Nel presente saggio si cerca di ripercorrere la “parabola” dello Stato liberale. Non si tratta di esprimere una valutazione retrospettiva di un idealtipo che avrebbe fatto il suo tempo, ma di giungere ad una più corretta percezione di correnti di pensiero, di istituzioni, di atti e di fatti giuridici, politici e socio-economici pregressi che possano rendere, in maniera prospettica, più agevole la comprensione di quelli odierni. In un certo senso, si può ritenere che l’analisi di tale esperienza passata rappresenti un inizio di soluzione ai problemi presenti, consentendo, quantomeno a chi crede nella funzione ammaestratrice della storia, di orientare meglio le scelte di azione futura. Oggi, infatti, lo scenario globale presenta molti tratti in comune con il modello liberale, sul quale si innestano gli ulteriori elementi della delocalizzazione produttiva, della finanziarizzazione dell’economia, della privatizzazione a tutto campo e, in ultima analisi, della concorrenza, non solo senza (troppe) regole, ma anche senza frontiere. La stessa crisi economica planetaria, a prescindere da alcune innegabili differenze, ma, tutto sommato, secondarie, perlomeno ai nostri fini, sembra avere lo stesso movente di fondo, vale a dire quello squilibrio, tra capacità produttiva dei “padroni dell’economia” e possibilità di consumo di famiglie e lavoratori tipico delle crisi che misero ripetutamente in ginocchio il vecchio ordine borghese, portando all’affermazione del Welfare State. Né deve risultare consolatorio il fatto che la recessione non si sia tramutata, come negli anni Trenta del secolo scorso, in vera e propria depressione. Infatti, la “democrazia liberale”, continuando a lasciare troppo agio a comitati d’affari, organismi tecnocratici e gruppi di pressione capitalistici, si sta rivelando ancora una volta troppo fragile per essere in grado di governare efficacemente l’economia.

This essay attempts to trace the "parable" of the Liberal State. It is not a matter of expressing a retrospective evaluation of an ideal model that would have had its day, but of arriving at a more accurate perception of the past in terms of currents of thought, institutions, legal, political and socio-economic acts and facts. Prospectively, such improved perception can make the current situation easier to understand. In a sense, it can be assumed that the analysis of past experiences represents the beginning of a solution to the problems of the present, allowing better choices for future action, at least to those who believe in the teaching function of history. Today, in fact, the global context has many features in common with the Liberal State, on which are grafted the further elements of relocation of production, financing of the economy, acrossthe-board privatization and, ultimately, competition, not only without (too many) rules, but also without frontiers. Apart from some undeniable differences, which all in all are secondary at least for our purposes, even the global economic crisis seems to present the same underlying motive, namely the imbalance between production capacity of the "masters of the economy" and consumption possibilities of families and workers, typical of the crises that repeatedly devastated the old bourgeois order, thus leading to the affirmation of the Welfare State. The fact that the recession has not turned into real depression, as in the thirties of the last century, should not be considered comforting. Indeed, by continuing to allow much ease for business committees, technocratic organizations and capitalist pressure groups, the “liberal democracy” is proving once again too fragile to be able to effectively govern the economy

La parabola dello Stato liberale e il monito della storia

TEOTONICO, VITTORIO
2015-01-01

Abstract

Nel presente saggio si cerca di ripercorrere la “parabola” dello Stato liberale. Non si tratta di esprimere una valutazione retrospettiva di un idealtipo che avrebbe fatto il suo tempo, ma di giungere ad una più corretta percezione di correnti di pensiero, di istituzioni, di atti e di fatti giuridici, politici e socio-economici pregressi che possano rendere, in maniera prospettica, più agevole la comprensione di quelli odierni. In un certo senso, si può ritenere che l’analisi di tale esperienza passata rappresenti un inizio di soluzione ai problemi presenti, consentendo, quantomeno a chi crede nella funzione ammaestratrice della storia, di orientare meglio le scelte di azione futura. Oggi, infatti, lo scenario globale presenta molti tratti in comune con il modello liberale, sul quale si innestano gli ulteriori elementi della delocalizzazione produttiva, della finanziarizzazione dell’economia, della privatizzazione a tutto campo e, in ultima analisi, della concorrenza, non solo senza (troppe) regole, ma anche senza frontiere. La stessa crisi economica planetaria, a prescindere da alcune innegabili differenze, ma, tutto sommato, secondarie, perlomeno ai nostri fini, sembra avere lo stesso movente di fondo, vale a dire quello squilibrio, tra capacità produttiva dei “padroni dell’economia” e possibilità di consumo di famiglie e lavoratori tipico delle crisi che misero ripetutamente in ginocchio il vecchio ordine borghese, portando all’affermazione del Welfare State. Né deve risultare consolatorio il fatto che la recessione non si sia tramutata, come negli anni Trenta del secolo scorso, in vera e propria depressione. Infatti, la “democrazia liberale”, continuando a lasciare troppo agio a comitati d’affari, organismi tecnocratici e gruppi di pressione capitalistici, si sta rivelando ancora una volta troppo fragile per essere in grado di governare efficacemente l’economia.
2015
9788866114529
This essay attempts to trace the "parable" of the Liberal State. It is not a matter of expressing a retrospective evaluation of an ideal model that would have had its day, but of arriving at a more accurate perception of the past in terms of currents of thought, institutions, legal, political and socio-economic acts and facts. Prospectively, such improved perception can make the current situation easier to understand. In a sense, it can be assumed that the analysis of past experiences represents the beginning of a solution to the problems of the present, allowing better choices for future action, at least to those who believe in the teaching function of history. Today, in fact, the global context has many features in common with the Liberal State, on which are grafted the further elements of relocation of production, financing of the economy, acrossthe-board privatization and, ultimately, competition, not only without (too many) rules, but also without frontiers. Apart from some undeniable differences, which all in all are secondary at least for our purposes, even the global economic crisis seems to present the same underlying motive, namely the imbalance between production capacity of the "masters of the economy" and consumption possibilities of families and workers, typical of the crises that repeatedly devastated the old bourgeois order, thus leading to the affirmation of the Welfare State. The fact that the recession has not turned into real depression, as in the thirties of the last century, should not be considered comforting. Indeed, by continuing to allow much ease for business committees, technocratic organizations and capitalist pressure groups, the “liberal democracy” is proving once again too fragile to be able to effectively govern the economy
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