nominato ministro dell’Interno. A capo di una struttura in gran parte ancora fedele alla monarchia, fu il principale responsabile del referendum istituzionale del 2 giugno 1946: mantenne l’ordine pubblico durante la campagna elettorale, respinse la richiesta monarchica di rinvio della consultazione referendaria e indisse, nella primavera del 1946, le elezioni amministrative in quei centri del settentrione dove – come ebbe successivamente ad affermare – era prevedibile un successo dei partiti «repubblicani». La battuta d’arresto dei partiti democratici alle elezioni amministrative del 1952 pose un problema di stabilità per la maggioranza governativa. Si temeva che nelle successive elezioni politiche del 1953 avrebbero prevalso le forze estreme. Per questa ragione, Romita, nonostante avesse per lungo tempo sostenuto un sistema proporzionale corretto, appoggiò Saragat e si dichiarò favorevole alla riforma elettorale – la cosiddetta «legge truffa» – con l’introduzione di un premio di maggioranza. Le sue iniziative, con il piano autostradale e quello per le case popolari, la costruzione di acquedotti e il rafforzamento del sistema portuale furono determinanti per l’avvio del «miracolo economico italiano».
Romita Giuseppe
DONNO, Michele
2017-01-01
Abstract
Al congresso nazionale del Psi del 1922, Giuseppe Romita si schierò contro i massimalisti, ma non riuscì ad evitare la fuoriuscita dei riformisti che diedero vita al Partito socialista unitario; confermò la sua adesione al Psi e nel congresso del 1923 difese l’autonomismo socialista, chiedendo una maggiore e più libera dialettica interna. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, Romita partecipò alla ricostituzione, nel 1942, del Psi, di cui divenne segretario; suo punto di riferimento fu il Centro estero di Silone, legato a posizioni riformiste, internazionaliste e pacifiste. Dopo il 25 luglio 1943, firmò il patto di unità d’azione con il Partito comunista italiano; subito dopo, il Psi si fuse con il Movimento di unità proletaria di Basso, dando vita al Partito socialista di unità proletaria. Romita entrò nella direzione del nuovo partito e, dopo l’armistizio dell’8 settembre, rappresentò il Psiup nel Comitato di liberazione nazionale. Nel dicembre 1945, nel nuovo governo De Gasperi, Romita fu nominato ministro dell’Interno. A capo di una struttura in gran parte ancora fedele alla monarchia, fu il principale responsabile del referendum istituzionale del 2 giugno 1946: mantenne l’ordine pubblico durante la campagna elettorale, respinse la richiesta monarchica di rinvio della consultazione referendaria e indisse, nella primavera del 1946, le elezioni amministrative in quei centri del settentrione dove – come ebbe successivamente ad affermare – era prevedibile un successo dei partiti «repubblicani». La battuta d’arresto dei partiti democratici alle elezioni amministrative del 1952 pose un problema di stabilità per la maggioranza governativa. Si temeva che nelle successive elezioni politiche del 1953 avrebbero prevalso le forze estreme. Per questa ragione, Romita, nonostante avesse per lungo tempo sostenuto un sistema proporzionale corretto, appoggiò Saragat e si dichiarò favorevole alla riforma elettorale – la cosiddetta «legge truffa» – con l’introduzione di un premio di maggioranza. Le sue iniziative, con il piano autostradale e quello per le case popolari, la costruzione di acquedotti e il rafforzamento del sistema portuale furono determinanti per l’avvio del «miracolo economico italiano».File | Dimensione | Formato | |
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