La lettura può essere considerata un’abilità complessa che risulta forse riduttivo collocare in via esclusiva tra le abilità cosiddette “passive” (dove l’aggettivo “passive” non indica una acquisizione non partecipe delle abilità linguistiche, ma intende piuttosto riferirsi alle funzioni di un’area convenzionalmente definita ricettiva, pur prevedendo elaborazioni attive). Leggere, così come ascoltare, è difatti un’abilità che esige un impegno cognitivo di ampio rilievo, peculiare, in un certo senso, rispetto a quello richiesto dal parlare o dallo scrivere: chi parla o scrive, difatti, si può dire sia un utente selettivo della lingua, dal momento che può scegliere quale argomento trattare, quali strutture linguistiche adoperare (e con quale frequenza) e quali evitare. Chi invece ascolta o legge è in un certo senso assoggettato alle scelte linguistiche dell’emittente, che deve impegnarsi a decodificare, comprendere, rielaborare, trasformare in produzione linguistica (sottoforma di reazione/risposta). In quanto abilità che combina una serie di sottoabilità di ricezione, decodifica e comprensione, la lettura non può considerarsi scissa neanche da alcuni altri aspetti più tecnici e allo stesso tempo soggettivi (velocità e stile, ad esempio) e vanta un esplicito ed ineludibile collegamento con il processo di apprendimento linguistico. Collocata come interna ed intrinseca a questo processo, la lettura può essere dunque considerata un’attività globale e sistemica, che può favorire la creazione di una sinergia dinamica tra le varie aree intellettive e cerebrali preposte allo sviluppo delle abilità linguistiche. Questa sinergia subisce a sua volta l’influenza delle differenti motivazioni che possono incentivare un processo di lettura: si legge per verificare informazioni, per approfondire conoscenze di cui si è già in possesso, per apprendere nuovi concetti, per ragioni edonistiche o ricreative. E alla varietà più o meno ampia di ragioni che sottendono alla lettura corrispondono, come in parte già osservato, i differenti modi della lettura: globale, selettivo, analitico, ‘veloce’. Queste considerazioni suggeriscono come l’uso della lettura quale strumento di insegnamento di una lingua seconda o straniera comporti per il docente uno sforzo molteplice, che spazia dalla scelta dei testi da proporre alla eventuale messa in atto di procedure di semplificazione, riduzione linguistica o rielaborazione (ancora piuttosto frequenti almeno nei primi stadi di apprendimento), sino alla individuazione dei differenti stili di lettura che gioco forza convivono nelle classi di apprendenti, per quanto omogenee esse possano presentarsi. Ciò nonostante, lo sviluppo di una reading literacy ai livelli consentiti in un contesto di apprendimento linguistico di L2 o LS può rappresentare un utile strumento di rinforzo dei contenuti già presenti, e insieme di acquisizione di forme linguistiche (e di elementi culturali) nuovi per i discenti. Ciò premesso, l’intervento si propone di svolgere una illustrazione il più possibile significativa delle caratteristiche attribuite e del ruolo riconosciuto attualmente all’abilità di lettura nelle sedi istituzionali; e successivamente di condividere alcuni primi spunti di riflessione sulla “usability” di questo strumento nell’insegnamento linguistico, anche – ove possibile- con riferimento all’osservazione di esperienze didattiche già svolte, particolarmente nell’ambito dell’italiano.

Reading literacy e didattica della lettura: un 'nuovo' language skill al servizio dell'insegnante (?)

ABBATICCHIO, ROSSELLA
2017-01-01

Abstract

La lettura può essere considerata un’abilità complessa che risulta forse riduttivo collocare in via esclusiva tra le abilità cosiddette “passive” (dove l’aggettivo “passive” non indica una acquisizione non partecipe delle abilità linguistiche, ma intende piuttosto riferirsi alle funzioni di un’area convenzionalmente definita ricettiva, pur prevedendo elaborazioni attive). Leggere, così come ascoltare, è difatti un’abilità che esige un impegno cognitivo di ampio rilievo, peculiare, in un certo senso, rispetto a quello richiesto dal parlare o dallo scrivere: chi parla o scrive, difatti, si può dire sia un utente selettivo della lingua, dal momento che può scegliere quale argomento trattare, quali strutture linguistiche adoperare (e con quale frequenza) e quali evitare. Chi invece ascolta o legge è in un certo senso assoggettato alle scelte linguistiche dell’emittente, che deve impegnarsi a decodificare, comprendere, rielaborare, trasformare in produzione linguistica (sottoforma di reazione/risposta). In quanto abilità che combina una serie di sottoabilità di ricezione, decodifica e comprensione, la lettura non può considerarsi scissa neanche da alcuni altri aspetti più tecnici e allo stesso tempo soggettivi (velocità e stile, ad esempio) e vanta un esplicito ed ineludibile collegamento con il processo di apprendimento linguistico. Collocata come interna ed intrinseca a questo processo, la lettura può essere dunque considerata un’attività globale e sistemica, che può favorire la creazione di una sinergia dinamica tra le varie aree intellettive e cerebrali preposte allo sviluppo delle abilità linguistiche. Questa sinergia subisce a sua volta l’influenza delle differenti motivazioni che possono incentivare un processo di lettura: si legge per verificare informazioni, per approfondire conoscenze di cui si è già in possesso, per apprendere nuovi concetti, per ragioni edonistiche o ricreative. E alla varietà più o meno ampia di ragioni che sottendono alla lettura corrispondono, come in parte già osservato, i differenti modi della lettura: globale, selettivo, analitico, ‘veloce’. Queste considerazioni suggeriscono come l’uso della lettura quale strumento di insegnamento di una lingua seconda o straniera comporti per il docente uno sforzo molteplice, che spazia dalla scelta dei testi da proporre alla eventuale messa in atto di procedure di semplificazione, riduzione linguistica o rielaborazione (ancora piuttosto frequenti almeno nei primi stadi di apprendimento), sino alla individuazione dei differenti stili di lettura che gioco forza convivono nelle classi di apprendenti, per quanto omogenee esse possano presentarsi. Ciò nonostante, lo sviluppo di una reading literacy ai livelli consentiti in un contesto di apprendimento linguistico di L2 o LS può rappresentare un utile strumento di rinforzo dei contenuti già presenti, e insieme di acquisizione di forme linguistiche (e di elementi culturali) nuovi per i discenti. Ciò premesso, l’intervento si propone di svolgere una illustrazione il più possibile significativa delle caratteristiche attribuite e del ruolo riconosciuto attualmente all’abilità di lettura nelle sedi istituzionali; e successivamente di condividere alcuni primi spunti di riflessione sulla “usability” di questo strumento nell’insegnamento linguistico, anche – ove possibile- con riferimento all’osservazione di esperienze didattiche già svolte, particolarmente nell’ambito dell’italiano.
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